2007-01

Cavo orale: rassegna dei principali disturbi e delle terapie disponibili

Revisione Scientifica: Dr. Guido Gallini Direttore Scientifico ISI, Istituto Stomatologico Italiano.

 I rapidi cambiamenti dello stile di vita avvenuti a livello mondiale hanno diffuso in molti paesi diete ricche di zuccheri ed elevati consumi di alcol e tabacco, fattori che secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sono all’origine di molte patologie croniche e del cattivo stato di salute della cavità orale nella popolazione mondiale. Questo si profila come uno dei maggiori problemi di salute pubblica a causa dell’alta prevalenza di questi disturbi in ogni regione del mondo e del notevole carico sociale ed economico derivante dalla cura di tali patologie.

Nonostante la salute dentale stia migliorando visibilmente in molti paesi, tanto che in quelli industrializzati l’attuale generazione sarà probabilmente la prima a mantenere tutti i propri denti grazie alla diffusione di dentifrici al fluoro e, in alcuni casi, di acqua addizionata di fluoro, è importante sottolineare che la salute orale riguarda l’intera cavità orale ed influenza fortemente tutto lo stato di benessere dell’individuo.

Obiettivi del corso

Il presente corso si propone di aggiornare il farmacista in merito alle più diffuse patologie della bocca e delle gengive, fornendo gli strumenti per riconoscerne le manifestazioni cliniche. Al termine del corso il farmacista dovrebbe essere in grado di:

  • conoscere l’anatomia e la funzione degli organi presenti nella cavità orale
  • conoscere l’eziologia delle principali patologie del cavo orale su base infettiva e non
  • conoscere le terapie più adeguate per la cura dei disturbi del cavo orale
  • saper fornire consigli per una adeguata igiene orale e prevenzione dei più comuni disturbi del cavo orale

 

Le patologie a carico del cavo orale sono numerose, differenziate e determinate da cause distinte. Escludendo malformazioni e disfunzioni anatomiche ed articolari, tra le più diffuse si annoverano:

  • carie, ovvero infezioni batteriche dei denti
  • placca e tartaro
  • gengiviti e parodontiti
  • lesioni delle mucose di natura traumatica e/o infiammatoria, tra cui si distinguono ferite e irritazioni dovute a protesi, afte e ulcere causate da herpes
  • tumori della bocca o della faringe

Le carie dentali sono ancora oggi uno dei maggiori problemi sanitari nei paesi industrializzati, dove interessano dal 60 al 90% dei bambini in età scolare e la maggior parte degli adulti.

Il tumore della bocca e della faringe rimangono tra le malattie più diffuse; il primo è all’ottavo posto nella classifica mondiale dei tumori tra gli uomini (terzo posto in Asia) e negli ultimi anni è stato registrato un rapido incremento in molti paesi; il tumore della faringe rappresenta il 31% dei casi di tumore orale e determina la metà dei decessi totali per neoplasie del cavo orale; in Italia si registrano circa 6.000 nuovi casi l'anno.

 

Keywords

epidemiologia patologie cavo orale,

pazienti oncologici e immunodepressi

 

Nonostante negli ultimi 20 anni sia notevolmente diminuito il numero di soggetti che hanno perso tutti i denti, la maggior parte della popolazione adulta continua ad evidenziare problemi alle gengive, e circa il 14% della popolazione tra i 45 e i 54 anni ha gengiviti gravi ed almeno 1/5 della popolazione tra i 25 e i 44 anni manifesta lesioni delle mucose orali, spesso dovute a infezioni da herpes. Numerosi sono anche i pazienti in terapia oncologica che, sottoponendosi a chemioterapia o a radioterapia, sviluppano ulcere, alterazione del gusto o secchezza della bocca dovuta a disfunzione delle ghiandole salivari. Allo stesso modo i pazienti immunocompromessi, come quelli affetti da HIV o i trapiantati, hanno rischi più alti di avere problemi al cavo orale.

I trattamenti dentistici e del cavo orale sono in genere molto costosi e la prevenzione ricopre un ruolo di fondamentale importanza nella strategia di prevenzione delle malattie non trasmissibili, disegnata dall’OMS al fine di ridurne significativamente il rischio d’insorgenza. Sembra infatti che i fattori di rischio delle malattie del cavo orale si sovrappongano a quelli delle malattie cardiovascolari, del diabete, dei tumori e delle malattie polmonari croniche e sono strettamente dipendenti dalle abitudini di vita. In considerazione del fatto che spesso ci si rivolge a cure mediche dentistiche quando la manifestazione patologica è molto avanzata, è evidente quanto il ruolo del farmacista di comunità sia centrale per una corretta politica di educazione sanitaria e prevenzione delle principali malattie del cavo orale.

Nel 2003 è stato pubblicato dall’OMS un resoconto relativo ai problemi riguardanti la salute del cavo orale con il preciso obiettivo di promuovere processi educativi per una buona salute orale, basandosi sul presupposto che una buona salute del cavo orale sia necessaria per una buona salute generale, anche in relazione all’impatto economico, sociale e psicologico derivante da una cattiva salute della bocca. L’OMS sottolinea inoltre che una buona igiene e prevenzione orale può aiutare a diagnosticare malattie e condizioni di salute apparentemente non legate e dipendenti tra loro, come una malnutrizione, un’infezione microbica o un problema alle ghiandole endocrine. Iniziative analoghe sono state avviate negli Stati Uniti dal CDC (Center for Disease Control and Prevention) attraverso un appello, chiamato ‘A National Call to Action to Promote Oral Health’, con l’obiettivo di promuovere un piano per la salute e l’igiene orale pubblica, mediante la diffusione dei programmi di prevenzione e trattamento più efficaci e di incoraggiare la ricerca sia nella fase di diagnosi che di trattamento.

 

Anatomia del cavo orale

La cavità orale rappresenta il prima tratto dell’apparato digerente e svolge numerose e differenti funzioni, alcune delle quali sono l'assimilazione di alimenti e liquidi, la triturazione dei cibi solidi ed il loro impasto con la saliva, la deglutizione del bolo e la percezione gustativa. La cavità orale svolge inoltre per mezzo delle tonsille e della saliva anche importanti funzioni nella difesa dell’organismo dall’attacco di microrganismi esterni, oltre al ruolo nell'articolazione del linguaggio. Tutta la parete della cavità orale, con l'eccezione della superficie della lingua, che ha caratteristiche peculiari, è rivestita da una mucosa, che si presenta ricca nella tonaca propria di piccole ghiandole salivari (intramurali). La cavità orale è così delimitata:

 

  • inferiormente da una parete detta pavimento, occupata dalla lingua. Il pavimento della bocca è formato dai muscoli sovraioidei e dai muscoli linguali ed è occupato quasi interamente dalla lingua, organo muscolo-mucoso molto mobile, indispensabile per l'impasto dei cibi triturati, per la deglutizione, per la percezione tattile e gustativa e per la fonazione.
  • superiormente dal palato, di costituzione in parte ossea (palato duro) ed in parte muscolare (palato molle). Il palato è formato anteriormente dai processi palatini delle ossa mascellari e dalle lamine orizzontali delle ossa palatine, mentre posteriormente è formato da muscoli striati che collaborano alla deglutizione e formano il palato molle o velo palatino, caratteristico per la presenza di un prolungamento centrale, l'ugola o velo pendulo.
  • posteriormente da una parete ampiamente aperta che, attraverso l'istmo delle fauci, immette nella faringe. L'apertura posteriore ha una forma a volta ed è limitata superiormente dal margine del palato molle, lateralmente dagli archi palatini dell'istmo delle fauci ed inferiormente dalla base della lingua.
  • anteriormente dalla faccia interna delle labbra, che continua senza limiti con le pareti laterali costituite dalle guance, dove sono presenti i muscoli mimici, che contraendosi favoriscono la progressione del bolo verso la faringe

 

La cavità orale, in seguito alla presenza delle arcate gengivo-dentarie, viene convenzionalmente suddivisa in:

a) vestibolo anteriore;

b) vestibolo laterale;

c) cavità orale propriamente detta.

Le arcate gengivo-dentarie sono formate dai processi alveolari delle ossa mascellari e della mandibola in cui sono infissi i 32 denti definitivi e sono rivestite da una spessa mucosa aderente al periostio.

 

I denti

Sono gli organi della masticazione e sono costituiti da due parti: la radice, infissa nell’alveolo e la corona, sporgente, visibile e ricoperta dallo smalto, un tessuto particolarmente resistente.

L’interno del dente è costituto da una cavità ripiena di tessuto connettivo, la polpa dentaria, riccamente vascolarizzata ed in cui afferiscono le terminazioni del nervo trigemino.

Le radici sono singole negli incisivi, nei canini e nei premolari inferiori, mentre sono doppie o triple nei premolari superiori e nei molari. Al di sotto dello smalto il dente è costituito da un particolare tessuto osseo compatto non lamellare, la dentina. La radice è tenuta legata alla parete dell’alveolo da un particolare connettivo ricco di vasi sanguigni, il parodonto, che contribuisce in modo determinante alla vitalità del dente. Nell’uomo si susseguono due generazioni di denti successive: la dentizione decidua o da latte, che inizia intorno al 6° mese e si completa entro il 3° anno con la comparsa di 20 denti, e la dentizione definitiva o permanente che inizia intorno al 6° anno per proseguire fino al 17°-24° e oltre con la comparsa dei terzi molari o "denti del giudizio". Per ogni emiarcata sono presenti 5 denti da latte (2 incisivi, 1 canino, 2 molari), mentre i denti permanenti, che sostituiscono quelli decidui, sono 8: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari e 3 molari.

 

La lingua

È un organo muscolare costituito da numerosi muscoli striati (movimenti volontari) inseriti su di uno scheletro fibroso, che le consentono una estrema mobilità in tutte le direzioni; è inserita posteriormente sull’osso ioide ed è fissata anteriormente ad un piccolo e sottile filamento detto frenulo o filetto. La mucosa che riveste la lingua è costituita da un epitelio pavimentoso stratificato, che presenta numerose e differenti papille, mentre nel connettivo sottostante sono presenti piccole ghiandole salivari con il compito di lavare in continuazione le papille. La faccia dorsale della lingua si presenta rugosa per la presenza delle papille gustative, di cui distinguiamo:

  1. papille corolliformi (o filiformi), disposte su tutta la superficie del dorso, non contengono calici gustativi e quindi non hanno funzione gustativa.
  2. papille fungiformi, localizzate su tutto il dorso, sono più numerose all'apice della lingua e lungo i margini.
  3. papille foliate, presenti sui lati della lingua
  4. papille circumvallate, le più voluminose tra le papille della lingua, disposte lungo il V linguale (limite fra corpo della lingua e tonsilla delimitato dalla serie di papille disposte a formare una V aperta in avanti) e costituite da un voluminoso rilievo connettivale cilindrico.

 

Le ghiandole salivari

Sono ghiandole tubulo-acinose composte, distribuite in tutta la parete della cavità boccale e nella lingua e producono differenti tipi di saliva: abbiamo infatti la saliva liquida sierosa, ricca di glicoproteine, la saliva mucosa, poco più densa per la presenza di mucoproteine e la saliva di tipo misto, in cui vengono secreti ambedue i tipi di saliva.

