2006-01
Fitoterapia e Omeopatia: Caratteristiche, prove di efficacia e campi di applicazione
Revisione Scientifica
Fitoterapia: Dr. Fabio Firenzuoli, Direttore Centro di riferimento per la Fitoterapia – Regione Toscana. Osp. S. Giuseppe, Empoli. Presidente ANMFIT – Associazione Nazionale Medici Fitoterapeuti. Direttore Scuola di Fitoterapia Clinica, AUSL 11, Empoli.
Omeopatia: Dr. Ralf W. Zahn, medico omeopata e agopuntore, Centro Formativo Medicine Non Convenzionali, Bergamo.
Introduzione
Il ricorso alle cosiddette medicine non convenzionali (MNC), definite secondo la terminologia anglosassone medicine complementari e alternative (CAM, Complementary and Alternative Medicine), è un fenomeno in grande crescita in tutto il mondo occidentale. Secondo le ultime statistiche fornite dall’ISTAT(1), nel nostro paese, che non è tra i primi per percentuali di utilizzatori, circa 9 milioni di persone, pari al 15,5% della popolazione, le utilizzano regolarmente ed un numero molto maggiore le conosce e le usa saltuariamente. Secondo lo stesso studio spesso è il medico di famiglia a consigliare questo tipo di trattamenti (36,9%), soprattutto per i pazienti molto anziani (56,1%).
Alla voce ‘medicina alternativa’ il glossario dell’American Council on Science and Health recita: “discipline e metodi riferiti alla gestione della salute per i quali le prove scientifiche concernenti sicurezza ed efficacia risultano mancanti o largamente contraddittorie”. Pur considerando che il loro utilizzo risale a molto prima dell’avvento della medicina scientifica moderna, che non godono della stessa disponibilità di risorse economiche per ampie sperimentazioni e che hanno nell’approccio olistico al paziente un elemento caratteristico ed imprescindibile, molte delle medicine non convenzionali sono, ad oggi, poco supportate da evidenze scientifiche incontrovertibili.
Per correggere questa situazione l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta cercando di fissare delle linee guida che stabiliscano standard per la ricerca e la valutazione di efficacia delle medicine non convenzionali. È da osservare inoltre che in Italia queste discipline non sono ancora state comprese nei piani di studio degli insegnamenti universitari.
Il ruolo del farmacista, posto tra una domanda di dispensazione crescente ed un quadro scientifico, accademico e legislativo lacunoso e confuso, riveste quindi un’importanza sempre maggiore.
L’obiettivo di questo corso è quello di passare in rassegna gli aspetti di maggior interesse per il farmacista di due delle medicine non convenzionali più utilizzate nel nostro paese: la fitoterapia e l’omeopatia.
Figura 1 - Sedum telephium tratto da Flora von Deutschland Österreich und der Schweiz, Prof. Dr. Otto Wilhelm Thomé 1885, Gera, Germany.
inserire immagine Sedum telephium.jpg
OBIETTIVI: informare ed aggiornare il farmacista sugli aspetti più importanti della dispensazione delle medicine non convenzionali fitoterapiche e omeopatiche.
Al termine dell’articolo il farmacista dovrebbe essere in grado di:
- descrivere il quadro normativo che regola la somministrazione dei rimedi fitoterapici ed omeopatici
- conoscere i principi base che presiedono all’azione dei fitoterapici ed omeopatici e gli eventuali vantaggi di questi rispetto ai farmaci a molecola singola
- descrivere le caratteristiche delle preparazioni e gli aspetti distintivi della cura con rimedi fitoterapici ed omeopatici
- conoscere le problematiche legate alla qualità dei preparati fitoterapici
- conoscere i preparati fitoterapici i cui effetti sono stati comprovati scientificamente
- riconoscere le principali reazioni avverse a fitoterapici e le principali interazioni con farmaci
- conoscere le caratteristiche terapeutiche dei principali rimedi omeopatici
FITOTERAPIA
Definizione e origini
La fitoterapia è definita come pratica terapeutica che utilizza prodotti medicinali le cui proprietà farmacologiche sono determinate dai costituenti chimici presenti nella preparazione vegetale utilizzata. Si distingue quindi nettamente dall’erboristeria tradizionale, che tende a considerare, come molte medicine tradizionali orientali, il disturbo e la malattia come effetto di squilibri energetici nel corpo, secondo la dottrina degli elementi e degli umori e richiede, al pari della medicina scientifica, la sperimentazione e la verifica scientifica delle conoscenze acquisite dagli usi tradizionali.
A differenza dei farmaci utilizzati nella medicina convenzionale, comunemente costituiti da singoli composti chimici (farmaci monomolecolari), le sostanze attive vegetali si distinguono per essere delle miscele, talvolta anche molto complesse, di composti chimici (fitocomplessi). L’azione dei composti fitoterapici è quindi diversa da quella di ciascuno dei singoli composti che lo costituiscono, ed è data dalla somma dell’azione farmacologica dei diversi composti e dalle interazioni che possono avvenire fra questi.
Le droghe e le preparazioni vegetali sono state utilizzate dall’uomo molto prima che i farmaci monomolecolari moderni venissero sperimentati ed utilizzati estensivamente. Al pari dei farmaci convenzionali, agiscono con meccanismi di interferenza nei processi biochimici dell’organismo prevenendo o correggendo le anomalie che portano alla malattia.
Come per le altre medicine non convenzionali anche la fitoterapia ad oggi non risulta inserita nei piani di studio delle Università italiane, ma sono sempre più numerosi i corso di perfezionamento e Master in Fitoterapia, ma anche Corsi di formazione in Fitoterapia clinica, con buona parte di argomenti dedicati alla galenica clinica ed alla automedicazione. Dal 1995 inoltre è stato istituito in varie Università italiane la laurea in tecniche erboristiche della durata di tre anni.
Figura 2 - Ricorso a terapie non convenzionali in Italia
Dati: ISTAT Indagine Multiscopo sulle famiglie “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” Anni 1999-2000
Cenni legislativi
Europa. La situazione legislativa che dovrebbe regolamentare l’intero settore della fitoterapia è lacunosa e confusa sia a livello nazionale che internazionale ed un riordino della materia curato dall’apposito comitato costituito in seno all’EMEA (European Medicinal Evaluation Agency) è atteso da tempo a livello europeo.
L’attuale legislazione dell'Unione Europea prevede la presenza di preparati a base di erbe officinali essenzialmente in tre categorie:
- specialità medicinali secondo quanto previsto dalla Direttiva comunitaria 65/65/EEC (alcune delle quali con obbligo di ricetta medica)
- medicinali vegetali tradizionali previsti dalla Direttiva 2004/24/CE, per i quali non sono richieste prove di efficacia bensì unicamente documentati riferimenti al loro uso tradizionale (30 anni di cui 15 all'interno della Comunità europea). Saranno solo farmaci da automedicazione.
- prodotti privi di valenza curativa o preventiva, utilizzati come alimenti, cosmetici e supplementi dietetici (integratori)
Più in dettaglio le fitomedicine soggette alla Direttiva comunitaria 65/65/EEC, sono considerate farmaci a tutti gli effetti e possono essere commercializzati a condizione che soddisfino le seguenti quattro caratteristiche:
1) sia dimostrata la loro sicurezza ed efficacia.
La sicurezza di un prodotto farmaceutico è stabilita quando, alle dosi e nelle condizioni d’uso prescritte, i benefici previsti dalla sua somministrazione sono superiori ai rischi tossici; la sua efficacia è assunta quando l’esistenza dei benefici attesi dalla sua somministrazione è stata dimostrata in un’ampia popolazione di pazienti. Tuttavia, data la difficoltà oggettiva nel produrre studi per i numerosissimi composti utilizzati tradizionalmente, l'Art. 8 della direttiva CEE 65/65 EEC precisa che "per la registrazione di fitomedicine non è necessario produrre i risultati di test farmacotossicologici e i risultati di sperimentazioni cliniche se, attraverso dettagliati riferimenti alla letteratura scientifica pubblicata, è dimostrabile che i costituenti sono di impiego tradizionale con efficacia riconosciuta e con un accettabile grado di sicurezza d'impiego".
2) siano fabbricate in ottemperanza alle regole di buona qualità
La qualità di un prodotto farmaceutico è stabilita dal fatto che gli ingredienti che lo costituiscono, compresa la sostanza attiva, devono essere effettivamente quelli dichiarati dal produttore (identità), che tali ingredienti non devono contenere impurezze in quantità superiori rispetto a standard prestabiliti (purezza) e che le quantità di sostanza attiva contenuta deve essere tale da assicurare l’effetto terapeutico richiesto (potenza).
