2012-04

Aggiornamento sulle malattie sessualmente trasmesse e HIV

Revisione scientifica: Prof. Dott. Riccardo Vaccari, Specialista in Andrologia, Urologia e Chirurgia

Autori: Allana J. Sucher, PharmD, BCPS, Associate Professor of Pharmacy Practice, Regis University School of Pharmacy, Denver, Colorado; Lisa D. Inge, PharmD, BCPS, AAHIVE, Assistant Director, Jacksonville Campus, Clinical Associate Professor of Pharmacotherapy & Translational Research, University of Florida, College of Pharmacy, Shands Jacksonville Medical Center, Jacksonville, Florida; Brandon J. Sucher, PharmD, CDE, AE-C, Associate Professor of Pharmacy Practice, Regis University School of Pharmacy, Denver, Colorado

Scopo dell’attività:

Fornire ai farmacisti le conoscenze necessarie per gestire in modo appropriato i pazienti affetti da malattie sessualmente trasmesse (MST), compreso il virus dell’immunodeficienza umana (HIV, Human Immunodeficiency Virus).

Executive summary

In Italia, secondo le stime dell'Istituto Superiore di Sanità presso cui è attivo dal 1991 un Sistema di Sorveglianza Sentinella, sono oltre 200.000 ogni anno le visite specialistiche effettuate per un sospetto di malattia sessualmente trasmessa.

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le MST hanno una incidenza annua di 333 milioni di casi escludendo l’AIDS.

La Sifilide conosciuta anche come Lue è un’infezione a contagio sessuale. È causata da un batterio il Treponema pallidum; si manifesta con una lesione cutanea chiamata sifiloma, come un’ulcera pruriginosa; nell’uomo la localizzazione  è al pene o nella zona  anale, nella donna al collo dell’utero. La Sifilide era molto comune in Europa nel passato poi diminuì con l’utilizzo degli antibiotici. Dal 2000 i casi di Sifilide sono aumentati soprattutto tra le persone omosessuali e le donne dell’Est europeo presenti in Italia.

La Tricomoniasi, causata da un protozoo, il Trichomonas vaginalis, è considerata la malattia a trasmissione sessuale più comune e colpisce soprattutto le donne giovani sessualmente attive.

Se non viene adeguatamente trattata, la gonorrea può portare a epididimite o infertilità negli uomini e malattia infiammatoria pelvica, infertilità o gravidanza extrauterina nelle donne. La gonorrea può inoltre diffondersi al sangue e produrre manifestazioni a livello articolare sia nelle donne che negli uomini.

L’infezione genitale da Chlamydia presenta la prevalenza maggiore nei soggetti con età pari o inferiore ai 25 anni. La Chlamydia, comune sia negli uomini sia nelle donne, in molti casi è silente. Conseguenze: nell’uomo ingrossamento della prostata e infertilità; nella donna può causare problemi tubarici ed infertilità tubarica.

L’Herpes genitale è il risultato di due tipi di infezioni virali, quelle associate all’Herpes simplex virus di tipo 1 (HSV-1) e quelle associate all’Herpes simplex virus di tipo 2 (HSV-2). I sintomi comprendono lesioni dolorose tipo bolle , ulcerative e pruriginose, dolore durante la minzione e perdite vaginali o uretrali. Il virus rimane presente nel corpo per tutta la vita e anche senza soffrire di sintomi si può trasmettere la malattia ad altre persone. Un vaccino è allo studio ma per il momento non è ancora stata dimostrata la sua efficacia.

Esistono oltre 100 tipi di papilloma virus umano (HPV, Human Papillomavirus). I tipi di HPV 16 e 18 sono considerati ad alto rischio perché causano il 70% dei casi di cancro della cervice uterina e sono inoltre associati al cancro all’ano, alla vagina, alla vulva e al pene.

I dati riportati dal sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che nel 2010 sono stati diagnosticati 5,5 nuovi casi di HIV-positività ogni 100.000 residenti in Italia.