Tra le ghiandole salivari distinguiamo:

  1. ghiandole intraparietali o salivari minori, accolte nello spessore della parete stessa della cavità boccale
  2. ghiandole extraparietali o salivari maggiori: parotidi, sottomandibolari e sottolinguali. Sono ghiandole di notevoli dimensioni presenti in tre paia ciascuna e si trovano al di fuori della parete della cavità boccale, a cui però restano connesse tramite i condotti escretori.
    1. Ghiandole parotidi, la cui secrezione è di tipo sieroso, sono le ghiandole salivari più grandi e si trovano dietro i rami montanti della mandibola. Il loro dotto escretore, detto di Stenone, attraversa il muscolo buccinatore e sbocca nei pressi del secondo molare superiore.
    2. Ghiandole sottomandibolari, la cui secrezione è di tipo misto, si trovano sotto la lingua, nello spessore del pavimento orale internamente al corpo della mandibola. Il loro dotto escretore, detto di Wharton, si apre sotto la lingua in prossimità degli sbocchi delle ghiandole sottolinguali, presso il frenulo della lingua.   
    3. Ghiandole sottolinguali, a secrezione prevalentemente mucosa, sono le ghiandole salivari più piccole e sono costituita da gruppi di piccole ghiandole poste in fila ai lati del frenulo linguale nel pavimento della bocca. I loro dotti escretori sboccano vicino a quelli delle sottomandibolari.

 

Funzioni della saliva

Le ghiandole salivari hanno la funzione di produrre la saliva, che oltre alla funzione di lavaggio delle papille gustative ha un’azione lubrificante della cavità orale ed è indispensabile per l’impasto del cibo triturato dai denti, per l’inizio della digestione degli zuccheri grazie alla presenza di enzimi glicolitici come la ptialina, e per l’attività gustativa, in quanto mezzo di trasporto delle molecole sapide alle papille gustative. La saliva partecipa inoltre alla regolazione dell’equilibrio idrico-salino e possiede infine una blanda azione battericida contenedo enzimi ad attività antibatterica come il lisozima. Normalmente in un giorno vengono prodotti circa 1000-1500 ml di saliva e la secrezione è più abbondante nelle fasi digestive durante le quali può raggiungere la quantità di 1 ml al minuto.

 

inizio box

Composizione della saliva

La composizione della saliva dipende oltre che dalla ghiandola che la produce anche dalla velocità di produzione: infatti tanto più velocemente avviene la secrezione salivare, come durante la fase masticatoria, tanto più aumenta la componente acquosa della saliva così da migliorare la diluizione degli alimenti.

I composti che compongono la saliva sono divisibili in:

  • inorganici: di cui i maggiori rappresentati sono sodio, potassio, cloro, bicarbonato, calcio, magnesio, fosfato, fluoro. La concentrazione di questi composti varia a seconda che ci si trovi in stato di riposo o sotto stimolazione, influenzando così la pressione osmotica ed il pH della secrezione salivare.
  • organici: sono costituiti prevalentemente da proteine e glicoproteine, come amilasi (ptialina), callicreina, lattoperossidasi, e lattoferrina. La saliva contiene anche una certa quota di albumina, immunoglobuline, tiocianato ed altre sostanze ad azione batteriostatica e battericida che contrastano la proliferazione batterica, come il lisozima. Ciò è importante in quanto la cavità orale rappresenta il luogo di ingresso degli alimenti e del primo contatto tra l’apparato digerente e l’ambiente esterno. Così in condizioni di ridotta secrezione salivare, la cavità orale va facilmente incontro a fenomeni patologici quali flogosi, infezioni ed insorgenza di carie. Inoltre all'azione antisettica di questi enzimi e sostanze si associa quella meccanica di riduzione della proliferazione batterica mediante il continuo fenomeno di lavaggio della cavità orale determinato dall'accoppiamento della salivazione e della deglutizione. Altra importante proteina secreta della saliva é la mucina, di consistenza viscosa, adesiva e compatta con funzione lubrificante, che impastando e rivestendo il bolo alimentare ne rende più facile il passaggio attraverso l'istmo delle fauci e l'esofago.

fine box

 

 

Le tonsille

Sono organi linfo-ghiandolari pari e simmetrici, costituiti da noduli linfatici, raggruppati nel connettivo della lamina propria della mucosa dell'istmo delle fauci, della faringe e della lingua. Le tonsille nel giovane sono sei e si distinguono:

  1. una tonsilla faringea, che è generalmente molto sviluppata nel bambino, nel quale costituisce le adenoidi, ma regredisce di norma nell’adulto
  2. due tonsille tubariche, che circondano l'orifizio della tuba uditiva di Eustachio
  3. due tonsille palatine, poste tra gli archi palatini dell'istmo delle fauci
  4. una tonsilla linguale, posizionata sulla superficie dorsale della base della lingua.

Insieme sono disposte a formare l’anello linfatico di Waldeyer, che rappresenta l’organo linfatico a difesa del primo tratto dell’apparato respiratorio e delle vie digerenti. Le tonsille si presentano come piccoli rilievi di forma irregolare, ricoperti dall'epitelio della mucosa circostante e presentano piccoli orifizi e pieghe che costituiscono le cosiddette cripte tonsillari. L'epitelio delle tonsille è ricco di linfociti organizzati nella tonaca propria in noduli dotati di follicoli linfatici secondari, i quali costituiscono un centro germinativo di linfociti B e sono isolati e separati dai piani muscolari della faringe da uno strato di connettivo denso. Tali noduli linfatici sono provvisti di numerosi capillari linfatici che si fondono in collettori diretti ai linfonodi cervicali. Le tonsille hanno così il compito di difendere l’organismo dai microrganismi patogeni che penetrano con l’aria e gli alimenti e di consentire al sistema linfatico di esercitare un’adeguata risposta immunitaria.

 

Consigli per una corretta igiene dentale e prevenzione

La scarsa igiene e un'alimentazione scorretta sono tra le cause principali dei problemi della bocca favorendo lo sviluppo di carie, tartaro e lesioni del cavo orale. Pertanto corrette pratiche di igiene orale sono fondamentali nella prevenzione delle malattie del cavo orale.

Tra le pratiche preventive rientrano le seguenti:

  • utilizzare dentifrici e collutori a base di fluoro e utilizzare nei bambini fonti alternative sistemiche (compresse e gocce al fluoro), poiché questo minerale esercita un’azione protettiva, antisettica e rimineralizzante sullo smalto dentale prevenendo la formazione di carie a qualunque età (negli USA, in Gran Bretagna ed in Australia l’acqua potabile viene distribuita dopo essere stata arricchita di fluoro, al fine di garantire un adeguato apporto alla popolazione e di prevenire l’insorgenza di carie)
  • lavarsi i denti ed utilizzare il filo interdentale per ridurre in maniera significativa la formazione di placca e prevenire in questo modo le gengiviti, che possono evolvere in periodontiti di maggior gravità
  • evitare il consumo di tabacco, tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi a carico delle gengive. I fumatori, infatti, manifestano circa sette volte di più rispetto ai non fumatori disturbi del cavo orale oltre ad avere un rischio più alto di sviluppare neoplasie ed infezioni fungine del cavo orale
  • limitare l’uso di alcol, che insieme al tabacco costituisce un importante fattore di rischio per neoplasie della cavità orale
  • correggere l’alimentazione, evitando di mangiare elevate quantità di zuccheri e carboidrati, contenuti soprattutto in dolci e snack a favore di frutta e verdura le cui fibre stimolano la salivazione che favorisce la rimineralizzazione della superficie dei denti che presentano un inizio di carie
  • eseguire regolari controlli odontoiatrici, che possono identificare i primi sintomi di una malattia o di un disturbo del cavo orale; il trattamento preventivo di questi disturbi può limitare eventuali complicazioni
  • prestare attenzione, in corso di terapie farmacologiche, all’insorgenza di secchezza del cavo orale ed in caso, chiedere un trattamento alternativo al proprio medico
  • evitare di mettere a letto i bambini con il biberon contenete bevande acide o ad azione cariogena, quali succhi di frutta, bevande gassate o latte in polvere.

 

Supplementazione di fluoro nei bambini

L’aggiunta di fluoro alla dieta fino ai sei anni di età è molto importante al fine di assicurare al bambino la quantità di fluoro necessaria alla corretta mineralizzazione dei denti. Il dosaggio dei supplementi di fluoro è stabilito in base all'età del bambino ed alla possibilità che il fluoro venga assunto anche da altre fonti, come l’acqua o i dentifrici, ormai largamente impiegati, a base di sodio fluoruro o monofluorofosfato. In particolare la supplementazione per via sistemica non dovrebbe essere prescritta senza considerare il contenuto di fluoro nell’acqua potabile del luogo di residenza e dell’acqua minerale normalmente utilizzata. A questo riguardo è opportuno sottolineare che nel nostro paese il problema non si pone dal momento che l'aggiunta del fluoro all'acqua potabile non è mai stata implementata. Queste valutazioni sono necessarie per scongiurare il rischio di una fluorosi, dovuta ad un'eccessiva assunzione di fluoro e caratterizzata da striature e macchie biancastre sulla superficie dei denti fino, nei casi più gravi, alla comparsa di una colorazione lattescente del dente, che diventa poroso e fragile. Nel caso in cui il contenuto di fluoro nell’acqua potabile sia scarso o assente la somministrazione giornaliera di fluoro in compresse o in gocce è ritenuto un metodo adeguato.

La dose di fluoro normalmente raccomandata per bambini nel caso in cui il contenuto di fluoro dell’acqua potabile sia inferiore a 300 µg/l (0,3 parti per milione) è:

  • 0,25 mg al giorno nei bambini con età compresa tra 6 mesi e 3 anni
  • 0,50 mg al giorno per bambini tra i 3 e 6 anni
  • 1,0 mg tra i 6 e 16 anni.

 

Nel caso in cui l’acqua assunta abbia un contenuto di fluoro superiore a 700 µg/l (0,7 parti per milione) non è raccomandato alcun supplemento di fluoro. Supplementi di fluoro sono inoltre controindicati al di sotto dei 6 mesi.

 

 

 

Corretto utilizzo dello spazzolino

Il corretto utilizzo dello spazzolino da denti e del filo interdentale preserva il cavo orale dalle principali patologie a carico dei denti e delle gengive, che fino a poche decine d'anni fa erano tra i principali fattori della perdita, spesso totale, dei denti. L’eliminazione della placca batterica, quale principale fattore responsabile di carie dentaria e parodontopatie, è l'obiettivo principale della prevenzione.

Questi i consigli per un corretto spazzolamento dei denti:

  1. evitare di spazzolare vigorosamente in direzione orizzontale, perché oltre a non essere efficace il movimento può danneggiare le gengive, causando recessioni gengivali e a volte erosioni del colletto del dente, che determinano un aumento della sensibilità al caldo e al freddo. Inoltre non rimuove la placca batterica, ma la trascina e la depositata negli interstizi dentali dove favorisce l'insorgere di tartaro e carie
  2. utilizzare lo spazzolino perpendicolarmente alla gengiva e diretto dalla gengiva verso il dente, in modo da penetrare con le setole anche negli interstizi dentali con un inclinazione di 45 gradi, così da rimuovere la placca da sotto il colletto gengivale
  3. spazzolare il dorso linguale per eliminare i residui alimentari che vi si depositano ed i microrganismi che lo colonizzano e prevenire l'alitosi
  4. consigliare l’utilizzo di uno spazzolino di dimensioni adeguate (3 cm per l'adulto e di 1,5 per il bambino) per raggiungere ogni parte della bocca e suggerire la sostituzione dello spazzolino non appena le setole appaiono piegate e deformate e comunque non oltre 2-3 mesi.