3) siano confezionate ed etichettate secondo le disposizioni vigenti nella CEE
Ogni prodotto medicamentoso a base di piante medicinali che possa definirsi fitomedicina dovrebbe fornire sulla confezione le seguenti informazioni:
- nome botanico della pianta in latino, seguito dal nome volgare nella lingua in uso in quel paese
- nome del principale principio attivo
- titolazione di questo principio attivo espressa in percentuale
- quantità di estratto presente in ciascuna capsula o compressa espressa in milligrammi
- quantità di principio attivo presente in ciascuna capsula o compressa espressa in mg
- posologia, modo e durata della somministrazione
- scadenza del prodotto
4) siano prescritte e distribuite da operatori sanitari qualificati (rispettivamente medico e farmacista)
Italia. In Italia oltre alle specialità medicinali a base di preparati vegetali, registrate e dotate di AIC rilasciata dal Ministero della Salute, la legislazione autorizza i farmacisti ad allestire nei propri laboratori prodotti medicinali vegetali inclusi sia nella Farmacopea Italiana sia in quella Europea, noti con il nome di prodotti galenici: i prodotti galenici magistrali sono preparati dietro specifica ricetta medica ad hoc per uno specifico paziente, quelli officinali possono essere preparati in anticipo dal farmacista e prodotti anche industrialmente (G.U. 11 del 15 gennaio 2004).
Nel 1981 era uscita la “circolare Aniasi” del Ministero della Sanità la quale prevedeva una distinzione tra i derivati vegetali medicinali (con proprietà terapeutiche sono stabilite, in grado di influenzare le funzioni dell’organismo) commercializzati solo in farmacia, e i derivati vegetali salutari (in grado di favorire le normali funzioni fisiologiche dell’organismo) dispensabili anche nelle erboristerie. Attraverso due liste erano state in seguito indicate le piante officinali utilizzate nei prodotti medicinali (allegato A della Circolare) e quelle che potevano essere vendute in erboristeria (allegato B della Circolare).
Con il decreto legislativo 21 maggio 2004 n° 169 ha attuato il recepimento della direttiva 2002 /46/ CE relativa agli integratori alimentari, ed oggi il Ministero della Salute ha previsto un elenco di piante ammesse ed una lista di piante non ammissibili in integratori per questioni relative alla sicurezza di uso. Gli elenchi sono disponibili nel sito del Ministero (www.ministerosalute.it)
Su questa base legislativa la commercializzazione dei prodotti fitoterapici in Italia è assoggettata alla medesima autorizzazione ministeriale dei farmaci di sintesi. Il mercato più ampio è quindi rappresentato in Italia dai prodotti erboristici non medicinali che non ricadono attualmente sotto la regolamentazione farmaceutica, bensì sotto quella relativa ai prodotti alimentari. Essi non subiscono alcun controllo concernente la qualità di grado farmaceutico, la sicurezza e l’efficacia ed il possesso di questi requisiti è affidato alla discrezione dei produttori.
Per alcune sostanze o estratti vegetali (es. Hypericum perforatum, Ginkgo biloba, ecc.) esistono specifiche disposizioni ministeriali, illustrate alla sezione “Effetti collaterali ed interazioni con farmaci”.
La Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana, alla sua XI edizione nel 2002, insieme alla Farmacopea Europea rappresenta il testo ufficiale di raccolta di tutte le preparazioni farmaceutiche. In quest’ultima edizione ampio risalto è stato dato alle preparazioni vegetali. Accanto alla parte che descrive i Metodi Generali Usati in Farmacognosia sono presenti le monografie relative a piante medicinali e Preparazioni Farmaceutiche Speciali. La Farmacopea Italiana prescrive gli stessi criteri di sicurezza, efficacia e qualità sopra elencati, oltre ad una serie di controlli relativi alla coltivazione, alla raccolta e ai trattamenti subiti dal materiale vegetale per la conservazione e il trasporto. Inoltre devono essere fornite le informazioni relative a:
- titolazione: consente di valutare con precisione presenza e quantità di uno o più componenti del fitocomplesso e di standardizzare il prodotto, in modo che esso sia sempre uguale a se stesso (costanza e la riproducibilità dell'effetto medicamentoso); deve essere riferita al o ai principi attivi o costituenti caratteristici o ad altri caratteri specifici, riportati nelle singole monografie o comunque utili ad un idoneo impiego in terapia o in farmacia.
- rispetto dei parametri indicati dalla Farmacopea per i seguenti inquinanti e contaminanti: carica batterica, radioattività, pesticidi, metalli pesanti, aflatossine.
Come per le norme legislative, anche le Farmacopee dei diversi paesi sono oggetto di un difficile e necessario processo di convergenza in grado di portare ad una uniformità dei criteri, delle metodologie e dei controlli di qualità delle droghe vegetali e delle loro preparazioni. La Farmacopea Europea (Ph.Eu.), giunta alla sua V Edizione, è nata nel 1964 come convenzione di 8 paesi europei tra cui l’Italia. È stata recepita dalla Comunità Europea nel 1994 e attualmente comprende 19 paesi europei. Il processo di armonizzazione tra le Farmacopee statunitense (USP), Farmacopea Giapponese (JP) e Farmacopea Europea, è in lenta ma costante evoluzione.
Per quello che riguarda la normativa legislativa negli Stati Uniti, nel 1994, la Food & Drug Administration (FDA), incalzata dalle lobby dei produttori di vitamine e di piante medicinali, ha emanato una legge (Dietary Supplement Health & Education Act P.L. 103-417) che riconosce come integratori alimentari (dietary supplements) le piante e le erbe medicinali, le vitamine, i minerali e gli aminoacidi. La nuova legge, inoltre, permette di pubblicizzare l’azione terapeutica che questi integratori hanno sulle principali funzioni del corpo umano. I presunti benefici terapeutici non devono essere approvati dalla FDA, ma l’inserzione pubblicitaria deve contenere una clausola di esonero della responsabilità, che precisa che i prodotti non hanno ricevuto l’approvazione della FDA per il trattamento, la cura o la prevenzione di alcuna patologia. Di fatto questa norma ha sottratto alla supervisione della FDA le industrie produttrici di medicinali erboristici e reso aleatorie le garanzie di sicurezza, efficacia e buona qualità che vengono fornite al consumatore statunitense.
L’azione dei fitoterapici
La pianta è un organismo unitario nel quale ogni costituente ha una specifica ragione d'essere nell’economia fisiologica individuale ed esercita una determinata funzione. La moderna fitoterapia si basa sul concetto di attività terapeutica complessiva della pianta, secondo il quale sia i costituenti farmacologicamente attivi che quelli non attivi (ma che possono influenzare l’assorbimento dei primi) concorrono a determinare l'attività terapeutica totale della pianta medicinale. Anche i tannini, le vitamine, i sali minerali e le mucillagini rivestono quindi un ruolo diretto e indiretto, riducendo anche l’eventuale tossicità o modulando la farmacocinetica di altre molecole.
Come tutti gli organismi viventi caratterizzati da un’esistenza fissa, le piante affidano interamente ai composti chimici prodotti dal loro metabolismo la possibilità di interagire con l’ambiente circostante. Le sostanze principali presenti all’interno delle piante, oltre all’acqua, sono flavonoidi, tannini, saponine, alcaloidi, polisaccaridi, terpeni, fenoli, resine, mucillagini, vitamine e minerali.
L’adattamento alle condizioni esterne (chimico/fisiche, climatiche, stagionali), la selezionare delle strategie riproduttive più convenienti (attrazione degli impollinatori, dispersione dei semi), la conquista ed il mantenimento dello spazio vitale necessario alla vita, la difesa dai predatori, sono tutti processi mediati dai composti chimici selezionati nel corso del processo evolutivo di ogni singola specie. Nel caso specifico della difesa da vertebrati ed invertebrati, il potere deterrente di questi composti si esplica spesso rendendo repellenti o tossiche le parti della pianta più soggette all’attacco dei predatori.
Neurobiologi vegetali hanno osservato che in diverse specie di acacie africane, in seguito all’aggressione di erbivori, la pianta è in grado di sviluppare tossine o inibitori proteici che la rendono in poco tempo indigesta al predatore, ma anche di emettere nell'atmosfera sostanza volatili che agiscono da trasmettitori avvertendo le piante conspecifiche vicine e stimolandone l’identica reazione chimica prima ancora che queste vengano attaccate.