Obiettivi formativi:

Dopo aver completato la seguente monografia di aggiornamento, il Farmacista dovrebbe essere in grado di:

  • discutere le strategie per prevenire il diffondersi delle MST, compreso il virus dell’immunodeficienza umana (HIV);
  • identificare le eziologie più comuni delle MST;
  • riconoscere la presentazione clinica delle MST;
  • conoscere l’agente antimicrobico più appropriato per il trattamento delle MST, compresa la terapia antiretrovirale per l’HIV;
  • offrire il giusto counseling  a pazienti in trattamento per MST.

Le malattie sessualmente trasmesse (MST) sono causate da una varietà di patogeni che si diffondono tramite rapporto sessuale. Le MST restano una delle principali sfide in ambito clinico, come confermato dai CDC (Centers for Disease Control and Prevention), che stimano che 19 milioni di nuove infezioni hanno ogni anno origine da malattie sessualmente trasmissibili, con un costo per il servizio sanitario degli Stati Uniti pari a 16 miliardi di dollari all’anno1. Recentemente, sono state aggiornate le linee guida per il trattamento delle MST e del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) negli adolescenti e negli adulti2,3 e su di esse si concentrerà il presente articolo, rivedendo l’eziologia, le strategie diagnostiche e le opzioni terapeutiche attualmente in atto per la gestione di sifilide, tricomoniasi, gonorrea, clamidia, herpes genitale, papilloma virus umano (HPV, Human PapillomaVirus) e HIV.

 

Prevenzione

Secondo i CDC, il modo migliore per evitare le MST è astenersi da qualsiasi attività sessuale orale, vaginale e anale, o intraprendere una relazione monogama a lungo termine con un partner sano. I soggetti che desiderano iniziare una relazione stabile con un solo partner dovrebbero prendere in considerazione uno screening per le MST prima di qualsiasi attività sessuale. Sebbene l’uso costante e corretto dei preservativi in lattice sia importante, questi non offrono una protezione completa contro malattie quali l’herpes, la sifilide e i condilomi che si diffondono nelle aree non coperte. Infine, la vaccinazione pre-esposizione contro le infezioni da HPV rappresenta uno dei modi migliori per prevenire questa particolare malattia a trasmissione sessuale2.

 

Sifilide

La sifilide è un’infezione causata da un batterio dell’ordine delle spirochete, il Treponema pallidum4.La stadiazione della malattia effettuata sulla base di risultati clinici aiuta a scegliere il trattamento da adottare (vedi Tabella 1). Sebbene alcuni sintomi della sifilide primaria e secondaria si risolvono senza alcun trattamento, è necessario sottoporsi a terapia antibiotica per prevenire la progressione dell’infezione a uno stadio avanzato2,4,5.

Test diagnostici: con un microscopio a campo scuro è possibile esaminare il materiale proveniente da un’ulcera venerea: la presenza di T. pallidum indica infezione in atto. Esistono due tipi di test sierologici (treponemici e non treponemici) che possono essere utilizzati a scopo diagnostico. I test treponemici comprendono l’assorbimento degli anticorpi treponemici fluorescenti (FTA-ABS, Fluorescent Treponemal Antibody Absorbed), test immunoenzimatici (EIA, Enzyme ImmunoAssay) e test di agglutinazione passiva di Treponema pallidum (TP-PA, Treponema Pallidum Passive Agglutination). Se risultano positivi, questi test resteranno tali e non dovrebbero essere utilizzati per valutare l’attività della malattia o la risposta al trattamento. I test non treponemici includono la VDRL (Venereal Disease Research Laboratory, ricerca di laboratorio per le malattie veneree) ela reagina plasmatica rapida (RPR, Rapid Plasma Reagin) che determinano i titoli anticorpali. In genere, l’indagine inizia con uno screening treponemico seguito da un test non treponemico e i titoli ottenuti vengono utilizzati per valutare la risposta terapeutica del paziente2,4,6.