 

Utilizzo del filo interdentale

È uno strumento indispensabile per il completamento dell’igiene orale anche se nel nostro paese il suo utilizzo non rientra ancora nella abituali misure di igiene del cavo orale. L’uso quotidiano del filo interdentale permette l’eliminazione della placca batterica adesa alle superfici dentali cosiddette mesiali e distali ovvero alle parti del dente che si affacciano nello spazio interdentale e sono del tutto inaccessibili allo spazzolino. L’accumulo di placca batterica in tali sede è tra le principali cause di carie e di infiammazioni della gengiva interdentale, detta anche papillite e responsabile nel tempo di parodontopatie con formazione di tasche non più detergibili mediante la normale igiene domiciliare, tanto da richiedere l'intervento chirurgico del parodontologo. Il filo interdentale deve essere inserito tra due denti, spinto leggermente al di sotto fino a toccare la gengiva, e tirato verso l'esterno facendolo aderire alla parete di uno dei denti adiacenti, in modo da staccare la placca adesa al dente. 

 

Colluttori e dentifrici medicati

I collutori medicati hanno un'azione disinfettante ed antisettica ed il loro uso regolare è efficace nella riduzione della placca batterica e nella prevenzione delle gengiviti. I colluttori medicati contenenti clorexidina (CHX) combinati all’uso dello spazzolino consentono una riduzione significativa (50-55%) della placca e delle gengiviti (40-45%), ma possono causare nell’utilizzo prolungato pigmentazione del dente ed aumento dei depositi di calcio oltre a non lasciare un sapore gradevole in bocca. I colluttori a base di clorexidina possono essere usati diluiti nel trattamento delle gengiviti lievi o non diluiti nel trattamento delle gengiviti di maggior gravità ed in presenza di

 

Keywords

colluttori,

clorexidina,

sostanze fenoliche, 

triclosan

lesioni, ulcere e candidosi orali. Il trattamento deve essere eseguito dopo lo spazzolamento dei denti, dopo aver rimosso ogni residuo di dentifricio e prima di dormire in modo che la clorexidina svolga la sua azione antisettica anche durante le prime ore della notte. Allo stesso modo i gel ed i nebulizzatori a base di clorexidina vengono invece applicati più volte al giorno direttamente sulle gengive e prima di coricarsi. Anche i collutori contenenti sostanze fenoliche ad azione antisettica, quali mentolo, timolo ed eucaliptolo (Essential Oil, EO) sono in grado di ridurre, sebbene in minor misura, la placca batterica e le gengiviti e non sono soggetti a fenomeni di resistenza microbica. L’uso regolare di questi colluttori si associa ad una riduzione del 28-34% della placca e delle gengiviti ad un follow-up a distanza di sei mesi.

I dentifrici contenenti triclosan, un antibatterico di sintesi, sono associati ad una riduzione significativa della placca e delle gengiviti, ma il loro utilizzo prolungato può instaurare fenomeni di resistenza batterica, pertanto il loro utilizzo non deve avvenire per lunghi periodi di tempo.

 

 

Gengivite

La gengivite è un’infiammazione localizzata intorno al colletto del dente ed è caratterizzata da arrossamento, edema, sanguinamento e talvolta da ipertrofia gengivale, esponendo chi ne è affetto al rischio di una più seria parodontite e conseguentemente a danni permanenti alle gengive e lesioni profonde nei tessuti di sostegno del dente. Nelle forme più gravi la parodontite può provocare la mobilità del dente e la sua conseguente caduta. Le gengiviti sono comunque forme infiammatorie reversibili e se opportunamente curate non determinano la perdita del supporto parodontale.

Si distinguono diverse forme di gengivite:

  1. Acuta: caratterizzata da infiammazione intensa e sanguinamento con margine gengivale arrossato ed edematoso
  2. Subacuta: con tessuti moderatamente infiammati, edematosi, di colore rosso, ma non violacei come nella forma acuta, e presenza di abbondante essudato. Il paziente si deve sforzare di detergere al massimo la zona delle recessioni, anche se questa pratica può risultare dolorosa
  3. Cronica: la gengiva marginale e le papille hanno subito una migrazione in senso apicale, il tessuto è edematoso, non ha più l'aspetto a buccia d'arancia e si presenta gonfio e di colore chiaro
  4. Acuta ulcero-necrotica: nella fase iniziale si manifesta infiammazione delle papille, sanguinamenti spontanei, ulcere crateriformi delle papille, necrosi, fetore e bruciore. Sporadicamente si può avere linfoadenopatia satellitare e nei casi più gravi febbre e malessere

 

 

Figura 1 - Tipica manifestazione di gengivite subacuta.

 

Sintomi

I sintomi più frequenti della gengivite acuta sono una spiccata sensibilità, sanguinamento delle gengive al contatto e dolore all'atto della masticazione, mentre il segno più diffuso sia delle forme acute che di quelle croniche è l’arrossamento del margine gengivale. La presenza di questi segni e sintomi, evidenzia la formazione di "tasche parodontali" spesso asintomatiche, zone in cui si raccolgono i batteri che colonizzano la cavità orale e che trovano in queste tasche profonde della gengiva, ricche di residui di cibo e con scarsa presenza di ossigeno, un luogo adatto per sopravvivere e riprodursi innescando un processo infiammatorio. L’evoluzione verso una parodontite cronica, con perdita del sostegno del dente e conseguente inizio della sua mobilità, può avvenire in tempi rapidi se non viene iniziata tempestivamente una cura.

Cause

 La causa più frequente è senza dubbio la mancanza di una adeguata igiene orale, poiché i residui di cibo che si fermano tra i denti o tra questi e le gengive, permettono ai batteri presenti nella bocca di iniziare la loro azione infettiva a carico delle gengive stesse. La presenza di carie, tartaro  o di protesi che irritano le gengive  favorisce l’instaurarsi di gengivite accumulando flora patogena.

 

Trattamento

Il trattamento della gengivite consiste fondamentalmente nell'eliminazione della placca batterica, mediante un’accurata igiene orale ed una dieta scarsa di cibi zuccherini. È importante sottolineare che mentre per la gengivite la soluzione terapeutica è relativamente semplice e poco impegnativa, tanto che in breve tempo è possibile far regredire gonfiore, sanguinamenti e dolore, nello stadio in cui la malattia evolve verso la parodontite cronica, il piano di trattamento diventa più complesso e richiede l’intervento di personale specializzato. Una gengiva sana è idealmente caratterizzata da un colorito rosa-corallo, aspetto a buccia d’arancia, assenza di placca batterica e di infiltrazione infiammatoria ed è possibile raggiungere questa situazione solamente con un controllo meticoloso dell'igiene orale quotidiana.

 

 

Parodontite (piorrea)

Piorrea è il termine popolare clinicamente non in uso, che indica lo stato d'infiammazione cronica delle strutture parodontali ad eziologia batterica. Essa è accompagnata da dolore, arrossamento e gonfiore delle gengive, da cui fuoriesce, nelle forme più gravi, un essudato purulento. All'origine delle gravi forme di piorrea c'è quasi sempre una gengivite trascurata. In passato la piorrea è stata tra le principali causa della perdita a volte completa e precoce dei denti, in quanto l’evoluzione della patologia conduce alla distruzione dell'osso alveolare che sorregge i denti. Esistono differenti tipi di parodontite, che vengono così classificati:

  1. Parodontite giovanile o prepuberale, che può essere localizzata o generalizzata.
  2. Parodontite dell'adulto, che si sviluppa dopo i 35 anni di età.
  3. Parodontite necrotizzante o acuta ulcero-necrotica
  4. Parodontite refrattaria
  5. Parodontiti associate a malattie sistemiche, quali:
  • sindrome di Down
  • diabete
  • sindrome di Papillon-Lefèvre (distruzione parodontale dei denti decidui e permanenti associata a calcificazioni meningee)
  • sindrome da immunodeficienza acquisita

Fattori di rischio

Oggi la piorrea, definita come parodontite  acuta o cronica, è un’affezione che se curata in tempo regredisce fino alla guarigione totale. Le parodontiti costituiscono inoltre un potenziale fattore di rischio per l’insorgenza di alcune importanti patologie sistemiche, quali:

  1. infezioni batteriche sistemiche
  2. endocarditi acute e subacute
  3. ischemie cerebrali
  4. malattie respiratorie
  5. ascessi cerebrali
  6. parti prematuri e neonati sottopeso

 

 

Figura 2 - Tipica manifestazione di parodontite iniziale.

 

Sintomi

Si tratta di una malattia che può avere pochi sintomi o addirittura nessuno durante le fasi iniziali. La sintomatologia comprende in linea generale i comuni sintomi della gengivite accompagnati da

 

Keywords

parodontite,

gengivite,

tasche gengivali, 

placca,

fattori di rischio parodontite

sintomi tipici della parodontite avanzata quali: arrossamento, sanguinamento, tumefazione delle gengive, alitosi persistente, formazione di tasche e recessioni gengivali, modificazioni nella normale chiusura della bocca durante la masticazione e perdita di attacco del dente che finisce per essere mobile per la distruzione dell’osso alveolare che lo sostiene.

 

Cause

La placca batterica ricopre un ruolo fondamentale nell’eziologia di questa patologia del parodonto poiché, depositandosi lungo il colletto dei denti, produce tossine che vanno ad intaccare l’epitelio giunzionale causando la formazione di tasche gengivali, sede di accumulo e proliferazione batterica con il conseguente danneggiamento dell’osso di sostegno del dente.

Altro importante fattore di rischio della malattia parodontale è l’ereditarietà, per cui gli individui con anamnesi di familiarità a tale patologia dovranno essere maggiormente accorti nel mantenere un’adeguata igiene orale ed uno stato di salute parodontale accettabile.

Un ultimo fattore di rischio è costituito dal fumo, infatti i fumatori hanno un rischio doppio di insorgenza di parodontite rispetto ai non fumatori.

 

Trattamento

Quando le gengive si distaccano dalla radice del dente e la placca batterica non è più eliminabile neppure con le normali operazioni di igiene orale quotidiana il trattamento necessita l’intervento del parodontologo per specifici interventi di chirurgia. Sarebbe opportuno eseguire antibiogrammi su un campione di placca batterica prelevato dal fondo delle tasche parodontali, per iniziare una mirata terapia antibiotica ma in pratica il prelievo risulta inquinato dai microrganismi della bocca e l’esame conseguentemente poco indicativo. Gli antibiotici utili sono le tetracicline per il loro tropismo osseo e perché secrete dalle ghiandole salivari, le penicilline ed in alcuni casi i fluorochinoloni.

 

Alitosi

L'alitosi è un disturbo molto frequente nella popolazione mondiale, tanto che si stima che oltre il 50% della popolazione mondiale ne sia affetta, includendo forme più eclatanti e persistenti e quelle più leggere e transitorie.