Risulta chiaro quindi che per produrre gli effetti sopra descritti, è necessario che i metaboliti secondari delle piante siano biologicamente attivi in altre specie viventi, inclusi i mammiferi e l’uomo ed è noto che oltre il 30% dei farmaci attualmente utilizzati hanno proprio come principio attivo un metabolita secondaro delle piante od un suo derivato. Gli esempi più noti sono quelli dell’acido acetilsalicilico, ottenuto per emisintesi a partire dall'acido salicilico derivato dalla salicina del salice, della morfina dal papavero dell’oppio o della digossina dalla digitale, ma vi sono numerose altre classi di farmaci che derivano da principi attivi vegetali, come ad esempio gli anestetici locali, gli analgesici, i narcotici e gli antitumorali.
I vantaggi derivanti del ‘mix’ di costituenti di un composto fitoterapico rispetto a quelli di un farmaco a molecola singola (naturale o di sintesi che sia) possono essere così sintetizzati:
a) Migliore biodisponibilità. Molti flavonoidi modificano l'assorbimento di altri costituenti della pianta singolarmente considerati: ad esempio i flavonoidi presenti nelle foglie di Atropa belladonna migliorano l’assorbimento dell’atropina. Al contrario, quelli presenti nelle sommità del Biancospino aumentano la biodisponibilità della Digitale, e quini in teoria anche la sua tossicità.
b) Ridotta tossicità. I glucosidi salicilici presentano una ridotta lesività sulla mucosa gastroenterica rispetto alla molecola di sintesi purificata, perchè la liberazione del metabolita attivo avviene solo nel fegato dopo l'assorbimento intestinale. Così come le mucillagini e i tannini presenti nell’Ipecacuana riducono gli effetti irritanti e tossici dell’emetina modificandone anche l’assorbimento.
c) Azioni molteplici. Per la presenza contemporanea di molti costituenti,spesso l’effetto farmacologico del fitocomplesso comprende più attività biologiche come per esempio l’Echinacea, al tempo stesso antinfiammatoria e immunostimolante.
d) Attività sinergica. In alcuni casi è dimostrato che una specifica attività biologica di una pianta è proprio dovuta alla presenza di vari costituenti: l'attività antidepressiva dell' Iperico è dimostrata importante solo in presenza di iperforina e flavonoidi, piuttosto che dei singoli costituenti (ipericina, iperforina, quercetina, ecc.).
Preparazione dei fitoterapici
La somministrazione di principi attivi contenuti nelle piante necessita che queste siano sottoposte ad alcune lavorazioni. Come per la normale assunzione a scopi alimentari, anche quella fitoterapica richiede, nelle sue preparazioni più semplici, la raccolta nel periodo conveniente della stagione (tempo balsamico) e la frantumazione di determinate parti di pianta (radice, foglia, frutto, ecc.) spesso preceduta o seguita da essiccamento. La parte della pianta utilizzata a fini medicinali viene definita “droga vegetale”.
I metodi più antichi e tradizionali di preparazione dei fitoterapici sono sicuramente il succo, l’infuso (estrazione da fiori e foglie) ed il decotto (estrazioni da radici, corteccia, semi) ma sono in prevalenza altri i procedimenti che servono, nei laboratori galenici e nell’industria, per separare i principi attivi contenuti nelle droghe e presentarli in forme adatte per essere utilizzate nella produzione dei farmaci vegetali. I procedimenti invece più avanzati e utilizzati per le preparazioni più propriamente farmaceutiche sono quelli di estrazione, concentrazione e frazionamento mediante l'uso di varie tecniche, con la possibilità di ottenere estratti standardizzati, oli essenziali e frazioni omologhe purificate.
La tabella seguente (Tabella 1) illustra le principali preparazioni fitoterapiche, le caratteristiche distintive e le raccomandazioni per il loro utilizzo. È importante sottolineare che la fitoterapia può trovare una giusta collocazione nella terapia medica solo se può disporre di droghe vegetali tecnicamente ineccepibili e il più possibile standardizzate.
Tabella 1 -LE PRINCIPALI PREPARAZIONI DI FITOTERAPICI
(vedi file tabella1.doc allegato)
Studi sull’efficacia della fitoterapia
Come per qualsiasi altro farmaco, l’efficacia clinica di un fitoterapico deve essere dimostrata da studi clinici controllati o da revisioni sistematiche della letteratura scientifica. In estrema sintesi è opportuno ricordare che le caratteristiche metodologiche qualificanti ogni sperimentazione clinica, oltre alla numerosità ed omogeneità dei pazienti coinvolti, è che siano controllati in doppio cieco (paziente e medico ignari della effettiva terapia prescritta) contro placebo o contro farmaco. A volte i trial non sono affidabili o ripetibili in quanto molte preparazioni fitoterapiche (ad esempio quelle cinesi) sono composte da miscelazione di molte erbe (anche più di 20), non tutte dichiarate. Negli ultimi anni si stanno moltiplicando gli studi clinici controllati e le revisioni sistematiche della letteratura che, applicando i medesimi metodi sperimentali adottati per i farmaci propriamente detti, hanno l’obiettivo di verificare se e in che misura siano confermate le proprietà tradizionalmente attribuite ai rimedi fitoterapici. A partire dal 2004, ad esempio, i National Institute of Health statunitensi hanno finanziato e stanno conducendo 47 studi clinici 2 volti ad indagare l’efficacia di svariati fitoterapici per la cura e prevenzione di importanti patologie ma sperimentazioni ulteriori sono auspicabili per permettere un ricorso più estensivo e più sicuro a questa medicina non convenzionale e per stabilire con certezza quando è lecito aspettarsi effetti curativi o effetti sintomatici e palliativi.
Nella tabella seguente sono elencati gli estratti fitoterapici per i quali esistono evidenze scientifiche.
Tabella 2 - Estratti fitoterapici per i quali esistono evidenze scientifiche
Fitoterapico o fonte vegetale |
Effetto / Patologia |
Studi clini/ review considerati |
Aesculus hippocastanum, ippocastano |
insufficienza venosa |
(MacKay, 2001) (PittlerMH et al, 2004. Cochrane DB Syst Rev CD003230) |
Allium sativum, aglio |
ipercolesterolemia |
(Stevenson, 2000) |
Cynaria scolymus, carciofo |
ipercolesterolemia |
(PittlerMH et al, 2002. Cochrane DB Syst Rev CD003335) |
Echinacea purpurea, echinacea |
immunostimolante (raffreddore) |
(Block, 2003) |
Ginkgo biloba, ginkgo
|
claudicatio intermittens malattia di Alzheimer |
(Pittler MH, 2000) (Ernst 1999) |
Glycine max, soia |
sindrome climaterica |
(Chen, 2004) |
Hypericum perforatum, iperico |
depressione lieve e media |
(Linde 2002) |
Menta piperita, menta |
colon irritabile |
(Pittler MH, 1998) |
Panax Ginseng, ginseng |
immunostimoalnte, adattogeno |
(Lim, 2004) |
Pausinystalia yohimbe, yohimbee |
disfunzione erettile |
(Riley, 1994) |
Pygeum africanum (Prunus africana), pigeum |
ipertrofia prostatica benigna |
(Wilt T et al, 2002. Cochrane DB Syst Rev CD001044) |
Serenoa repens, serenoa |
ipertrofia prostatica benigna |
(Boyle, 2004) (Wilt T et al, 2002. Cochrane DB Syst Rev CD001423) |
Tanacetum parthenium, partenio |
emicrania |
(Ernst, 2000) |
Valeriana officinalis, valeriana |
insonnia |
(Hallam, 2003) |
Vitex agnus castus, agnocasto |
sindrome premestruale |
(Schellenberg R., 2001) |
Zingiber officinale, zenzero |
prevenzione della nausea e vomito |
(Vishwakarma, 2002) |
Adattato da: F.Firenzuoli, la Fitoterapia ANMFIT e G.Dobrilla, G.Coruzzi, Fitoterapia, Il Pensiero Scientifico Editore 2005.
Reazioni avverse ad erbe e interazioni con farmaci
Secondo l’indagine ISTAT 1 citata, il 41,3% dei pazienti che fa uso di medicine non convenzionali non comunica al proprio medico di famiglia il ricorso a queste terapie e sia gli utilizzatori che i non utilizzatori annoverano tra i motivi di utilità delle terapie non convenzionali una presunta minore tossicità rispetto alle terapie tradizionali (71,3%).
La semplice combinazione di questi due dati sottolinea l’importanza che investe il ruolo del farmacista di comunità nella dispensazione e nel consiglio di cure fitoterapiche, anche in considerazione del fatto che spesso l’ausilio di queste terapie si verifica in persone malate.