Trattamento: La benzilpenicillina parenterale è il trattamento d’elezione per tutti gli stadi della sifilide, mentre per la gestione della sifilide primaria, secondaria o latente precoce viene utilizzata benzilpenicillina benzatinica alla posologia di 2,4 milioni di unità, in un’unica somministrazione per via intramuscolare. I titoli anticorpali rilevati con test non treponemici andrebbero ricontrollati dopo 6 mesi; nel caso non fossero diminuiti di due diluizioni, il trattamento va esteso a 2,4 milioni di unità somministrate settimanalmente per via intramuscolare per 3 settimane. Le alternative per i soggetti allergici alla penicillina comprendono doxiciclina 100 mg con somministrazione orale due volte al giorno per 14 giorni o ceftriaxone 1 g somministrato giornalmente per via endovenosa per 14 giorni2.

Il trattamento di prima linea per la sifilide terziaria e latente tardiva o per la sifilide di durata non nota è la benzilpenicillina benzatinica alla posologia di 2,4 milioni di unità, somministrata settimanalmente per via intramuscolare per 3 settimane. Un’alternativa per i pazienti allergici alla penicillina è la doxiciclina 100 mg per via orale due volte al giorno per 28 giorni2.

Poiché la benzilpenicillina è il solo farmaco che presenta un’efficacia documentata per il trattamento della sifilide in gravidanza, tutte le gestanti andrebbero desensibilizzate e trattate con penicillina secondo lo stadio di infezione2.

I partner sessuali di pazienti affetti da sifilide sono considerati a rischio e dovrebbero quindi essere sottoposti a trattamento nel caso abbiano avuto rapporti intimi nei 3 mesi precedenti la diagnosi di sifilide primaria, 6 mesi in caso di diagnosi di sifilide secondaria e 1 anno in caso la diagnosi fosse di sifilide latente precoce2.

 

Tricomoniasi

La tricomoniasi, causata da un protozoo, il Trichomonas vaginalis, è considerata la malattia a trasmissione sessuale più comune e colpisce soprattutto le donne giovani sessualmente attive. Nelle donne si manifesta con perdite vaginali schiumose, di colore giallo-verde e dall’odore sgradevole. Altri sintomi comprendono fastidio durante la minzione o i rapporti sessuali, irritazione o prurito nell’area genitale e dolore al basso ventre. La maggior parte degli uomini affetti da tricomoniasi non presenta particolari segni o sintomi. Talvolta porta un’irritazione temporanea al pene, piccole perdite o bruciore dopo la minzione o l’eiaculazione2,4,7.

Test diagnostici:Considerata l’elevata prevalenza della tricomoniasi si raccomanda di eseguire il test per la T. vaginalis in tutte le donne che si rivolgono al medico per perdite vaginali. Sono possibili diversi test diagnostici, compreso l’esame microscopico, la coltura in laboratorio o il test rapido (point-of-care) delle secrezioni vaginali. L’esame pelvico può mostrare delle piccole ulcere rosse sulle pareti vaginali o sulla cervice. Negli uomini, la procedura diagnostica utilizza la reazione a catena della polimerasi (PCR, Polymerase Chain Reaction) o l’esame colturale del tampone uretrale, delle urine o del liquido seminale2.

Trattamento: I nitroimidazoli rappresentano l’unico trattamento efficace per la tricomoniasi. I farmaci raccomandati sono il metronidazolo o il tinidazolo somministrati oralmente in dose singola di 2 g. Nel caso di insuccesso del trattamento con metronidazolo, si raccomanda l’uso di metronidazolo 500 mg, da assumere per via orale due volte al giorno per 7 giorni. Se l’esito fosse ancora negativo, si raccomanda la somministrazione di metronidazolo o tinidazolo 2 g per via orale, due volte al giorno per 5 giorni2.

Si dovrebbe consigliare ai pazienti di assumere metronidazolo o tinidazolo durante i pasti per minimizzare i disturbi gastrointestinali. Inoltre, durante il trattamento con questi farmaci occorre evitare l’assunzione di alcol. L’astensione dall’assunzione di bevande alcoliche va protratta per 24 ore dopo la terapia con metronidazolo e per 72 ore in caso di somministrazione di tinidazolo2,8. Tutti i partner sessuali dei soggetti affetti da T. vaginalis andrebbero sottoposti a trattamento e dovrebbero astenersi dall’avere rapporti intimi fino a completamento della terapia e fino alla totale scomparsa della sintomatologia2.