Può avere origini diverse, a volte è causata da malattie sistemiche, come ernia iatale, cirrosi epatica e diabete mellito ma più spesso è l’espressione di una scarsa igiene orale o di parodontopatie infiammatorie, che presentano tasche gengivali in cui si annidano i germi capaci di produrre i gas responsabili. Ai fini delle relazioni interpersonali il soggetto affetto da alitosi può essere preda di seri problemi relazionali che richiedono un’adeguata attenzione a questo disturbo. Nella quasi totalità dei casi l'alitosi può essere eliminata o comunque controllata in maniera tale che non interferisca nella vita di relazione.

 

Sintomi

Il cattivo odore dell’alito è il sintomo comune dell’alitosi. La diagnosi è basata fondamentalmente sull’esame organolettico dell’aria espirata con la bocca e con il naso:

  • se il cattivo odore riguarda solo aria espirata dalla bocca si è in presenza di alitosi dovuta probabilmente a problemi del cavo orale o della faringe
  • se il cattivo odore riguarda aria espirata dal naso l’alitosi è presumibilmente causata da una sinusite
  • se il cattivo odore riguarda naso e bocca con la stessa intensità è ipotizzabile una causa sistemica dell’alitosi

Esistono a questo scopo test specifici e metodi strumentali per analizzare i componenti dell’aria emessa.

 

Cause

 

Keywords

alitosi,

alimenti alitogeni,

ipofunzione salivare, 

batteri anaerobi Gram negativi

Nonostante la scarsa igiene orale sia la principale causa di alitosi, essa può originare anche da cause fisiologiche e patologiche, come ad esempio infezioni e malattie che non necessariamente sono relative al cavo orale e può dipendere in ultima istanza anche dall’assunzione di farmaci.

Tra le forme non patologiche di alitosi vi sono l’alitosi al risveglio mattutino, che è favorita da fattori ambientali come fumo, alcolici, caldo e aria secca durante il sonno, l’alitosi da digiuno, da periodo mestruale ed ovviamente da consumo di alimenti alitogeni, quali aglio, cipolla e spezie. Quando i composti che producono odore sono ingeriti o inalati, come nel caso di odori provenienti da cibi, tabacco e da composti odorosi prodotti patologicamente a livello orale sistemico, essi giungono al polmone e vengono espirati causando l’alitosi.

Tra le cause dell'alitosi si annoverano quindi:

  • Composti sulfurei volatili, come l'acido solfidrico, il metilmercaptano e il dimetilsolfuro. Il dorso della lingua e il solco gengivale sono serbatoi di microbi che possono produrre composti sulfurei volatili, specialmente ad opera dei batteri anaerobi Gram negativi, come il Porphyromonas gingivalis, il Prevotella intermedia, il Fusobacterium nucleatum, e il Treponema denticola. La presenza di questi microrganismi può essere favorita dai seguenti fattori: pH salivare alcalino, diminuzione del flusso salivare, gengiviti, periodontiti, stomatiti aftosiche e gengivostomatiti erpetiche. L'ipofunzione salivare diminuisce l'azione auto-detergente della cavità orale, ed i minori livelli di produzione di saliva durante la notte, frequentemente, comportano alitosi al mattino.
  • Infezioni dento-alveolari: malattie parodontali e neoplasie del cavo orale, essendo sorgenti di necrosi o di emorragia nella cavità orale, sono fattori che determinano alitosi.
  • La carie, così come le otturazioni ed i restauri debordanti o fratturati, creano ristagno di cibo, che decomponendosi produce alitosi. Allo stesso modo, la scarsa manutenzione e l'uso notturno di protesi possono causare cattivi odori, in seguito alla cattiva igiene orale e/o al diminuito flusso salivare durante la notte. Queste condizioni possono inoltre favorire la proliferazione della Candida albicans che non produce cattivo odore, ma può contribuire a modificare l'ambiente orale, provocando un cambiamento della flora batterica.
  • Fissure sulla lingua e cripte tonsillari contribuiscono allo stesso modo a creare tutte le condizioni favorevoli all’insorgenza di alitosi
  • Cause sistemiche: infezioni delle alte vie respiratorie, sinusiti, bronchiectasie, reflusso gastro-esofageo, stati febbrili, insufficienza epatica e renale, chetoacidosi diabetica, leucemie ed Helicobacter pylori
  • Reazioni avverse da farmaci: sono numerosi i farmaci responsabili, tra cui antidepressivi, neurolettici, antinfiammatori, antistaminici di prima generazione, Ace-inibitori ed antitumorali

 

 

Tabella 1 – Principali caratteristiche distintive dell'alitosi fisiologica o patologica

Alitosi fisiologica

Alitosi patologica

Generalmente risponde all'igiene orale

Richiede il trattamento delle cause

Manifestazione meno intensa

Manifestazione più intensa

Nessuna malattia sistemica

Malattie sistemiche

Alito mattutino

Infezioni del cavo orale

Respiro da digiuno

Infezioni di naso/seni paranasali

Respiro mestruale

Infezioni di tonsille/faringe

Indotta da cibi/farmaci

Disturbi gastrointestinali


Trattamento

Esistono vari prodotti per l’igiene della bocca sui quali si dispone però di pochi studi. A parte la riduzione di fumo, alcol ed alimenti alitogeni, il primo approccio prevede di norma il miglioramento dell’igiene orale con spazzolino, avendo cura di pulire anche la lingua, dentifricio, filo interdentale ed eventualmente collutori, anche se la loro composizione alcolica può produrre una maggiore secchezza della bocca, facilitando la riproduzione dei germi anaerobi responsabili della produzione delle sostanze volatili responsabili dell'alitosi.

Ci sono studi, al momento ancora sperimentali, che prevedono l’utilizzo di batteri probiotici e fotoesposizione per contrastare il fenomeno dell’alitosi.

Tra i rimedi sintomatici che combattono il cattivo odore senza influire sulle cause, rientrano l'utilizzo e la masticazione di erbe aromatiche come menta piperita, prezzemolo, salvia o basilico, semi di cardamomo o l'assunzione di prodotti a base di zenzero, finocchio, cumino e clorofilla. Se il disturbo è persistente e non di origine orale vanno indagate e affrontate altre cause a livello specialistico (vedi Tabella 1).

 

Afte

Le ulcere aftose, più semplicemente chiamate afte, sono le più comuni infezioni della bocca. L’eziologia è sconosciuta e la stimolazione virale sembra una causa tra le più probabili. Le afte non sono contagiose. Compaiono di frequente nei bambini tra il quinto ed il decimo anno di età ed essendo a volte molto dolorose, sono all’origine del rifiuto del cibo e di alcuni giorni di inappetenza, poiché il contatto con i cibi caldi, piccanti, salati o acidi determina un’intensa sensazione di bruciore. Le afte si sviluppano velocemente e la lesione mostra il suo sviluppo massimo dopo 12 ore circa dal primo stimolo doloroso; si presentano generalmente come piccole erosioni della mucosa orale dall’aspetto rotondeggiante, con dimensioni variabili (0,1–1 cm), dolenti, spesso recidivanti con manifestazioni di intensità e gravità molto differenti. Non sono mai sanguinanti e possono presentarsi sia come semplici ed uniche lesioni, che come un’insieme di ulcere dette a grappolo. Possono essere localizzate su lingua, guance, parte interna delle labbra e parte molle del palato. Normalmente la guarigione avviene in 7-10 giorni.

Sulla base della manifestazione clinica si distinguono aftosi orali minori, maggiori ed erpetiformi:

  • L’aftosi minore è la forma più frequente di aftosi (80% circa) e colpisce soprattutto l'infanzia e l'adolescenza: è caratterizzata da lesioni del diametro di pochi mm ed interessa soprattutto il vestibolo della bocca, generalmente nella parte interna del labbro inferiore. Il decorso è intenso e la guarigione avviene spontaneamente in una decina di giorni
  • L’aftosi orale maggiore è una patologia più complessa, dove le placche in numero variabile hanno dimensioni anche di 1 cm, dette ulcere di Sutton, sono persistenti, si risolvono con lievi esiti cicatriziali e sono localizzate di norma nel palato molle
  • L’aftosi erpetiforme, così denominata per la rassomiglianza alle ulcere erpetiche, presenta gruppi di numerose ulcerazioni puntiformi e si manifesta di norma nelle donne in età adulta

 

La forma più comune di aftosi è la stomatite aftosa ricorrente, con una prevalenza media nella popolazione generale del 20% caratterizzata da ulcere poco profonde che compaiono a tutte le età in maniera ricorrente ad intervalli che variano da pochi giorni ad alcuni mesi.

Fanno parte dell’aftosi anche le afte genitali e l'aftosi bipolare, tipica della malattia di Bechet in cui sono presenti contemporaneamente afte orali e genitali.

Un discorso a parte va fatto per tutte quelle affezioni del cavo orale dall'aspetto simile alle afte, ma la cui origine dipende da malattie ben definite. Tali lesioni possono dipendere da varie cause, tra le quali: carenza di acido folico e vitamina B12, morbo di Crohn, colite ulcerosa, intolleranza ai farmaci, immunodeficienze, mononucleosi, anemia, stomatiti, gengiviti, lupus eritematosus,  citomegalovirus e talvolta Herpes virus.

 

Sintomi

L'afta non va confusa con l'herpes labiale, poiché è localizzata all'interno della bocca, mentre le vescicole dell'herpes si sviluppano sulla parte esterna delle labbra.

L’afta è quasi sempre preceduta da lievi pizzicori che interessano la regione dove poi compariranno gli elementi ulcerativi, iniziano con una piccola lesione rotondeggiante, lievemente edematosa e si trasformano poi in una piccola vescicola di pochi mm, che si rompe rapidamente. Dopo 24-48 ore compare una piccola erosione, di colorito chiaro e dai margini arrossati. Le afte possono risolversi talvolta spontaneamente e regredire, ma più frequentemente la loro evoluzione segue lo stadio ulcerativo.

 

Cause

Le cause non sono ancora conosciute e le ipotesi nel corso degli anni sono state numerose e controverse. Nelle forme ricorrenti si è osservata una certa familiarità con alcuni fattori, che sono ritenuti scatenanti, tra i quali:

  • traumi locali
  • turbe gastrointestinali
  • periodi mestruali
  • stress fisici e psichici

 

Trattamento
I colluttori a base di clorexidina sono in grado di ridurre la durata e la gravità di ogni episodio, ma non influenzano le recidive nella stomatite aftosa ricorrente: la clorexidina è utile in questi casi per impedire possibili sovrainfezioni. La sua cura e quella delle sue recidive è particolarmente difficile, anche in considerazione dell’eziologia di non facile interpretazione. L’utilizzo dei corticosteroidi topici, utilizzati nel caso di afte multiple e di grandi dimensioni, è utile nel ridurre il dolore e la durata delle lesioni, anche se non ha alcun effetto sull’insorgenza di nuove ulcerazioni. L'applicazione di prodotti a base di acido ialuronico esplica la sua azione sintomatica con la protezione alla lesione e sembra prevenire gli episodi ricorrenti.