Per molti pazienti questa fiducia incondizionata è basata solo sul sostegno della tradizione, quasi che l'uso storico di una sostanza dia garanzie di efficacia e di mancanza di reazioni avverse o effetti collaterali, a dispetto delle numerose segnalazioni di eventi avversi conseguenti all'uso di prodotti "naturali".
Piante tossiche. Tutte le piante la cui tossicità è nota (tossicità intrinseca) sono escluse da qualsiasi utilizzo in fitoterapia ma ancora numerose sono quelle di cui la tossicità acuta, sub-acuta e cronica, oltre che la teratogenicità e la cangerogenicità, non sono ancora accertate.
Per fare solo alcuni esempi: i semi di ricino (Ricinus communis), il cui olio è stato utilizzato un tempo come purgante, lo stramonio (Datura stramonium), noto a Greci, Arabi e Indios delle Americhe come droga per "viaggi" sciamanici, la belladonna (Atropa belladonna) e il camedrio (Teucrium chamaedrys), in un recente passato utilizzato come epatoprotettore e dimagrante, oggi vietato da specifiche disposizioni ministeriali 4,5.
Effetti collaterali ed interazioni con farmaci. Com’è stato illustrato in precedenza è chiaro che qualsiasi preparato fitoterapico può presentare effetti collaterali, reazioni avverse o interazioni farmacologiche, tuttavia alcuni di questi necessitano di maggiore cautela da parte del prescrittore e del paziente che ne fa uso. Ci sono, ad esempio, molte droghe vegetali sconsigliate in gravidanza o durante l'allattamento (quelle ricche di antrachinoni come Aloe, Frangula, Senna, Rabarbaro ecc.), nel bambino al di sotto dei 9-10 anni di età (ad esempio Guaranà, Cola e Liquirizia), in soggetti con funzione epatica compromessa (gli oli essenziali), in quelli affetti da ipertensione arteriosa (ad esempio la Liquirizia e la Cola), in soggetti con tendenza a fatti emorragici o in terapia con farmaci anticoagulanti (ad esempio il Ginkgo biloba e il Meliloto).
Angelica (Angelica sinensis). Da tempo usata come supplemento dietetico per trattare i sintomi della menopausa 16. L'Angelica contiene anche psoaraleni e bergaptene, che sono fotosensibilizzanti e quando associati a sulfamidici e chinoloni o a prodotti naturali quali l'iperico, possono in teoria aumentare il rischio di fotosensibilità.
Arancio amaro (Citrus aurantium). Gli estratti di arancio amaro (frutto immaturo di C. aurantium var. amara) sono oggi largamente impiegati in trattamenti per la riduzione del peso corporeo e per la cellulite. L’estratto di arancio amaro contiene amine simpaticomimetiche ad azione lipolitica e termogenica. Da disposizioni del Ministero della Salute l'utilizzo di Citrus aurantium come ingrediente è subordinato all’adozione dei seguenti criteri:
1. Occorre sempre indicare la titolazione in sinefrina
2. L’apporto massimo di sinefrina non deve superare i 30 mg/die, corrispondenti a circa 800 mg di Citrus aurantium titolato al 4% in sinefrina
3. L’etichetta deve sempre riportare le seguenti avvertenze: non superare la dose giornaliera consigliata; consultare il medico prima di assumere il prodotto in presenza di cardiovasculopatie e/o ipertensione; si sconsiglia l’uso del prodotto in gravidanza, durante l’allattamento e al di sotto dei 12 anni.
Beta-carotene. La co-somministrazione di beta-carotene e vitamina A è inutile e deve essere evitata anche per prevenire l’insorgenza di ipervitaminosi A.
Cascara (Rhamnus purshiana). La cascara può ridurre l’assorbimento intestinale di farmaci antiaritmici, digossina, fenitoina, lassativi, litio, teofillina, FANS, diuretici risparmiatori di potassio18. Questi farmaci dovrebbero pertanto essere assunti ad almeno 4-6 ore di distanza dall’ingestione di prodotti a base di cascara. La cascara potrebbe avere un effetto additivo con diuretici tiazidici e corticosteroidi sistemici nel ridurre la kaliemia e potrebbe indurre aritmie cardiache in pazienti in trattamento con digossina 19, 20. in caso di patologie gastro intestinali è necessario consultare il medico prima dell’assunzione. L’uso è inoltre contrindicato in gravidanza, allattamento, infanzia e in caso di epatopatie.
Ginkgo biloba. Tra le numerose sostanze contenute nelle foglie del Ginkgo biloba, albero cinese ed unica specie sopravvissuta di un vasto genere preistorico, quelle farmacologicamente più importanti sono i flavonoidi e e i lattoni tripertenici.Gli estratti delle foglie di Ginkgo sono usati per migliorare le funzioni cognitive nell'insufficienza cerebrovascolare 9 e la circolazione ematica periferica 10. L'attività terapeutica della pianta sembra essere dovuta alla attività antiossidante ed antagonista del cosiddetto fattore attivante le piastrine (Platelet activating factor; PAF) dei principi attivi in essa contenuti. Il Ginkgo biloba sembra essere relativamente sicuro con pochi documentati effetti collaterali, quali moderati disturbi gastrointestinali e cefalea. In Italia i prodotti contenenti Ginkgo biloba devono riportare l’avvertenza di consultare il medico prima di assumere il prodotto se in terapia con anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici e sconsigliarne l’uso se in gravidanza o allattamento.
Ginseng (Panax ginseng).Utilizzato per svariate patologie, per mantenere la stato di salute, per stimolare il sistema immunitario e come integratore energetico. Nelle persone affette da diabete mellito di tipo 2 causa una riduzione della glicemia e dei livelli plasmatici di emoglobina A1c 21, 22. Assumere contemporaneamente insulina od ipoglicemizzanti orali e ginseng, senza un monitoraggio del livello ematico di glucosio, può esser causa di ipoglicemia.
Guaranà. Supplemento dietetico che contiene in concentrazioni variabili caffeina, teofillina, teobromina, acido tannico e saponine, viene utilizzato come stimolante e per ridurre il peso corporeo, ma ad oggi non esistono dati controllati che ne dimostrino l'efficacia. Molta cautela nella somministrazione concomitante con:
- anticoagulanti (possibili manifestazioni emorragiche),
- antiasmatici beta2-agonisti (possibile comparsa di insonnia, irritabilità, aritmie, intossicazione da caffeina),
- barbiturici (possibile riduzione degli effetti ipnotici),
- benzodiazepine (possibile riduzione degli effetti sedativi),
- chinoloni, claritromicina, contraccettivi orali, eritromicina, teofillina (possibile intossicazione da caffeina),
- clozapina: possibile aumento delle concentrazioni nel sangue del farmaco con possibili effetti avversi,
- inibitori delle MAO (possibile comparsa di ipertensione, cefalea, intossicazione da caffeina).
La brusca sospensione dell'assunzione di guaranà può scatenare i sintomi da intossicazione da litio (nausea, diarrea, debolezza muscolare, sudorazione, tremori). Documentata l'interazione con alcuni alimenti, fra cui succo di pompelmo, tè, caffè, cioccolato, bevande alcoliche (intossicazione da caffeina, intossicazione da alcol).
Iperico (Hypericum perforatum).È una pianta ampiamente diffusa, nota anche come erba di S. Giovanni (St. John Wort nei paesi anglosassoni). Da sempre utilizzato per diverse patologie, da oltre venti anni ben conosciuto per la sua efficacia nell'alleviare sindromi depressive di grado lieve moderato 12. Le sostanze contenute nell’iperico responsabili di questa azione terapeutica sono (implicate in maniera differenziata) l'ipericina, l'iperforina e i flavonoidi, il cui meccanismo d'azione sarebbe da riportare ad una attività sui neurotrasmettitori cerebrali, quali serotonina, dopamina e noradrenalina 13. Effetti collaterali minori come nausea, rash, astenia, irrequietezza, sono stati osservati nel corso di studi clinici in una percentuale che va dal 2,4 al 7,4 % 14, rari gli effetti più gravi. Una revisione della letteratura ha evidenziato che l'incidenza di reazioni avverse in trattamenti a breve-medio termine (2-8 settimane) è più bassa di quella associata ad antidepressivi triciclici 15. Oggi l'estratto di iperico è disponibile in specialità medicinali registrate, mentre, sempre per disposizioni del Ministero della Salute l’utilizzo di Hypericum perforatum nei prodotti erboristici e negli integratori è subordinato all’adozione dei seguenti criteri di somministrazione:
1. Occorre sempre indicare la titolazione in ipericina
2. L’apporto giornaliero di ipericina non deve superare i 21 mcg/die, tenore che corrisponde a 7 mg di iperico (titolato allo 0,3% in ipericina)
3. In etichetta deve essere indicato il tenore di ipericina per dose giornaliera.
Kava Kava (Piper methysticum). Il nome latino è letteralmente "pepe tossico". Le sue proprietà ansiolitiche e sedative hanno fatto sì che la pianta venisse nel tempo utilizzata come essenza medicinale presso le popolazioni dell'Oceania, dove cresce spontaneamente. Una recente revisione sistematica ha dimostrato che la Kava ha un’efficacia superiore al placebo nel trattamento dell'ansia e dei disturbi del comportamento ad essa collegati 7. L'assunzione cronica di Kava è stata associata a manifestazioni di tipo eczematoso, può determinare riduzione dei livelli delle proteine plasmatiche ed ematuria e ‘kavaismo’ (disidratazione, desquamazione e depigmentazione della cute e da arrossamento degli occhi). A seguito di gravi forme di epatotossicità in Italia ed in molti altri paesi è stata decisa la sospensione cautelativa della commercializzazione di prodotti contenenti Kava Kava 11.