 

Gonorrea

La gonorrea, causata dal cocco Gram-negativo, aerobio, Neisseria gonorrhoeae, può manifestarsi con infezioni sintomatiche o asintomatiche2. Nelle donne, i segni e i sintomi di questa infezione comprendono una sensazione di dolore o di bruciore durante la minzione, un aumento delle secrezioni vaginali o perdite vaginali ematiche intermestruali. Negli uomini, i sintomi includono la sensazione di bruciore durante la minzione o perdite di colore bianco, giallastro o verdognolo dal pene. L’infezione rettale per entrambi i sessi si manifesta con perdite, prurito, dolore, sanguinamento o movimenti intestinali dolorosi. Se non viene adeguatamente trattata, la gonorrea può portare a epididimite o a infertilità negli uomini e a malattia infiammatoria pelvica, infertilità o gravidanza extrauterina nelle donne. La gonorrea può inoltre diffondersi al sangue e produrre manifestazioni a livello articolare sia nelle donne sia negli uomini2,4,9.

Test diagnostici: L’infezione da N. gonorrhoeae può essere diagnosticata con la coltura o il test di amplificazione degli acidi nucleici di campioni endocervicali, vaginali o di urine. Negli uomini è possibile eseguire anche l’esame al microscopio di campioni uretrali colorati con colorazione di Gram2.

Trattamento: È importante notare che i pazienti affetti da N. gonorrhoeae presentano frequentemente una coinfezione da Chlamydia trachomatis (di cui parleremo nella prossima sezione); di conseguenza, i soggetti trattati per infezione gonococcica dovrebbero ricevere inizialmente una terapia efficace contro l’infezione genitale da clamidia non complicata.

Il trattamento raccomandato per le infezioni gonococciche non complicate di cervice, uretra, retto e faringe è specificato nella Tabella 2. L’infezione gonococcica disseminata (presente nella circolazione sanguigna o in un’area distante dalle infezioni non complicate) va trattata con ceftriaxone 1 g per via intramuscolare o endovenosa, somministrato giornalmente per 24 – 48 ore dopo il miglioramento clinico del paziente, seguito da cefixima 400 mg con somministrazione orale due volte al giorno a completamento di almeno una settimana di terapia antimicrobica. Per i soggetti fortemente allergici alla penicillina o alle cefalosporine, può essere somministrato azitromicina 2 g per via orale in dose singola o un fluorochinolone. L’uso di questi due farmaci deve però essere limitato per evitare il rischio di resistenza2.

Il ceftriaxone somministrato per via intramuscolare può causare indurimento localizzato, calore o tensione cutanea. I pazienti sono invitati a riportare qualsiasi segno di eruzione cutanea. L’azitromicina o la doxiciclina possono causare nausea e/o diarrea, effetti collaterali che vengono in genere minimizzati assumendo i farmaci durante i pasti. Inoltre, i soggetti trattati con doxiciclina possono sviluppare fotosensibilità e dovrebbero quindi evitare l’esposizione diretta ai raggi solari e utilizzare sempre un’adeguata protezione8.

I partner con cui si è avuto un rapporto intimo nei 60 giorni precedenti l’esordio dei sintomi o la diagnosi di gonorrea dovrebbero essere valutati e trattati per N. gonorrhoeae e C. trachomatis. Se l’ultimo rapporto sessuale del paziente risale a più di 60 giorni prima, si raccomanda di trattare il partner più recente. Per minimizzare la trasmissione della clamidia ai propri partner, i pazienti dovrebbero astenersi da qualsiasi pratica sessuale per 7 giorni dopo la terapia in dose singola o fino al completamento del trattamento di 7 giorni2.