Nel caso di lesioni infette è inoltre necessario avviare un’adeguata terapia antibiotica sistemica e locale per fronteggiare l’infezione. Per non aumentare la sensazione dolorifica è inoltre opportuno evitare i cibi irritanti, limitare l'uso di aceto, bevande alcoliche ed il consumo di frutti aciduli come limoni, arance ed ananas.

 

Stomatite

La stomatite è una malattia di natura infiammatoria acuta o cronica a carico del tessuto mucoso che riveste la cavità orale e talvolta è di forma distrofica e responsabile dell’alterazione del normale aspetto della mucosa orale. Il processo infiammatorio coinvolge tutta la mucosa della cavità orale (guance, gengive, lingua, labbra, palato e pavimento della bocca) e può colpire qualunque fascia di età. A seconda della manifestazione clinica, si distinguono diverse forme di stomatite:

  1. aftosa, con vescicole che si rompono e si trasformano in ulcere. La stomatite aftosa è una specifica forma che si presenta con gonfiore, ulcere dolorose, con dimensioni puntiformi fino a raggiungere il diametro di 2,5 cm e localizzate principalmente su labbra, guance, gengive, palato e pavimento del cavo orale
  2. gangrenosa, con lesioni profonde e distruttive, colpisce soprattutto i soggetti immunocompromessi o diabetici e coloro che abbiano subito intossicazioni da mercurio o da piombo
  3. vescicolosa, con minuscole vescicole contenenti un liquido sieroso, che si rompono formando ulcere e croste. Origina dall'herpes e compare generalmente in seguito a patologie quali influenza, polmonite o meningite
  4. ulcerosa, con ulcere superficiali coperte di una formazione biancastra maleodorante ed è accompagnata da febbre e aumento di vo­lume delle ghiandole salivari.

La stomatite evolve generalmente da una gengivite, che si estende alla mucosa gengivale e poi alla guancia. In ogni caso è necessario eliminare tutte le concause del fenomeno infiammatorio, come la scarsa igiene orale, un’alimentazione povera di vitamine, eventuali bordi taglienti nei soggetti portatori di protesi. Nelle forme dovute ad intossicazione da metalli è inoltre opportuno eliminare la fonte d’intossicazione.

 

Sintomi

La stomatite, spesso accompagnata da alitosi, si presenta generalmente con una sensazione di fastidio, bruciore, scialorrea, sanguinamento delle gengive, febbre, ingrossamento dei linfonodi e dolori spontanei dell’area interessata, che vengono accentuati durante la masticazione. La mucosa della zona coinvolta appare arrossata e gonfia e spesso si manifestano una o più aree ulcerate. L'evoluzione del quadro sintomatologico non supera di solito i 7-8 giorni anche se esistono delle forme di stomatite con evoluzione particolarmente grave.

 

Cause

Oltre alla scarsa igiene orale, che può essere alla base del fenomeno ci sono fattori che localmente possono essere responsabili dell’insorgenza di una stomatite. Si distinguono cause:

  • meccaniche, come traumi persistenti che possono irritare la mucosa orale causati da protesi incongrue, denti cariati o fratturati, difficile eruzione di un dente e morsicamenti delle guance
  • termiche, come le scottature provocate dall'assunzione di cibi o bevande calde
  • chimiche, tra le quali annoveriamo le reazioni allergiche a farmaci o l’esposizione a metalli pesanti, come mercurio, piombo e bismuto oppure cibi speziati, l’eccessivo consumo di alcol ed infine infezioni locali o sistemiche.

 

Oltre a fattori locali, la stomatite può essere la manifestazione locale di particolari stati fisiologici o di patologie sistemiche, come ad esempio:

  • malattie infettive, quali tifo, varicella, morbillo, scarlattina, influenza, difterite infezioni erpetiche, gonorrea, leucemia, AIDS, polmonite e meningite
  • patologie di tipo dismetabolico, come diabete, stati dispeptici e uremia
  • condizioni ormonali, quali stato mestruale e gravidanza o disturbi delle ghiandole endocrine
  • stati di avitaminosi o ipovitaminosi
  • trattamenti antibiotici che modificando la flora batterica della bocca.

 

Trattamento

La terapia della stomatite dipende dall'individuazione della causa che ne è all'origine. Nelle stomatiti come manifestazioni di infezioni di tipo sistemico verranno utilizzati antibiotici e farmaci antivirali. Il trattamento locale mira a proteggere la zona ulcerata, ad alleviare il dolore, a ridurre l’infiammazione o a prevenire infezioni secondarie. L’utilizzo dei corticosteroidi topici sulle lesioni

 

Keywords

stomatite,

stomatite aftosa,

clorexidina,

benzidamina cloridrato, 

acido ialuronico

 dolorose riduce la durata delle ulcere e la sintomatologia, facilitando il processo di guarigione. Il colluttorio antisettico con clorexidina allo 0,12% è indicato nel trattamento locale della stomatite. La benzidamina cloridrato in collutorio o in spray può essere usata per alleviare il dolore associato a diverse forme di ulcera ma in alcuni pazienti gli sciacqui orali a concentrazione massima possono causare bruciore e andrebbero quindi diluiti con un volume equivalente di acqua. Come per le aftosi l'applicazione di prodotti a base di acido ialuronico protegge la lesione e ne riduce la dolorosità. Nelle stomatiti dovute ad ipovitaminosi è inoltre necessario associare una opportuna terapia vitaminica di sostegno e correggere l’alimentazione aumentando l’apporto di frutta e verdura.

 

Glossite

La glossite è un'infiammazione acuta o cronica della lingua, che appare arrossata, gonfia e dolente anche se in alcuni casi la sintomatologia può essere assente. Le papille che rivestono il dorso della lingua tendono a diminuire di volume fino a scomparire e la lingua si presenta in questo modo levigata perdendo il tipico aspetto rugoso. La glossite può presentarsi sia come affezione primaria sia come manifestazione clinica di un’affezione sistemica.

Forme particolari di glossite sono:

  • glossite atrofica di Hunter, patognomonica (determinante per stabilire la diagnosi) dell'anemia perniciosa caratterizzata da lingua liscia, lucida, rossa e senza papille
  • lingua a carta geografica, conosciuta anche come glossite migrante benigna, è una particolare forma di glossite di cui non si conosce l’eziologia ma che ha la tendenza a trasmettersi geneticamente. È caratterizzata dalla perdita delle papille in alcune aree della lingua che, a causa di ciò, risulta liscia ed arrossata. La perdita delle papille è distribuita sulla superficie della lingua in modo da far assumere alla superficie dorsale un aspetto somigliante ad una carta geografica che muta repentinamente e da cui deriva anche il nome di "glossite migrante benigna". La lingua geografica può essere asintomatica oppure presentarsi con una sensazione di bruciore, guarisce spontaneamente ma può permanere per mesi e spesso ripresentarsi.
  • lingua nigro villosa, la lingua appare ricoperta di peluria nerastra a causa dell'allungamento e della discolorazione delle papille filiformi. La lingua nera villosa è caratterizzata da un abnorme allungamento delle papille filiformi presenti sul dorso linguale che passano dalla normale lunghezza di 1 mm a 15 mm circa, con contemporaneo mutamento di colore che conferisce alla lingua un colore nero-marrone scuro. È un'affezione rara e benigna, più spesso asintomatica, la cui causa specifica risulta ancora sconosciuta. Esistono fattori che predispongono all'ipertrofia e all'allungamento delle papille tipici della lingua villosa o all'iperproduzione di pigmenti, responsabili della loro alterazione di colore, da parte di batteri e funghi del cavo orale. Tra questi fattori vi sono: cattiva igiene orale, assunzione di antibiotici a largo spettro, fumo, masticazione di tabacco, riduzione della produzione di saliva. La guarigione si ha con la sospensione del fattore predisponente unita allo spazzolamento del dorso della lingua con lo spazzolino da denti o con un apposito puliscilingua.

 

Sintomi

Nella sua forma acuta la patologia si manifesta con dolore, tumefazione, difficoltà di masticazione, di deglutizione e di fonazione. La lingua affetta da glossite cronica si presenta arrossata, tumefatta, lucida e gonfia, spesso con ulcerazioni, chiazze biancastre e zone di desquamazione o ispessimento a seconda del tipo di glossite.

 

Cause
La glossite ha spesso carattere di ereditarietà, ma può anche essere dovuta a diversi fattori, tra i quali:

  • infezioni batteriche da streptococco e stafilococco, infezioni virali, tubercolari o micotiche
  • esposizione ad agenti irritanti della cavità orale, quali tabacco, alcol, alimenti e bevande molto calde o spezie
  • irritazioni meccaniche: traumi o microtraumi ripetuti
  • reazioni allergiche a materiali dentali, coloranti alimentari e sostanze contenute in dentifrici o colluttori
  • carenze alimentari di minerali, quali ferro e zinco e stati di ipovitaminosi, in particolare carenze di vitamine del gruppo B, quali tiamina (B1), riboflavina (B2), cianocobalamina (B12), niacina (B3) e acido folico
  • reazioni avverse a farmaci o radioterapia
  • anemia perniciosa
  • sifilide

 

Trattamento

La terapia, nel caso la glossite sia una manifestazione localizzata di una patologia sistemica, è

 

Keywords

glossite,

benzidamina cloridrato, 

flurbiprofene

mirata soprattutto a rimuovere la causa. Il trattamento sintomatico è invece basato sull’impiego di antinfiammatori locali o sistemici a seconda della gravità del sintomo. Gli antinfiammatori locali, generalmente a base di benzidamina cloridrato e flurbiprofene, sono disponibili come collutori, nebulizzatori o pastiglie da sciogliere in bocca.

 

 

Candidosi orale

La candidosi orale è un’infezione fungina della mucosa orale sostenuta dai ceppi di Candida, che si sviluppa rapidamente sfruttando le particolari condizioni di umidità e le abrasioni della mucosa orale su cui il fungo spesso colonizza causando recidive.

Si distinguono cinque forme di candidosi orale a seconda delle manifestazioni cliniche:

  • Candidosi pseudomembranosa (mughetto):è la forma che si osserva più frequentemente nei bambini ed è chiamata anche mughetto. Nel lattante si forma facilmente nelle abrasioni che si vengono a creare per effetto della suzione del capezzolo, del biberon o del ciuccio. Per questo motivo è opportuno che biberon e tettarelle vengano adeguatamente sterilizzati. Questa forma si osserva anche molto spesso in soggetti in terapia con antibiotici e nei pazienti affetti da AIDS. È caratterizzata da placche bianche, che sono composte da detriti fungini, ife, spore e cellule desquamate. Le placche, se grattate, si distaccano dalla mucosa lasciando un'area sottostante di aspetto eritematoso.
  • Candidosi eritematosa:compare di norma sul dorso linguale e sul palato presentando caratteristiche zone rosse.Può avere un'insorgenza acuta in seguito ad una terapia antibiotica ed è associata a bruciore intensoe perdita delle papille filiformi sulla lingua. Ci sono anche forme croniche associate all’utilizzo delle protesi mobili, nelle quali si osservano aree eritematose multiple concentrate nelle zone del palato a contatto con la protesi e sul dorso linguale
  • Candidosi cronica iperplastica:è la forma di candidosi più rara e si riscontra quasi esclusivamente nei fumatori cronici.Le placche, definite anche come forme di leucoplachia con superinfezione da Candida albicans, si presentano fortemente adese alla superficie mucosa e non si distaccano anche se grattate.
  • Cheilite angolare:si osserva nei pazienti anziani portatori di protesi ed è caratterizzata da eritema, fissurazione e desquamazione delle commissure labiali (angoli della bocca).
  • Candidosi mucocutanea:è una forma di candidosi rara associata ad alterazioni immunitarie di origine ereditaria e caratterizzata da lesioni della mucosa orale associate a lesioni della cute, delle unghie e di altre mucose, che compaiono nei primi anni di vita con l'aspetto di placche multiple e strettamente aderenti alle superfici mucose.