Lassativi antrachinonici (Senna, Aloe, Cascara, Frangula, Rabarbaro). Le reazioni avverse (coliche addominali, squilibri elettrolitici con aritmia da fibrillazione atriale e pseudomelanosis del colon) sono legate all’abuso o all’uso prolungato nel tempo di questi lassativi il cui utilizzo, anche come specialità medicinali registrate, dovrebbe essere riservato alla stipsi episodica o alla preparazione intestinale per esami e dovrebbe essere controindicato nella stipsi cronica.
Liquirizia (Glycyrrhiza glabra).A causa dei suoi effetti aldosterone-simili (possibile ritenzione idrica, aumento della pressione e perdita di potassio) la liquirizia non dovrebbe essere assunta a dosi superiori a 3 g/die e per più di 6 settimane. Può aumentare i livelli serici di corticosteroidi ed aumentare la possibilità di reazioni avverse 25. Questi effetti possono essere particolarmente gravi in soggetti che assumono digitale, con elevata pressione sanguigna, patologie cardiache, diabete e malattie renali.
Ma-Huang (decotto cinese). È un'erba appartenente al genere Ephedra, molto utilizzata come componente di alcuni supplementi dietetici, assunta principalmente per perdere peso e come supplemento energetico. La FDA statunitense ha dovuto disciplinare la produzione e la pubblicità di questi preparati a causa dell’abuso compiuto da parte di molti giovani e dei numerosi decessi ad esso imputabili. La patogenesi degli eventi avversi cardiovascolari è spesso difficilmente valutabile, comunque sempre assimilabile a quella dell'efedrina, l'alcaloide attivo del Ma-Huang, ad azione simpatico mimetica 5.
Propoli. Nonostante l’uso ormai diffusissimo di questo fitoterapico ‘preparato’ dalle api contenente molte resine ed oli essenziali, utilizzato contro infiammazioni delle alte vie aeree e disturbi di tipo influenzale, è opportuno osservare che si sono verificate alcune reazioni allergiche (crisi asmatiche acute, eritema, edema) alla propoli e le proprietà allergizzanti della propoli sono ampiamente riportate in letteratura 17. Il prodotto è quindi assolutamente controindicato nei soggetti allergici e attenzione particolare va posta al suo uso in età pediatrica, vista la crescente incidenza di patologie allergiche in questa popolazione.
Valeriana (Valeriana officinalis). Comunemente utilizzata per il trattamento dell’insonnia e come spasmolitico a livello gastrointestinale, il suo effetto sedativo è dovuto ai valepotriati, principi attivi presenti nell’olio essenziale. La somministrazione concomitante di valeriana e di benzodiazepine o barbiturici può determinare un incremento della depressione del SNC o la riduzione dell’efficacia di tali farmaci. I pazienti che assumono farmaci quali antidepressivi triciclici, litio, inibitori delle MAO, rilassanti muscolo scheletrici, SSRI dovrebbero consultare il proprio medico di famiglia prima di assumere valeriana 23.
L' Istituto Superiore di Sanità ha attivato un apposito Sistema di fitosorveglianza per la raccolta e valutazione delle segnalazioni di reazioni avverse da parte di medici e farmacisti. In modo simile al sistema di farmacovigilanza, si deve riempire una apposita scheda di segnalazione, reperibile nel sito dell' Istituto (www.epicentro.iss.it) ed inviarla al numero di fax indicato. I dati vengono valutati da un'apposita commissione e, nei casi richiesti, segnalati al Ministero per la opportune misure regolatorie.
Box - Il decalogo del paziente per un corretto uso delle medicine non convenzionali
1. Il binomio naturale = sicuro è errato. La cosiddetta “medicina non convenzionale” (naturale o complementare o alternativa o dolce, ecc.) non è in alternativa o contro la medicina scientifica.
2. Se pensi di poterti curare con una di queste terapie, parlane comunque sempre anche al tuo medico curante, il quale potrà meglio consigliarti.
3. Rivolgiti sempre ad un medico esperto nella disciplina specifica (fitoterapia, agopuntura, omeopatia, chiroterapia, ecc.), possibilmente certificato dall’Ordine dei Medici.
4. Per l’automedicazione, da riservare ai casi più banali e per pochi giorni, utilizza sempre prodotti controllati, purificati, standardizzati in principi attivi, che riportino in etichetta anche il nome botanico della pianta. Usa con cautela i prodotti contenenti molte erbe.
5. Non curarti con prodotti venduti fuori dai canali di vendita previsti (erboristerie e farmacie specializzate).
6. Le preparazioni galeniche devono essere sempre preparate su ricetta medica.
7. Tutti i prodotti a base di erbe medicinali (fitoterapici) ed i prodotti omeopatici devono essere conservati fuori dalla portata dei bambini.
8. Non usarli in gravidanza o allattamento, a meno che non siano prodotti specifici oppure prescritti dal medico.
9. Avverti sempre il tuo medico curante se stai assumendo contemporaneamente anche altri farmaci, perché possono verificarsi interazioni.
10. Qualora tu abbia il sospetto di una reazione avversa, parlane subito con il medico.
Fonte: presentato a 'Safety evaluation of complementary and alternative medicinÈ - Asl 11 di Empoli in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.
OMEOPATIA
Introduzione
L’omeopatia classica o unicista è un ramo della terapia medica che utilizza medicinali a dosi deboli o infinitesimali che vengono prescritti individualmente in base alle caratteristiche del paziente, secondo il cosiddetto principio della similitudine. Esistono altri rami dell’omeopatia come l’omeopatia pluralista (prescrizione di più rimedi unitari) e l’omeopatia complessista (prescrizione di un insieme di rimedi in una formulazione), che per la prescrizione del rimedio omeopatico però non seguono i principi dell’omeopatia classica, avvicinandosi più alla medicina convenzionale. Essendo l’omeopatia classica la base per tutti gli altri indirizzi che si sono formati di seguito, ci limitiamo nel nostro lavoro all’esposizione dei suoi principi e applicazioni. Secondo una recente indagine Doxa sono circa undici milioni gli italiani che utilizzano i rimedi omeopatici. Nel 1999 erano meno di sei milioni. L’omeopatia è oggi utilizzata in oltre ottanta paesi del mondo, principalmente in Europa.
Legislazione
All’interno dell’Unione Europea, fino agli inizi degli anni Novanta, l’omeopatia era ufficialmente riconosciuta in alcuni Stati membri, mentre in altri non godeva di questo stato. Nel 1992, sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità viene pubblicata una direttiva europea specifica sui medicinali omeopatici (92/73/CEE) che armonizza la normativa e permette la libera circolazione a breve termine dei medicinali. In questa direttiva il medicinale omeopatico è definito:
«Qualsiasi medicinale ottenuto da ceppi omeopatici secondo un processo di fabbricazione descritto dalla Farmacopea europea o in mancanza dalle farmacopee ufficiali degli Stati membri». Questa direttiva che in seguito sarà la direttiva 2001/83/CEE, costituisce il riconoscimento ufficiale del medicinale omeopatico nell’insieme dei paesi dell’Unione europea e ha portato all’introduzione di una procedura di registrazione dei medicinali omeopatici nei Paesi dell’Unione. Allo stato attuale la maggioranza dei paesi dell’Unione europea ha recepito la direttiva nella legislazione nazionale.