 

Chlamydia

L’infezione genitale da Chlamydia, causata dal batterio atipico Chlamydia trachomatis, presenta la prevalenza maggiore nei soggetti con età pari o inferiore ai 25 anni. La Chlamydia, comune sia negli uomini sia nelle donne, è conosciuta come malattia “silente” perché completamente asintomatica2,19.

Questa infezione presenta essenzialmente gli stessi segni e sintomi della gonorrea in entrambi i sessi. Se non trattata, nelle donne è causa di malattia infiammatoria pelvica, gravidanza ectopica o infertilità mentre le complicazioni di un mancato trattamento negli uomini (come epididimite o sterilità) sono rare2,10.

Test diagnostici: I CDC raccomandano uno screening annuale per tutte le donne sessualmente attive con età pari o inferiore ai 25 anni o superiore ai 25 anni se presentano fattori di rischio come ad esempio se hanno un partner nuovo o relazioni multiple. La C. trachomatis può essere diagnosticata con la coltura o il test di amplificazione degli acidi nucleici di campioni di urine o raccolti mediante tamponi endocervicali e vaginali per le donne e uretrali per gli uomini2,11.

Trattamento: Il trattamento raccomandato per l’infezione da Chlamydia prevede la somministrazione di azitromicina in dose singola da 1 g per via orale o doxiciclina 100 mg per via orale due volte al giorno per 7 giorni (le modalità di somministrazione relative a questi due farmaci sono state descritte nella sezione precedente). Trattamenti alternativi comprendono un ciclo di 7 giorni di eritromicina 500 mg per via orale ogni 6 ore o levofloxacina 500 mg per via orale 1 volta al giorno2. La valutazione e la gestione dei partner dei soggetti infetti è la stessa prevista per l’infezione gonococcica2.

 

Herpes genitale

L’herpes genitale è il risultato di due tipi di infezioni virali, quelle associate all’Herpes simplex virus di tipo 1 (HSV-1) e quelle associate all’Herpes simplex virus di tipo 2 (HSV-2)2. I sintomi comprendono lesioni dolorose, ulcerative e pruriginose, dolore durante la minzione e perdite vaginali o uretrali. Inoltre, i pazienti presentano sintomi sistemici come febbre, cefalea o malessere, prodromi di un’influenza, dolore o prurito genitale prima del manifestarsi delle lesioni. È importante notare che, sebbene i sintomi della maggior parte delle persone infette da HSV-2 siano molto lievi o non riconosciuti, il virus continua a diffondersi nel tratto genitale in modo intermittente. Di conseguenza, la maggior parte delle infezioni da herpes genitale è trasmessa da persone inconsapevoli di essere infette4,12.

Test diagnostici: La diagnosi di herpes genitale può avvenire inizialmente mediante ispezione visiva, ma andrebbe  successivamente confermata con test di laboratorio. Esistono due tipi di test utilizzati per identificare gli HSV. I test virologici utilizzano colture cellulari e la PCR delle ulcere genitali e delle lesioni mucocutanee, mentre i test sierologici comprendono esami del sangue che rilevano la presenza di anticorpi anti-HSV - glicoproteina G2 specifica per HSV-2 e glicoproteina G1 specifica per HSV-12,4.

Trattamento:Gli antivirali sistemici sono in grado di controllare parzialmente i segni e i sintomi dell’herpes quando utilizzati per trattare episodi clinici e ricorrenti o se somministrati quotidianamente come terapia soppressiva. Tuttavia, è importante che i medici spieghino chiaramente ai propri pazienti che i farmaci antivirali non eradicano il virus. Studi randomizzati hanno dimostrato che i tre farmaci antivirali in grado di garantire benefici clinici per l’herpes genitale sono l’aciclovir, il valaciclovir e il famciclovir. La terapia topica offre vantaggi minimi e non dovrebbe essere presa in considerazione per la gestione di questo virus2. Poiché dal primo episodio di herpes si possono sviluppare sintomi gravi e prolungati, tutti i pazienti dovrebbero essere trattati fin dall’inizio con una terapia antivirale che deve iniziare entro 72 ore dall’esordio sintomatologico (vedi Tabella 3)2,13.