 

Sintomi

Il mughetto o candidosi pseudomembranosa è caratterizzato da sintomi molto caratteristici, quali:

  • bruciore della cavità orale e sapore metallico
  • presenza di placche bianche, di forma irregolare fortemente adese alla mucosa
    • localizzazione delle placche sulla mucosa orofaringea e vestibolare, sul palato e talvolta sul dorso della lingua
    • presenza spesso concomitante di eritema da pannolino sostenuto da Candida

 

Cause

Il mughetto è causato dalla Candida albicans o da altri funghi del genere Candida come la krusei, la tropicalis e la parapsilosis. La Candida albicans è normalmente presente nella flora che colonizza la cavità orale ed il tubo digerente, tanto che in circa la metà degli individui sani questo fungo può essere isolato senza che si sviluppi necessariamente l’infezione orale, la quale è estremamente rara ed è sostenuta di norma nel soggetto adulto da fattori predisponenti come il diabete, l’HIV, l’utilizzo di protesi mobili e terapie farmacologiche a base di antiblastici, corticosteroidi ed antibiotici. Il neonato ed il lattante sono invece particolarmente esposti a tale infezione, poiché il loro sistema immunitario è ancora poco sviluppato ed efficiente ed i trattamenti antibiotici, spesso frequenti, possono favorire l’insorgenza della micosi eliminando la flora batterica orale.

 

Trattamento

Il mughetto orale, così come la candidosi orale di grado lieve in soggetti non immunodeficienti,

 

Keywords

candidosi orale,

mughetto orale,

nistatina,

miconazolo 

 

richiede frequentemente il trattamento con antimicotici topici, utilizzando come farmaco di prima scelta la nistatina o in alternativa miconazolo per applicazione topica.

Vengono spesso effettuate in prima battuta e prima del trattamento con antimicotici topici applicazioni locali di acqua e bicarbonato imbevuti su di una garza sterile, avendo cura di estendere tali applicazioni anche al capezzolo e all'areola nel casi di allattamento al seno. È inoltre indispensabile sterilizzare attentamente anche tettarelle e ciuccio.

 

 

 

 

 

Herpes simplex

L’infezione da Herpes simplex è sostenuta da due tipi di virus il tipo 1 (HSV1) e il tipo 2 (HSV2), che hanno strutture molecolari simili ma presentano differenze nella patogenicità. Hanno infatti localizzazioni diverse: l’HSV (Herpes Simplex Virus) di tipo 1, che viene anche chiamato Herpes simplex labiale, causa infezioni a carico dei tessuti oro-facciali e si manifesta con lesioni vescicolari comunemente riunite a grappolo a carico della mucosa orale, faringea, oculare e della cute di viso e tronco al di sopra del diaframma.

 

Keywords

Herpes Simplex Virus,  HSV1 HSV2,

aciclovir

L’HSV di tipo 2, detto invece Herpes simplex genitale, ha un tropismo superiore per le mucose genitali e la cute al di sotto del diaframma.

Entrambi i virus dopo il contagio, che può avvenire senza manifestazioni cliniche, raggiungono i gangli del sistema nervoso percorrendo i nervi sensitivi sacrali e del trigemino dove rimangono in uno stato di latenza e sono in grado di riattivarsi periodicamente a causa di fattori aspecifici, quali traumi, febbre, esposizione ai raggi solari, stress e mestruazioni, che danno origine a lesioni ulcerative ricorrenti della mucosa orale o genitale.

 

Sintomi

L’infezione primaria avviene generalmente nell'infanzia o nella prima adolescenza è di norma asintomatica. In alcuni casi invece si manifesta con gengivostomatite erpetica, caratterizzata da febbre, inappetenza, linfoadenopatie o cheratocongiuntivite. Un aspetto caratteristico di questa infezione è rappresentato dalle ulcerazioni gengivali. Se l’infezione primaria avviene in età adulta è anche possibile che si manifestino forme di faringotonsillite.

Le infezioni orali ricorrenti mostrano una preferenza per le aree della mucosa cheratinizzata, quali il bordo vermiglio delle labbra, il palato duro, la gengiva fissa e più raramente il dorso linguale. Nei pazienti con grave forme di immunodeficienza l'HSV1 può dare origine a lesioni molto estese e persistenti con aspetti clinici atipici. Sintomi tipici dell’infezione sono:

  • sensazione di bruciore, dolore, tensione e prurito nell’area periorale
  • formazione a distanza di qualche ora di bollicine sierose rotondeggianti, che tendono a raggrupparsi in grappoli e a diventare purulente
  • comparsa di piccole croste che cicatrizzano lentamente
  • durata dei sintomi generalmente non superiore ad 8-10 giorni
  • scomparsa delle lesioni senza cicatrici

La frequenza di ricomparsa delle infezioni ricorrenti varia a seconda dei soggetti: alcuni presentano un’eruzione più volte al mese, altri poche volte all’anno.

 

Cause

L’infezione da HSV di tipo 1 viene trasmessa attraverso la salivaed il contatto con le lesioni labiali. L’infezione, che avviene soprattutto nell’infanzia, è di carattere endemico tanto che si calcola che circa il 90% degli adulti sia portatore di anticorpi contro HSV1.

L’HSV di tipo 2 viene invece trasmesso attraverso i rapporti sessuali, nonostante sia possibile il contagio del neonato durante il passaggio attraverso il canale del parto della madre infetta. Le infezioni da HSV di tipo 2 hanno proporzioni più limitate infatti solo il 30% degli adulti possiede anticorpi contro l’HSV2.

Eccezioni sono rappresentate da infezioni da parte dell'HSV2 nella cavità orale come conseguenza di rapporti oro-genitali, mentre l'HSV1 raramente infetta le mucose genitali.

 

Trattamento

La terapia della gengivostomatite erpetica è sintomatica. Nelle prime infezioni e nelle infezioni orali ricorrenti l’aciclovir per via sistemica è efficace nel ridurre la durata dei sintomi e del dolore, mentre non vi sono dati certi sull’utilità delle preparazioni di farmaci antivirali ad uso topico, comprese quelle a base di aciclovir. Utili nella riduzione della frequenza degli episodi di herpes labiale durante la stagione estiva è anche l’utilizzo dei filtri solari nei soggetti esposti alle radiazioni solari.

 

Malattia bocca-mani-piedi

La malattia bocca-mani-piedi è una malattia virale molto contagiosa e non sono rari episodi epidemici, ma si manifesta senza gravi complicazioni ed è una malattia a decorso spontaneo, dovuta ai virus del gruppo delle Coxsackie A. È caratterizzata da lesioni vescicolari che si localizzano, come suggerisce il nome, a livello di piedi, mani e bocca e colpisce prevalentemente i bambini al di sotto dei 5 anni di età anche se l’infezione si può contrarre a qualunque età. In Italia tende a manifestarsi prevalentemente nel periodo estivo autunnale.

I sintomi della malattia insorgono mediamente dopo 3-6 giorni dal momento del contagio e la malattia guarisce spontaneamente dopo 7-10 giorni. La comparsa di eruzioni nella cavità orale precedono quella delle lesioni cutanee che tipicamente si localizzano nella regione palmare delle mani, in quella plantare dei piedi ed in alcuni casi anche sulle natiche. Possibili complicazioni insorgono se l’infezione viene contratta della donna durante il 1° trimestre di gravidanza, poiché vi può essere aborto spontaneo o ritardo nella crescita intrauterina.

 

Sintomi

La sintomatologia iniziale dell’infezione include sintomi di malessere generale, quali febbre, che può raggiungere i 38,5°C, inappetenza, dolori addominali e a volte diarrea. Dopo 1-2 giorni dall'inizio della febbre compare l'esantema orale generalmente doloroso e localizzato sulla lingua, ma che può anche manifestarsi sulle gengive, sulla parte interna delle guance e sul palato. Le eruzioni cutanee si manifestano su:

  • bocca: compaiono macule rosse di alcuni mm di diametro che evolvono presto in vescicole su base rossa, le quali rapidamente si rompono formando lesioni dolorose che causano difficoltà nell’ingestione di alimenti e bevande;
  • mani e piedi e spesso anche natiche: compaiono piccole macchioline rosse che evolvono in vescicole ovali leggermente in rilievo e solitamente non pruriginose dopo 1-2 giorni dalla comparsa di quelle orali

Febbre e malessere scompaiono dopo 3-4 giorni, le ulcere orali dopo 1 settimana circa, mentre le vescicole su mani e piedi possono persistere anche per una decina di giorni.

 

Cause
Differenti virus possono causare tale malattia, ma il virus più frequentemente responsabile è il Coxsackie A16, seguito in ordine di frequenza dal Coxsackie A5 e A10. Tuttavia la malattia può originare anche dal contagio del Coxsackie A9 e B5 e a volte dall'enterovirus 71. La trasmissione della malattia, che raggiunge la massima contagiosità durante la prima settimana, avviene più frequentemente con il contatto diretto delle secrezioni nasali ed orali della persona infetta e meno abitualmente con il contatto del materiale fecale, nel quale il virus può rimanere presente anche per un mese. In corso di infezione è inoltre opportuno non rompere le bolle per diminuire la diffusione e la contagiosità del virus.

 

Trattamento

I trattamenti sono solo sintomatici e l’infezione tende a guarire spontaneamente. Utili consigli possono essere quelli di:

  • evitare alimenti salati, piccanti e caldi, che possono irritare le lesioni orali e evitare anche cibi che devono essere masticati a lungo
  • in caso di febbre somministrare paracetamolo
  • è buona norma che paziente e familiari lavino frequentemente e con accuratezza le mani per ridurre la diffusione del virus

 

Rischi legati al piercing orale

I tatuaggi e i piercing nelle loro svariate forme sono nati e si sono affermati come tradizione che veicolava vari significati, come l’appartenenza a una tribù, il superamento di una tappa in un rito d’iniziazione, ecc. Oggi queste pratiche si sono grandemente diffuse nei paesi occidentali affermandosi come mode giovanili e sono il frutto più di una scelta personale che non della pressione del gruppo o del rispetto della tradizione. Tuttavia l’applicazione invasiva di un oggetto ornamentale attraverso la pelle e le mucose rappresenta un problema concreto per la salute pubblica. Il piercing su lingua, labbra, mento, guance, frenuli ed ugola è una moda rischiosa e dannosa per ciò che riguarda le possibili conseguenze sulla salute del cavo orale.