Per quanto riguarda la rimborsabilità da parte dei sistemi sanitari nazionali la situazione è attualmente molto eterogenea. Si passa da paesi come l’Irlanda e Germania in cui la rimborsabilità è totale (a fronte di prescrizione medica o di presenza del rimedio in liste approvate), a paesi a rimborsabilità parziale (Francia 35%); nel nostro paese il Consiglio Superiore di Sanità (CSS), l'organo consultivo tecnico-scientifico del Ministro della salute, ha espresso nella relazione del 20 Dicembre 2005 l’auspicio di una regolamentazione più severa che richieda “norme più precise e rigorose sui requisiti che devono possedere i medicinali omeopatici, per i quali non ci deve essere rimborsabilità”, sollevando dissensi e contrasti con quella parte del mondo medico che considera i medicinali omeopatici come una risorsa aggiuntiva alla cura dei cittadini. In attesa delle nuove norme, il Parlamento ha approvato un regime transitorio che manterrà in commercio fino al 31 dicembre 2008 tutti i farmaci omeopatici presenti sul mercato dal 6 giugno 1995, senza che per essi sia necessaria una valutazione delle autorità sanitarie.
La nascita dell’omeopatia
Nel 1790 il medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843), deluso dalle pratiche mediche dei suoi tempi, abbandona la pratica medica tradizionale. Hahnemann ricorda il fatto nelle sua autobiografia con le seguenti parole: “…mi pesava sulla coscienza di curare malattie non note con dei medicinali sconosciuti. In tal modo diventare l’assassino o quello che peggiora la vita dei miei fratelli era il pensiero più terribile. Talmente terrificante che, nei primi anni del mio matrimonio, lasciai completamente la pratica medica e mi dedicai esclusivamente alla chimica e alle pubblicazioni.”
Traducendo la “Treatise of the Materia Medica” di William Cullen, professore della facoltà di Medicina a Edinburgo, Hahnemann non concorda sul presunto meccanismo d’azione della corteccia di china nel trattamento della malaria. Cullen spiega l’efficacia della china per il suo effetto rinforzante sullo stomaco; Hahnemann invece spiega la sua azione perché riesce a indurre una patologia simile a quella della malaria. Effettuando una sperimentazione su se stesso che consiste nell’autosomministrazione della China per diversi giorni, Hahnemann sviluppa una febbre periodica simile a quella della malaria per tutto il periodo della somministrazione e che termina appena interrotta l’assunzione del medicinale. È qui che nasce il principio dell’omeopatia Similia similibus curentur, oppure il simile cura il simile. Gli stessi sintomi (o sintomi molto simili) incontrati in una persona malata saranno curati dal rimedio che li può provocare nella persona sana.
Origine e preparazione del rimedio omeopatico
Uno degli errori più comuni sull’origine del rimedio omeopatico è ritenere che l'omeopatia curi con le erbe, credendo che il rimedio omeopatico sia esclusivamente di origine vegetale. Anche se i preparati vegetali sono più del 50% delle sostanze impiegate i rimedi omeopatici possono anche essere di origine animale e minerale (metalli, metalloidi, minerali semplici, complessi e da minerali nobili).
La preparazione del rimedio omeopatico prevede passaggi susseguenti di diluizioni e di succussioni (agitazioni); l’insieme di questi processi è chiamato dinamizzazione. Nel caso della preparazione di un rimedio di origine vegetale, il primo passo consiste nella preparazione della tintura madre, che si ottiene lasciando macerare le piante o parti di esse in alcol per alcune settimane. Alla fine della macerazione e dopo filtrazioni e spremitura del residuo depositato, si ottiene il ceppo omeopatico, prodotto base per il seguente processo di dinamizzazione. La prima diluizione si ottiene prendendo 1 parte della tintura madre e aggiungendo 99 parti di alcol. Dopodiché la soluzione viene agitata vigorosamente (succussioni). La diluizione così ottenuta è la prima diluizione centesimale o 1 CH (Centesimali Hahnemanniani). Il passaggio successivo è identico: si preleva dalla diluizione una parte e si aggiungono nuovamente 99 parti di alcol, quindi si procede con le succussioni; la diluizione ottenuta è la 2 CH.
Figura 3 : preparazione del rimedio omeopatico
Si continua in questa maniera fino al raggiungimento della diluizione desiderata (7CH, 30CH, 200CH, ecc). Questo è il metodo sviluppato da Hahnemann. Oltre le centesimali esistono altri due tipi di diluizione: le 50 millesimali - abbreviato in LM - (descritte nella VI edizione dell’Organon) e le Korsakoviane - abbreviato in K - ideate dal russo Korsakov.
Il proving omeopatico
Il proving omeopatico, o sperimentazione del rimedio omeopatico, è la parte attualmente meno conosciuta al grande pubblico ma anche al mondo scientifico che spesso critica la non-scientificità dell’omeopatia. Il proving omeopatico consiste nella somministrazione ripetuta per un arco di tempo di un rimedio omeopatico a un gruppo di soggetti sani. Le sperimentazioni sono eseguite in doppio cieco, cioè né gli sperimentatori, né i supervisori sanno che rimedio viene somministrato. Una parte degli sperimentatori, selezionata a random, non riceve il rimedio omeopatico ma un placebo. Durante il proving gli sperimentatori che assumono il rimedio omeopatico svilupperanno dei sintomi sia fisici che psichici (patogenesi), cioè sviluppano una malattia artificiale indotta dal rimedio omeopatico. Ogni sperimentatore deve minuziosamente annotare i sintomi, le loro caratteristiche, le loro modalità di insorgenza, possibili cause fisiche (esempio: esposizione al freddo, digiuno, cambiamento del tempo, ecc) o psichiche (esempio: rabbia, ansia, spavento, ecc.) e le modalità di miglioramento o peggioramento in un diario. Alla fine della sperimentazione i supervisori mettono a confronto i risultati emersi dai diari dei singoli sperimentatori. I sintomi che compaiono in tutti o quasi tutti gli sperimentatori indicano che un tale sintomo è proprio caratteristico del rimedio in causa; altri sintomi, legati alla sensibilità individuale, si manifesteranno solo in una parte o in pochi sperimentatori e sono da considerare meno tipici del rimedio. L’insieme dei sintomi che emerge dalla sperimentazione è detto drug picture, o quadro del rimedio.
Studi sull’efficacia dell’omeopatia
Come illustrato nel capitolo sui proving omeopatici, fin dalle sue origini l’omeopatia si è basata sulla sperimentazione. Essendo la prescrizione del rimedio omeopatico su misura delle caratteristiche individuali del paziente e non sulla patologia, è evidente che non sia facile conciliare i principi dell’omeopatia con la metodologia della ricerca clinica ufficiale. La ricerca clinica e la ricerca biologica condotte per dimostrare l’efficacia dell’omeopatia condotte con criteri metodologici moderni, sia in vivo che in vitro, sono di data relativamente recente. Le meta-analisi, inclusa quella condotta su richiesta del Parlamento Europeo33, indicano che nel loro insieme tutte le ricerche fin qui compiute indicano un effetto terapeutico dell’omeopatia statisticamente significativo rispetto a un placebo o ad assenza di trattamento.32,34
Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi clinici in doppio cieco controllati con gruppo trattato con placebo, o personalizzando la terapia omeopatica secondo il principio del simile o riservando lo stesso trattamento a tutti i pazienti non tenendo conto dei profili individuali.
Solo per citarne alcuni, sono stati effettuati studi sulla fibromialgia35, sulle allergie respiratorie come la rinite allergia e l’asma36-38, sull’influenza39, sulla prevenzione della radiodermite acuta40, sulla diarrea acuta infantile.41,42 In tutti questi studi i rimedi omeopatici si sono dimostrati superiori per quanto riguarda il miglioramento della sintomatologia (come durata, intensità o fabbisogno di altri farmaci) rispetto ai gruppi trattati con placebo.
Nell’agosto del 2005 una metanalisi che equiparava l’efficacia dell’omeopatia a quella del placebo è stata pubblicata su Lancet 43 e riportata con molto risalto dalla stampa medica e laica internazionale. L’articolo ha scatenato vivaci polemiche da parte di numerose associazioni e medici, che contestano la ricerca nel metodo e nel merito. Uno dei dilievi è che in precedenza (1997) lo stesso Lancet aveva pubblicato una diversa metanalisi realizzata da ricercatori tedeschi (Linde, K et al)44, che, pur prendendo in considerazione in buona misura gli stessi lavori, giungeva a concludere che l'ipotesi che l'efficacia dell'omeopatia fosse dovuta ad un effetto placebo non erano compatibili con i risultati. Un altro rilievo mosso a questa metanalisi è che, dei 220 studi considerati inizialmente, ne sono stati selezionati solo 8 sfavorevoli all’omeopatia nelle loro conclusioni, perché giudicati dagli autori come aventi maggiore rigore metodologico e numerosità dei casi, mentre una valutazione complessiva di tutti i lavori avrebbe dato un risultato diverso. Aldilà delle polemiche e delle divisioni è facile capire quanto sulla ricerca dell’efficacia della medicina omeopatica tanto sia stato fatto ma tanto debba comunque essere ancora studiato e pienamente compreso.