Dopo il primo episodio di infezione da HSV-2, quasi la totalità delle persone colpite è soggetta a episodi di lesioni genitali ricorrenti mentre le recidive genitali sono meno frequenti in soggetti inizialmente infetti dal virus HSV-1. Esistono diversi trattamenti antivirali con dosaggi e durata differenti per la gestione episodica dell’herpes genitale ricorrente (vedi Tabella 3). È importante notare che la farmacoterapia andrebbe iniziata entro le 24 ore dall’esordio dei sintomi e, di conseguenza, i pazienti ricevono in genere prescrizioni per farmaci da tenere in casa con le istruzioni per iniziare la terapia immediatamente dopo la manifestazione dei primi sintomi o durante il periodo prodromico2.

La terapia soppressiva con somministrazione quotidiana di farmaci antivirali (vedi Tabella 3) andrebbe presa in considerazione nei casi di recidiva frequente, ossia quando si raggiungono 6 o più episodi all’anno. La farmacoterapia antivirale va sospesa dopo 1 anno e il paziente deve essere valutato per stabilire la frequenza delle recidive al fine di stabilire la necessità di proseguire con la terapia. La somministrazione quotidiana di 500 mg di valaciclovir per via orale ha mostrato di diminuire il tasso di trasmissione dell’HSV-2 nelle coppie eterosessuali sierodiscordanti14. Queste coppie andrebbero sensibilizzate circa l’uso costante dei preservativi e incoraggiate a prendere in considerazione la terapia soppressiva (indipendentemente dal numero di manifestazioni avute dal partner infetto ogni anno)2.

I pazienti trattati con aciclovir, valaciclovir o famciclovir possono presentare nausea, cefalea o vertigini e andrebbero incoraggiati a mantenere un’adeguata idratazione, a usare la massima attenzione quando svolgono compiti che richiedono prontezza di riflessi (fino a completa conoscenza delle reazioni) e ad assumere i farmaci durante i pasti per minimizzare gli effetti gastrointestinali8. In caso di complicanze dell’HSV che richiedono il ricovero in strutture ospedaliere, andrebbe somministrato aciclovir per via endovenosa. Infine, le lesioni ricorrenti e persistenti in pazienti che ricevono la dose appropriata di farmaci antivirali, potrebbero indicare un HSV “ciclovir”-resistente (ad es. aciclovir, famciclovir, valaciclovir). In questi casi possono essere utilizzati foscarnet o cidofovir (entrambi con somministrazione endovenosa, il secondo non in commercio in Italia)2.

 

Papilloma virus umano

Esistono oltre 100 tipi di papilloma virus umano (HPV, Human PapillomaVirus) e più di 40 di questi possono colpire l’area genitale e causare infezioni che rimangono asintomatiche o subcliniche. I tipi di HPV 16 e 18 sono considerati ad alto rischio perché causano circa il 70% dei casi di cancro della cervice uterina e sono inoltre associati al cancro all’ano, alla vagina, alla vulva e al pene. I tipi di HPV 6 e 11 sono considerati a basso rischio poiché non causano cancro; tuttavia sono responsabili del 90% dei casi di verruche genitali, in genere asintomatiche ma che possono causare dolore e prurito2,4.

Test diagnostici: I test HPV per individuare l’acido nucleico virale o la proteina capsidica vengono effettuati di routine per donne tra i 25 e i 64 anni durante lo screening per cancro della cervice uterina. Il Pap-test permette poi di valutare eventuali alterazioni delle cellule del rivestimento della cervice e ha portato negli anni a una drastica riduzione delle morti, attraverso la diagnosi precoce delle lesioni precancerose e del tumore. È possibile porre una diagnosi di verruche genitali (condilomi) in base alla presentazione clinica ed eventuali dubbi diagnostici possono trovare conferma tramite biopsia2,15.