Il rischio più probabile è sicuramente quello di infezione localizzata, dovuto all’abbondante presenza orale di flora batterica e non può nemmeno essere escluso il rischio d’infezione dovuto alla mancata sterilizzazione del piercing così come il rischio di trasmissione di epatite B e C o di HIV durante l’intervento se questo viene praticato in condizioni igieniche rischiose, tanto che in alcuni stati degli Stati Uniti l’uso del piercing orale è già stato proibito. Il piercing può inoltre causare lesioni ad alcuni nervi della lingua e può comportare difficoltà nella masticazione e nella deglutizione. Altre possibili conseguenze di questo intervento sono le più svariate ed includono allergie ai costituenti del piercing, sanguinamenti nella sede di inserzione, formazione di ematomi, dolori, salivazione più abbondante, perdita del gusto e della sensibilità della lingua, formicolio e traumatismi a carico dei denti con elevato rischio di frattura o abrasione dello smalto dei denti.

 

 

Rischi legati alle amalgame dentali al mercurio

L’amalgama d’argento è un materiale da restauro odontoiatrico utilizzato per lungo tempo il cui impiego sta scomparendo dalla pratica clinica in quanto numerosi studi hanno evidenziato come alcune condizioni potrebbero favorire la liberazione dalle otturazioni del mercurio contenuto in questo materiale con possibili danni alla salute. Il rischio è legato all’emissione di vapori al mercurio da parte dell’amalgama che può essere accentuato durante la masticazione, lo spazzolamento dei denti ed il consumo di bevande calde.

Questo rischio sarebbe inoltre aumentato durante le procedure di otturazione, di rimozione o di lavorazione dell’otturazione stessa. La sintomatologia legata alla tossicità del mercurio sarebbe soprattutto a carico del sistema nervoso centrale ed includerebbero sintomi, quali cefalea, irritabilità, depressione, dermatiti, stanchezza cronica, astenia, deficit della memoria e tremori. Ma su questo argomento la letteratura scientifica è molto discordante ed al momento attuale non è chiaro se l’utilizzo di queste amalgame sia legato o meno al rischio di intossicazione sistemica, anche perché numerosi sintomi e disturbi potenzialmente riferiti alle intossicazioni da amalgama al mercurio sono riconducibili anche ad altre cause.

Il gruppo di lavoro incaricato di studiare la pericolosità dell’amalgama dalla Direzione generale III della Commissione europea è giunto alle seguenti conclusioni:

  • tutti i materiali utilizzati per il restauro dentario possono avere effetti indesiderabili e molti di questi materiali contengono sostanze tossiche
  • sulla base dei dati attualmente disponibili si può affermare che il mercurio contenuto nelle amalgame dentali non rappresenta un rischio inaccettabile per la popolazione
  • non si escludono reazioni locali alle amalgame e agli altri materiali di restauro
  • i vantaggi apportati dal restauro con amalgama sono nettamente superiori ai rischi documentati e il rapporto rischio-beneficio corrisponde allo stato dell’arte riconosciuto e accettato.

 

 

Siti Internet utili


www.pnlg.it/tskfrc/cap61.php (***) Sito del Programma Nazionale Linee Guida dell'Istituto Superiore di Sanità. La sezione qui indicata riporta il capitolo 61 'Educazione sanitaria per la prevenzione delle patologie dentarie e periodontali' della Guida ai servizi clinici di prevenzione.

 

www.andi.it (**) Sito ufficiale dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, che raccoglie oltre 19.000 associati e svolge attività culturale e scientifica. Il sito è ricco di informazioni per pazienti ed operatori sanitari, mettendo a disposizione comunicati e rassegne stampa. Dalla sezione 'Riviste online free' è possibile accedere gratuitamente a molte riviste specialistiche.

 

www.cdc.gov/oralhealth (***) Sezione in lingua inglese del sito del Center for Disease Control and Prevention statunitense (CDC), interamente dedicata alla salute del cavo orale e ricca di informazioni, raccomandazioni e linee guida riguardanti la prevenzione delle patologie del cavo orale ed i vantaggi dell’utilizzo dei floridi e della fluorizzazione dell’acqua potabile nella prevenzione della carie.

 

www.who.int/topics/oral_health (**) Sezione in lingua inglese del sito dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dedicata alla salute dentale, contenente informazioni relative ai fattori di rischio delle patologie parodontali.

 

Bibliografia

  1. Agerback N, De Paola PF, Brudevold F. Effects of professional tooth cleaning every third week on gingivitis and dental caries in children. Community Dent Oral Epidemiol 1978;6:40-41.
  2. AmericanAcademy of Pediatrics. Fluoride supplementation for children: interim policy recommendations. Pediatrics 1995;95:777.
  3. American Dental Association. The importance of professional teeth cleaning. Chicago: American Dental Association, 1985.
  4. American Dietetic Association. Position of the American Dietetic Association: the impact of fluoride on dental health. J Am Diet Assoc 1994;94:1428-1431.
  5. Axelsson P, Lindhe J. Effect of controlled oral hygiene procedures on caries and periodontal disease in adults: results after six years. J Clin Parodontol 1981;8:239-248.
  6. Badersten A, Egelberg J, Koch G. Effect of monthly prophylaxis on caries and gingivitis in schoolchildren. Community Dent Oral Epidemiol 1975;3:1-4.
  7. Banting D, Bosma M, Bollmer B. Clinical effectiveness of a 0.12 per cento chlorhexidine mouth rinse over two years. J Dent Res 1989;68:1716-1718.
  8. Barnes CM, Weatherford TW, Menaker L. A comparison of the Braun Oral-B Plaque Remover (D5) electric and a manual toothbrush in affecting gingivitis. J Clin Dent 1993;4:48- 51.
  9. Beck JD, Lainson PA, Field HM, et al. Risk factors for various levels of periodontal disease and treatment need in Iowa. Community Dent Oral Epidemiol 1984;12:17-22.
  10. Brown LF. Research in dental health education and health promotion: a review of the literature. Health Educ Q 1994;21:83-102.
  11. Burt BA, Eklund SA, Morgan KJ, et al. The effects of sugar intake and frequency of ingestion on dental caries increment in a three-year longitudinal study. J Dent Res 1988;67:1422-1429.
  12. Burt BA, Eklund SA. Dentistry, dental practice, and the community, 4th ed. Philadelphia: WB Saunders, 1992: 162-165.
  13. Burt RA, Eklund SA, Morgan KJ, et al. The effect of diet on the development of dental caries. Final report, contract DE-22438. Bethesda: National Institute of Dental Research, 1987.
  14. Caton JG, Blieden TM, Lowenguth RA, et al. Comparison between mechanical cleaning and an antimicrobial rinse for the treatment and prevention of interdental gingivitis. J Clin Parodontol 1993;20:172-178.
  15. Centers for Disease Control. Fluoridation census, 1992. Washington, DC: Department of Health and Human Services, 1993.
  16. Deasy MJ, Singh SM, Rustogi KN, et al. Effect of a dentifrice containing triclosan and a copolymer on plaque formation and gingivitis. Clin Prev Dent 1991;13:12-19.
  17. Gift HC, Redford M. Oral health and the quality of life. Clin Geriatr Med 1992;8:673- 683.
  18. Gift HC, Reisine ST, LarachDC. The social impact of dental problems and visits. Am J Public Health 1992;82: 1663-1668.
  19. Gustafsson BE, Quensel CE, Lanke LS, et al. The Vipeholm dental caries study: the effect of different levels of carbohydrate intake on caries activity in 436 individuals observed for 5 years. Acta Odontol Scand 1954;11:232-364.
  20. Heifetz SB, Meyers RJ, Kingman A. A comparison of the anticaries effectiveness of daily and weekly rinsing with sodium-fluoride: final results after three years. Pediatr Dent 1982;4:300-303.
  21. Horowitz AM, Suomi JD, Peterson JK, et al. Effects of supervised daily dental plaque removal by children after 3 years. Community Dent Oral Epidemiol 1980;8:171-176.
  22. Horowitz AM. Effective oral health education and promotion programs to prevent dental caries. Int Dent J 1982;33:171-181.
  23. Kuthy RA, McTigue DJ. Fluoride prescription practices of Ohio physicians. J Public Health Dent 1987;47:172-176.
  24. Lang NP, Cumming BR, Loe H. Toothbrush frequency as it is related to plaque development and gingival health. J Parodontol 1973;44:398-405.
  25. Lang NP, Hotz P, Graff H, et al. Effect of supervised chlorhexidine mouthrinses in children. J Periodont Res 1982;17: 101-111.
  26. Lewis DW, Banting DW. Water fluoridation_current effectiveness and dental fluorosis. Community Dent Oral Epidemiol 1994;22:153-158.
  27. Loe H, Kleinman DV. Dental plaque control measures and oral hygiene practices. Proceedings from a state-of-the-science workshop. Washington, DC: IRL Press, 1986.
  28. Nowjack-Raymer RE, Gift HC. Contributing factors to maternal and child oral health. J Public Health Dent 1990;50 370-378.
  29. O’Sullivan DM, Tinanoff N. Social and biological factors contributing to caries of the maxillary anterior teeth. Pediatr Dent 1993;15:41-44.
  30. Navia JM. Caries prevention in infants and young children: which etiologic factors should we address? J Public Health Dent 1994;54:195-196.
  31. Oliver RC, Brown LJ, Loe H. An estimate of periodontal treatment needs in the U.S. based on epidemiologic data. J Parodontol 1989;60:371-380.
  32. Olivier M, Brodeur JM, Simard PL. Efficacy of APF treatments without prior toothcleaning targeted to high-risk children. Community Dent Oral Epidemiol 1992;20:38-42.
  33. Oral Health Coordinating Committee, Public Health Service. Toward improving the oral health of Americans: an overview of oral health status, resources, and care delivery. Public Health Rep 1993;108:657-672.
  34. Public Health Service. Oral health of United States children: the national survey of dental caries in U.S. school children: 1986-1987. National and regional findings. Bethesda: National Institutes of Health, 1989.
  35. Ripa LW. A critique of topical fluoride methods (dentifrices, mouthrinses, operator-, and self-applied gels) in an era of decreased caries and increased fluorosis prevalence. J Public Health Dent 1991;51:23-41.
  36. Ripa LW. Nursing caries: a comprehensive review. Pediatr Dent 1988;10:268-282.
  37. Roberts GJ, Cleaton-Jones PE, Fatti LP, et al. Patterns of breast and bottle feeding and their association with dental caries in 1- to 4-year-old South African children. 2. A case control study of children with nursing caries. Community Dent Health 1994;11:38-41.
  38. Rugg-Gunn AJ, Hackett AF, Appleton DR, et al. Relationship between dietary habits and caries increments assessed over two years in 405 English adolescent schoolchildren. Arch Oral Biol 1984;29:983-992.
  39. Serwint JR, Mungo R, Negrete VF, et al. Child-rearing practices and nursing caries. Pediatrics 1993;92: 233-237.
  40. Stephen KW, Kay EJ, Tullis JI. Combined fluoride therapies: a 6-year double-blind school-based preventive dentistry study in Inverness, Scotland. Community Dent Oral Epidemiol 1990;18:244-248.
  41. Stoltze K, Bay L. Comparison of a manual and a new electric toothbrush for controlling plaque and gingivitis. J Clin Parodontol 1994;21:86-90.
  42. Suomi JD, Greene JC, Vermillion JR, et al. The effect of controlled oral hygiene procedures on the progression of periodontal disease in adults: results after third and final year. J Parodontol 1971;42:152-160.
  43. Svatun B, SaxtonCA, Rolla G. Six-month study of the effect of a dentifrice containing zinc citrate and triclosan on plaque, gingival health, and calculus. Scand J Dent Res 1990;98:301-304.
  44. Szpunar SM, Burt BA. Evaluation of appropriate use of dietary fluoride supplements in the US. Community Dent Oral Epidemiol 1992;20:148-154.
  45. van der Weijden GA, Timmerman MF, Reijerse E, et al. The long-term effect of an oscillating/rotating electric toothbrush on gingivitis: an 8-month clinical study. J Clin Parodontol 1994;21:139-145.
  46. Weinstein P, Milgrom P, Melnick S, et al. How effective is oral hygiene instruction? Results after 6 and 24 weeks. J Public Health Dent 1989;49:32-38.
  47. Weintraub JA. The effectiveness of pit and fissure sealants. J Public Health 1989;49(Special Issue):317-330.
  48. Woolfolk MW, Faja BW, Bagramian RA. Relation of sources of systemic fluoride to prevalence of dental fluorosis. J Public Health Dent 1989;49:78-82.
  49. Yates R, Jenkins S, Newcombe R, et al. A 6-month home usage trial of a 1 per cento chlorhexidine toothpaste (I). Effects on plaque, gingivitis, calculus and toothstaining. J Clin Parodontol 1993;20:130-138.
  50. Zimmermann A, Flores-de-Jacoby L, Pan P, Gingivitis, plaque accumulation and plaque composition under long-term use of Meridol. J Clin Parodontol 1993;20:346-351.
  51. Porter SR et al. Oral malodour (halitosis). BMJ 2006;333:632-5.
  52. Lang NP, Hotz P, Graff H, et al. Effect of supervised chlorhexidine mouthrinses in children. J Periodont Res 1982;17: 101-111.  
  53. Lamster IB, Alfano MC, Seiger MC, et al. The effect of Listerine antiseptic on reduction of existing plaque and gingivitis. Clin Prev Dent 1983;5:12.
  54. Nolan A et al. The efficacy of topical hyaluronic acid in the management of recurrent aphthous ulceration. J Oral Pathos Med 2006; 35:461-465.