La prescrizione del rimedio omeopatico
La visita omeopatica consiste essenzialmente in un colloquio con il paziente, anche se sono importanti l’osservazione per cogliere informazioni sull’aspetto, atteggiamenti e comportamenti del paziente, e, eventualmente, l’esame obiettivo. Secondo il principio del simile sopra illustrato l’omeopata sceglierà il rimedio più adatto al paziente. A tale scopo al paziente è chiesto di riferire in modo dettagliato i suoi sintomi, includendo eventuali cause, sia fisiche (es. cefalea da esposizione al freddo) che psichiche (esempio: cefalea da rabbia), caratteristiche dei sintomi (es. mal di gola che si localizza solo sul lato destro) e modalità di miglioramento o peggioramento (es. mal di gola che migliora ingerendo bevande calde e che si accentua con le bevande fredde). Il carattere e lo stato d’animo del paziente sono di fondamentale importanza per la prescrizione del rimedio omeopatico. Il quadro che emerge dalla descrizione del paziente viene messo a confronto con la conoscenza sui singoli rimedi per scegliere quello più simile al paziente; per questo motivo si afferma che il rimedio omeopatico non cura la malattia ma l’individuo malato. In altri termini: non esiste ‘il rimedio’ per una determinata malattia o un particolare sintomo.
Esistono sempre numerosi rimedi che possono essere scelti per curare una determinata patologia, e la scelta deve essere effettuata in funzione delle caratteristiche del paziente, di eventuali patologie concomitanti, di aspetti caratteriali e psichici. Con un esempio pratico si può dire che, se nella medicina convenzionale in 10 pazienti che soffrono di ipertensione arteriosa si utilizza lo stesso antipertensivo, in omeopatia 10 pazienti che soffrono di ipertensione possono aver bisogno di 10 rimedi diversi.
Una volta individuato il rimedio, l’omeopata deve stabilire che tipo di diluizione (CH, K, LM) e quale diluizione (esempio 30 CH, MK, 6LM) utilizzare. Tuttora nella comunità omeopatica esiste un dibattito se ripetere o meno il rimedio. Alcuni omeopati somministrano il rimedio una volta sola e osservano l’azione del rimedio nelle settimane successive. Il rimedio va ripetuto solo nel momento che il beneficio terapeutico tende a esaurirsi. Altri omeopati tendono a ripetere il rimedio anche più volte al giorno per un determinato arco di tempo. Nelle patologie acute il rimedio va somministrato ripetutamente e spesso in modo ravvicinato (a volte anche ogni 5-10 min. per un breve arco di tempo, ad esempio per una cefalea intensa o una febbre alta) perché il suo effetto si esaurisce più velocemente che non nelle malattie croniche. Riassumendo la prescrizione del rimedio omeopatico consiste quindi:
- nella selezione del rimedio più simile,
- nella diluizione alla quale meglio risponde il paziente
- nella frequenza di somministrazione legata alla necessità del paziente di ripetere il rimedio in determinati tempi.
Meccanismo d’azione del rimedio omeopatico
Una delle ulteriori differenze tra la medicina convenzionale e l’omeopatia è che in quest’ultima non esiste l’indicazione terapeutica per i suoi rimedi. Infatti il modo di agire dei farmaci convenzionali e dei rimedi omeopatici e fondamentalmente diverso. Lo stesso rimedio può curare nello stesso paziente vari sintomi o patologie, dove apparentemente non esiste nessun nesso tra di loro (ad esempio: cefalea legata alle mestruazioni, stitichezza, insonnia da stress lavorativo) oppure curare sintomi o patologie differenti in pazienti diversi. Ugualmente, non necessariamente lo stesso rimedio cura la stessa patologia in pazienti diversi, ad esempio il rimedio efficace per la cefalea in un paziente può risultare totalmente inefficace in un altro con stesso tipo di cefalea, per il fatto che il rimedio non combacia con gli altri sintomi e caratteristiche del paziente. Conoscendo la capacità del rimedio omeopatico di produrre una malattia artificiale nel soggetto sano, Hahnemann spiegò il meccanismo d’azione così: nel soggetto malato il rimedio scelto correttamente in base al principio del simile agisce nella stessa maniera, producendo dei sintomi che sono molto simili a quelli accusati dal paziente. Si sovrappone ai sintomi della malattia annullandoli. Per fare questo il rimedio deve avere la stessa forza dei sintomi presenti o essere leggermente più forte. Questo fatto riesce a spiegare il cosiddetto aggravamento omeopatico, che spesso si osserva nella fase iniziale del trattamento e che consiste in un temporaneo peggioramento dei sintomi del paziente. In un tale caso, essendo il rimedio leggermente più forte della malattia il paziente accusa i sintomi prodotti dal rimedio. Conseguentemente il rimedio, sostituendosi alla malattia, l’annulla e esaurendo progressivamente il proprio effetto i sintomi scompaiono. La spiegazione del meccanismo d’azione del rimedio omeopatico fornita da Hahnemann e illustrato dettagliatamente nel suo “Organon” è ovviamente di natura ipotetico-empirica. Come descritto nel capitolo sulla preparazione dei rimedi, in omeopatia si usano farmaci altamente diluiti. È un dato di fatto che una diluizione 30 CH o 200 CH che ha subìto un processo di diluizione 1:99 per 30 o 200 volte, non contiene più niente della sostanza originale (dose infinitesimale).
L’esperienza sembra dimostrare che, malgrado l’elevatissima diluizione del principio attivo, l’effetto terapeutico rimane. A questo proposito sono state enunciate diverse teorie, come quella della “memoria dell’acqua” che supponeva che durante il processo della dinamizzazione il solvente ricevesse un messaggio energetico dalla sostanza diluita, nessuna di loro però è riuscita a fornire un modello soddisfacente in termini scientifici. Per questo motivo allo stato attuale la scienza non permette ancora di spiegare il modo in cui agiscono le diluizioni infinitesimali.
Effetti indesiderati e interazioni con farmaci
I rimedi omeopatici non sono tossici né hanno effetti collaterali legati alla quantità ingerita. Un rimedio omeopatico prescritto non correttamente può però aver effetti negativi sul paziente. Sono eventi rari, perché nella maggior parte dei casi un rimedio sbagliato non interagisce con il paziente. Nell’ipotesi peggiore può comportare una guarigione apparente con contemporaneo approfondimento del processo patologico (soppressione omeopatica), ad esempio un paziente affetto da dermatite dopo l’assunzione del rimedio osserva un miglioramento della situazione cutanea, sviluppa però difficoltà respiratoria. Per questo motivo in caso di patologie croniche il rimedio va prescritto esclusivamente da un medico esperto in omeopatia classica, in grado di porre correttamente diagnosi e di monitorare accuratamente l’azione del rimedio nel tempo. Una eventuale reazione negativa del rimedio omeopatico non è un fattore intrinseco del rimedio, ma un evento dinamico specifico tra il rimedio in causa e il paziente.
Attualmente non esistono segnalazioni su possibili interazioni tra rimedi omeopatici e farmaci. Siccome i rimedi omeopatici non presentano né tossicità chimica né effetti collaterali, non esistono delle controindicazioni a un trattamento omeopatico. In pazienti che presentano patologie croniche o che abitualmente assumono dei farmaci è comunque richiesto un attento monitoraggio della reazione clinica alla somministrazione del rimedio omeopatico, visto che, come sopra illustrato, non sono mai da escludere a priori delle reazioni indesiderate.
Applicazioni cliniche dell’omeopatia
L’omeopatia classica può essere utilizzata nelle patologie di natura cronica come le infezioni ricorrenti (tonsilliti, otiti, cistiti), l’allergie respiratorie, l’asma bronchiale, le intolleranza e allergie alimentari, le patologie reumatiche, le dermatosi, le cefalee, l’ipertensione, le sindromi ansioso-depressive, ecc.
Visto la complessità e la gravità di tali patologie è sempre richiesto il trattamento da parte di un medico esperto in omeopatia, per garantire un inquadramento del paziente secondo i canoni sia della medicina convenzionale sia dell’omeopatia classica e un monitoraggio attento per escludere reazioni non desiderate.