Vaccini: La vaccinazione pre-esposizione è uno dei metodi più efficaci per prevenire la trasmissione di HPV. Esistono due tipi di vaccini per l’HPV – il vaccino quadrivalente che offre una protezione contro i tipi di HPV 6, 11, 16 e 18 e il vaccino bivalente che protegge contro i tipi 16 e 18. Entrambi i vaccini sono indicati per donne di età compresa fra i 9 e i 26 anni come metodo preventivo per il cancro alla cervice uterina. Il vaccino quadrivalente viene raccomandato come prevenzione per le verruche genitali in entrambi i sessi, per soggetti di età compresa fra i 9 e i 26 anni2,16.

L’Italia è stato il primo Paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro l’HPV e, a partire dal 2008, la campagna di offerta del vaccino attiva e gratuita è rivolta alle ragazze di 11 anni in modo uniforme in tutto il territorio italiano.

Va sottolineato che l’utilizzo del vaccino non sostituisce lo screening periodico attraverso il PAP-test.

Trattamento: Il trattamento delle verruche genitali ha come scopo primario quello di ottenere un miglioramento dei sintomi, oltre a risolvere eventuali preoccupazioni di tipo estetico. Se non trattate, le verruche genitali possono ingrandirsi e non si risolvono mai spontaneamente. Il trattamento migliore è l’exeresi dei condilomi con il Laser.

 

HIV

Epidemiologia: In Italia i dati riportati dal sistema di sorveglianza indicano che nel 2010 sono stati diagnosticati 5,5 nuovi casi di HIV positività ogni 100.000 residenti e quasi una persona su 3 diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera. L’incidenza è infatti di 4 nuovi casi tra italiani e 20 nuovi casi tra stranieri residenti e presenta una diffusione maggiore al centro-nord rispetto al sud-isole. Sebbene siano già trascorsi quattro decenni da quando il virus dell’HIV/AIDS è stato identificato negli USA, ancora oggi ogni 9,5 minuti un americano viene infettato17. Si stima che un milione di americani abbia contratto il virus HIV e che 1 persona su 5 sia inconsapevole del proprio stato18. Attualmente negli USA ogni anno circa 18.000 persone muoiono ancora di questa malattia18.

Test diagnostici:Nel 2006, i CDC raccomandavano a tutte le persone di età compresa fra i 13 e i 64 anni di eseguire test di routine per l’HIV almeno una volta nell’arco della propria vita e di effettuare tale indagine diagnostica più spesso nel caso fossero presenti fattori di rischio per la trasmissione19. Ma a tutt’oggi, il consiglio pare avere dato esiti piuttosto limitati20. Nel 2010, la FDA ha approvato un test rapido per l’HIV con risultati ottenuti in 60 secondi, che offre una maggiore praticità d’uso e permette al paziente di ottenere l’esito diagnostico in diversi centri di assistenza medico sanitaria. La sensibilità e la specificità di questo test sono pari rispettivamente al 99,8 e 99,5%21.

La scelta di quale terapia adottare deve essere effettuata da medici specialisti nella cura dell’HIV (vedi Tabelle 4, 5 e 6). Questi operatori sanitari possono inoltre raccomandare combinazioni di farmaci diverse dalla terapia di routine che prevede la somministrazione di due NRTI (inibitori nucleosidici/nucleotidici della trascrittasi inversa) e un PI (inibitore della proteasi) o un NNRTI (inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa) in caso di infezione estensivamente resistente ai farmaci. In tutti i casi, il farmacista dovrebbe essere consapevole del fatto che il trattamento raccomandato per qualsiasi tipo di paziente prevede un minimo di due o tre agenti antiretrovirali.

 

Conclusioni

Le MST – e specialmente l’HIV – continuano a rappresentare una delle maggiori sfide del sistema sanitario nazionale. I farmacisti dovrebbero collaborare attivamente con i medici per garantire la massima efficacia dei trattamenti prescritti per le MST e per l’infezione da HIV. Inoltre, il farmacista può monitorare e consigliare i pazienti circa la terapia farmacologica più adatta per ottenere outcome ottimali minimizzando gli effetti collaterali e una tossicità non necessaria. Il farmacista è poi tenuto a collaborare con i pazienti e gli altri operatori sanitari per assicurare una prevenzione e un trattamento delle MST adeguati.