 

 

 

Questionario di valutazione apprendimento

Scegliere una sola risposta esatta per ogni domanda.

 

 

1) Indicare quale delle seguenti affermazioni sulle ghiandole salivari parotidi è corretta:

a) sono ghiandole salivari minori intraparietali, accolte nello spessore della parete stessa della cavità orale

b) secernono una saliva di tipo misto e si trovano sotto la lingua

c) secernono una saliva di tipo sieroso, sono le ghiandole salivari più grandi e si trovano dietro i rami montanti della mandibola

d) secernono una saliva prevalentemente mucosa, sono le ghiandole salivari più piccole e sono costituita da gruppi di piccole ghiandole poste in fila ai lati del frenulo linguale

 

2) Indicare quale delle seguenti affermazioni sulle ghiandole salivari sottomandibolari è corretta:

a) hanno un dotto escretore, detto di Stenone, che sbocca nei pressi del secondo molare superiore

b) sono ghiandole salivari extraparietali secernenti saliva di tipo sieroso

c) sono costituite da gruppi di piccole ghiandole poste in fila ai lati del frenulo linguale

d) hanno un dotto escretore, detto di Wharton, che si apre sotto la lingua e secernono saliva di tipo misto

 

3) Indicare quale delle seguenti affermazioni sulla saliva è falsa:

a) la secrezione di saliva è più abbondante nelle fasi digestive, durante le quali può raggiungere la quantità di 1 ml al minuto

b) in condizioni di ridotta secrezione salivare, la cavità orale è più protetta da fenomeni flogistici, infezioni e carie

c) la mucina è una proteina di consistenza viscosa con funzione lubrificante poiché rende più facile il passaggio attraverso l'istmo delle fauci del bolo alimentare

d) il lisozima è una sostanza ad azione battericida che contrasta la proliferazione batterica nel cavo orale

 

4) Indicare quale tra le seguenti rientrano tra le pratiche preventive delle malattie del cavo orale:

a) utilizzare dentifrici e collutori a base di fluoro

b) lavarsi i denti ed utilizzare il filo interdentale per ridurre la formazione della placca

c) limitare l’uso di alcol e tabacco

d) tutte le risposte precedenti

 

5) Indicare quale affermazione circa la supplementazione di fluoro nei bambini NON è corretta:

a) il dosaggio di 0,50 mg al giorno è raccomandato per bambini tra i 3 e 6 anni

b) se l’acqua assunta ha un contenuto di fluoro superiore a 700 µg/l non è raccomandato alcun supplemento di fluoro

 c) la somministrare di fluoro è controindicata al di sotto dei 6 mesi

d) la somministrare di fluoro è controindicata al di sotto dei 3 anni

 

6) Quale di questi sintomi non è tipico della gengivite subacuta?

a) edema dei tessuti gengivali           

b) tessuti gengivali di colore rosso

c) presenza di essudato

d) ulcere crateriformi

 

7) La piorrea, come molte parodontiti, è un potenziale fattore di rischio per l’insorgenza di alcune importanti patologie sistemiche. Indicare quale delle seguenti patologie non rientra tra quelle possibili:

a) diabete

b) endocarditi acute e sub-acute

c) ischemie cerebrali

d) parti prematuri e neonati in sottopeso

 

8) L’alitosi può originare da cause fisiologiche e patologiche non necessariamente relative alla cavità orale. Indicare quale delle seguenti cause è falsa:

a) composti sulfurei volatili come l'acido solfidrico, metilmercaptano e prodotti soprattutto da batteri anaerobi Gram negativi

b) iperfunzione salivare

c) fissure linguali e cripte tonsillari

d) infezioni delle alte vie respiratorie, reflusso gastro-esofageo, insufficienza epatica e renale, chetoacidosi diabetica, leucemie ed Helicobacter pylori

 

9) Indicare quale dei seguenti sintomi NON è tipico dell’aftosi:

a) lesioni rotondeggianti, lievemente edematose all'interno della bocca

b) formazione dopo 24-48 ore dalla comparsa delle vescicole di piccole erosioni di colorito chiaro e dai margini arrossati

c) pizzicori che interessano la regione dove poi compariranno gli elementi ulcerativi

d) lesioni rotondeggianti, lievemente edematose sulla parte esterna delle labbra

 

10) Quale dei seguenti interventi topici è utile nel ridurre il dolore e la durata delle lesioni aftose?

a) antivirali, come aciclovir e idoxuridina

b) corticosteroidi

c) colluttori a base di clorexidina

d) cicatrizzanti

 

11) Indicare quale delle seguenti manifestazioni cliniche è quella riferita comunemente alla stomatite ulcerosa:

a) si manifesta con vescicole che si rompono e si trasformano in ulcere di dimensioni puntiformi

b) si manifesta con lesioni profonde e distruttive e colpisce soprattutto i soggetti immunocompromessi o diabetici

c) si manifesta con ulcere superficiali coperte di una formazione biancastra maleodorante ed è accompagnata da febbre e aumento di volume delle ghiandole salivari.

d) nessuna delle descrizioni presentate

 

12) Oltre alla scarsa igiene orale ci sono altri fattori che possono essere responsabili dell’insorgenza della stomatite. Indicare quale delle seguenti cause è falsa:

a) scottature provocate dall'assunzione di cibi o bevande calde

b) traumi persistenti causati da protesi incongrue, denti cariati o fratturati, difficile eruzione di un dente

c) condizioni ormonali, quali stato mestruale e gravidanza o disturbi delle ghiandole endocrine

d) stati di ipervatimonosi dovuti particolarmente ad elevate concentrazioni plasmatiche di acido folico e vitamina B12

 

13) Indicare quale dei seguenti affermazioni sulla glossite è falsa :

a) la glossite si presenta solo come manifestazione clinica di un’affezione sistemica

b) la glossite atrofica di Hunter è patognomonica dell'anemia perniciosa

c) la lingua a carta geografica può essere asintomatica oppure presentarsi con una sensazione di bruciore

d) la lingua nigro villosa può essere causata dall’uso di antibiotici a largo spettro, fumo e masticazione di tabacco

 

14) Quale delle seguenti cause NON sembra essere alla base dell’insorgenza della glossite:

a) reazioni allergiche a materiali dentali, coloranti alimentari e sostanze contenute in dentifrici o colluttori

b) anemia perniciosa

c) stati di ipovitaminosi, in particolare carenze di vitamine del gruppo B e acido folico

d) gonorrea

 

15) Quali di questi sintomi NON sono tipici della candidosi pseudomembranosa o mughetto?

a) placche fortemente adese alla superficie mucosa, che non si distaccano anche se grattate

b) presenza di placche bianche, di forma irregolare, fortemente adese alla mucosa

c) bruciore della cavità orale e sapore metallico

d) localizzazione delle placche sulla mucosa orofaringea e vestibolare, sul palato della bocca e talvolta sul dorso della lingua

 

16) Quali dei seguenti interventi NON sono utili nel trattamento della candidosi pseudomembranosa e nella prevenzione del contagio?

a) terapia locale con nistatina

b) sterilizzazione di tettarelle e ciuccio

c) terapia locale con corticosteroidi  

d) terapia locale con miconazolo

 

17) Indicare quale delle seguenti affermazioni sulle infezioni da Herpes simplex è falsa:

a) dopo il contagio entrambi i virus raggiungono i gangli del sistema nervoso percorrendo i nervi sensitivi sacrali e del trigemino

b) l’ infezioni da HSV di tipo 2 si manifesta con lesioni vescicolari comunemente riunite a grappolo a carico della mucosa orale, faringea, oculare e della cute di viso e tronco al di sopra del diaframma

c) l’infezione primaria da HSV di tipo 1 avviene generalmente nell'infanzia o nella prima adolescenza

d) l’infezione da HSV di tipo 1 viene trasmessa attraverso la salivaed il contatto con le lesioni labiali

 

18) Indicare quale dei seguenti sintomi non è tipico dell’Herpes simplex:

a) sensazione di bruciore, dolore, tensione e prurito nell’area periorale

b) preferenza dell’infezione per le aree della mucosa cheratinizzata, come il bordo vermiglio delle labbra, il palato duro, la gengiva fissa ed il dorso linguale

c) comparsa di piccole croste che cicatrizzano lentamente

d) scomparsa delle lesioni dopo circa 4-6 giorni, molto spesso con formazione di cicatrici

 

19) Indicare quale delle seguenti affermazioni sulle malattia bocca-mani-piedi è falsa:

a) è una malattia virale contagiosa dovuta ai virus del gruppo delle Coxsackie A

b) l’infezione è a decorso spontaneo e non comporta nessun rischio per bambini e donne gravide

c) nel nostro paese tende a manifestarsi prevalentemente nel periodo estivo autunnale

d) il contagio avviene mediante il contatto diretto con le secrezioni nasali o orali della persona infetta e meno abitualmente con il contatto del materiale fecale

 

20) Quale delle seguenti terapie non rientra tra quelle utilizzate nel trattamento di aftosi e stomatiti?

a) clorexidina

b) aciclovir

c) corticosteroidi topici

d) acido ialuronico