Il ruolo del farmacista
Un campo di applicazione interessante per il farmacista è quello delle malattie acute non complicate. Il farmacista è spesso il primo interlocutore quando si tratta di affrontare situazioni acute che per lo più rappresentano malattie legate alle stagioni, come l’influenza, la febbre, la tosse, la diarrea, ecc. Una valida alternativa alla prescrizione del farmaco convenzionale può essere il rimedio omeopatico. “L’omeopatia è lenta”, è una delle affermazioni erronee che spesso si sente dire sulla velocità curativa dei rimedi omeopatici. Un rimedio scelto accuratamente è spesso in grado di curare una malattia acuta negli stessi tempi del farmaco convenzionale, ad esempio una tonsillite trattata con antibiotici. In più rappresenta il vantaggio di non avere effetti indesiderati, come ad esempio l’allergia agli antibiotici, o effetti collaterali, che si traduce in un recupero più favorevole del paziente. Va ribadito il concetto che il rimedio omeopatico va scelto individualmente in base ai sintomi. Se nella medicina convenzionale l’equazione febbre = paracetamolo è corretta, questo non vale per l’omeopatia dove un ragionamento febbre = belladonna non corrisponde ai principi del simile per la corretta prescrizione del rimedio: la belladonna curerà la febbre solo se l’insieme dei sintomi indica la scelta di questo rimedio.
Nelle tabelle di seguito riportate sono presentate le patologie acute più comuni con le caratteristiche dei rimedi più importanti per tali casi. Si sottolinea che, per motivi ovvi, le tabelle sono da considerarsi non complete, e che il farmacista può trovarsi davanti a casi che per una corretta prescrizione necessitano di un altro rimedio. Per un inquadramento mirato, veloce e corretto la Tabella 3 riporta le domande essenziali da porre al paziente con malattia acuta. Da un punto di vista pratico, senza voler dare delle indicazioni assolute, nelle malattie acute si possono utilizzare diluizioni medio-basse come la 6 CH o la MK da ripetere inizialmente ogni ora e meno frequentemente quando il paziente inizia a stare meglio. Se la sintomatologia è importante, ad esempio febbre alta o mal di gola forte, il rimedio può essere ripetuto più frequentemente, anche ogni 5-10 min. per 1-2 ore. Come forma farmaceutica possono essere utilizzati i granuli o il rimedio in soluzione alcolica, 3 granuli rispettivamente 3 gtt sublinguale ad ogni assunzione.
Febbre – Sindrome influenzale
Aconitum
Febbre improvvisa, alta, dopo esposizione al freddo secco. Il paziente è agitato, ansioso e ha paura di morire. Viso arrossato, pelle secca, assenza di sudorazione, brividi, sete intensa. Polso duro e rapido. Pupille strette (miosi). Indolenzimento generale.
Belladonna
Febbre improvvisa, alta. Viso arrossato e congesto, pelle calda e bruciante che emana il calore a distanza., sudorazione calda, estremità fredde, brividi. Pupille dilatate (midriasi). Il paziente è sensibile alla luce (fotofobia) e ai rumori. Abbattimento, confusione, allucinazioni.
Gelsemium
Febbre con insorgenza lenta dei sintomi, tremori, debolezza fisica, prostrazione. Brividi continui lungo la schiena, sensazione di testa calda e pesante, pesantezza delle palpebre e delle gambe. Assenza di sete.
Eupatorium perfoliatum
Febbre alta di tipo influenzale con indolenzimento generale, dolori ossei come da frattura, brividi, freddolosità, sete intensa, globi oculari dolenti alla pressione. Possibile sintomatologia gastrointestinale con nausea e vomito.
Rinite – Raffreddore - Corizza
Aconitum
Starnuti improvvisi e violenti dopo esposizione al freddo secco. Rinorrea quasi assente, secrezione acquosa, mucosa nasale secca. Agitazione, febbre, brividi, sete intensa.
Allium cepa
Starnuti continui e violenti. Abbondante secrezione nasale acquosa che irrita il labbro superiore. Profusa lacrimazione non irritante. I sintomi migliorano all’aria aperta.
Arsenicum album
Secrezione nasale acquosa e bruciante che irrita il labbro superiore. Frequenti starnuti senza dare sollievo. Freddolosità, inquietudine, ansia, intensa sete di bevande fredde in piccoli sorsi.
Belladonna
Inizio improvviso e violento della sintomatologia dopo aver preso freddo. Naso arrossato, caldo, gonfio e dolente. Secrezione nasale scarsa e trasparente. Bruciore e secchezza delle fosse nasali e della gola. Occhi lucidi, fotofobia.
Euphrasia
Starnuti con abbondante secrezione nasale acquosa non irritante. Profusa lacrimazione che irrita gli occhi e le palpebre. I sintomi peggiorano all’aria aperta e di notte.
Nux vomica
Inizio improvviso della sintomatologia dopo esposizione al freddo secco. Starnuti soprattutto al risveglio e dopo i pasti. Secrezione nasale acquosa di giorno, naso tappato e secco di notte. Peggioramento notturna, miglioramento all’aria aperta. Brividi di freddo. Irritabilità.
Pulsatilla
Rinite già definita con densa secrezione gialla non irritante, soprattutto al mattino. Ostruzione nasale. Peggioramento in una stanza chiusa e al caldo, miglioramento all’aria aperta. Assenza di sete. Umore mutevole e lacrimonioso con desiderio di compagnia, consolazione e tenerezza.
Diarrea
Aconitum
Diarrea verdastra, improvvisa dopo un colpo di freddo o spavento secco. Febbre alta, brividi, sete intensa, pelle secca, agitazione, ansia.
Antimonium crudum
Diarrea semi-liquida dopo eccessi alimentari, specie cibi grassi, o dopo un bagno freddo. Emissione di gas, nausea, eruttazioni, vomito. Lingua ricoperta da una spessa patina bianca. Desiderio di bevande acide.
Chamomilla
Diarrea infantile durante la dentizione. Bambino agitato, collerico, capriccioso, con desiderio di stare in braccio e miglioramento dei sintomi stando in braccio o essendo cullato.
China rubra
Diarrea acquosa, mucosa, giallognola, indolore, soprattutto dopo ingestione di frutta. Meteorismo, flatulenza, debolezza dopo le scariche.
Colocynthis
Diarrea profusa, giallastra, acquosa accompagnata da violenti dolori crampoidi addominali, dopo arrabbiature o forti emozioni, meno spesso dopo un raffreddamento. I sintomi migliorano piegandosi in due o esercitando una forte pressione con le mani sull’addome e con le applicazioni calde.
Gelsemium
Diarrea acquosa senza flatulenza dopo uno spavento, emozioni, paure o da anticipazione, ad esempio prima di un esame. Tremori, debolezza fisica, prostrazione.
Mercurius solubilis
Diarrea verdastra a volte sanguinolenta con tenesmo, febbre. Sintomi di interessamento del tratto gastrointestinale: alitosi, salivazione, lingua ingrossata e patinata con impronte dei denti, sapore metallico in bocca.
Podophyllum peltatum
Diarrea profusa, acquosa, giallastra, maleodorante, espulsa a getto. Dolori addominali con borborigmi, forte meteorismo. Tenesmo e debolezza.
Vomito - Nausea
Antimonium crudum
Dopo eccessi alimentari o per cattiva digestione. Lingua ricoperta da una spessa patina bianca, come il latte. Gonfiore addominale, desiderio di bevande acide.
Ipeca
Vomito ripetuto, specie in gravidanza, nausea intensa che non migliora vomitando. Lingua pulita, salivazione. Assenza di sete.
Nux vomica
Vomito dopo abuso di alcolici, caffè o eccessi alimentari. Nausea, vertigini, gonfiore addominale, eruttazioni acide, pirosi gastrica. Lingua patinata nella metà posteriore. Irritabilità, nervosismo.
Phosphorus
Vomito alimentare-biliare, febbre, sudorazione, sete intensa di acqua fredda che viene vomitata appena si riscalda nello stomaco. Lingua secca e rossa. Ansia, desiderio di rassicurazione e consolazione.
Sepia
Nausea e vomito specie in gravidanza. La nausea è peggiorata dai cibi: guardandoli, pensandoli o sentendone l’odore. Pallore, occhi cerchiati, debolezza, stanchezza, irritabilità, pessimismo.
Faringo-tracheite – Tonsillite
Aconitum
Sintomatologia improvvisa e violenta, febbre alta, brividi e tremori, sete intensa. Fauci intensamente rosse e molto dolorose con difficoltà a deglutire. Il paziente è agitato, ansioso e ha paura di morire. Viso arrossato, pelle secca, assenza di sudorazione. Polso duro e rapido. Pupille strette (miosi).
Apis
Sintomatologia improvvisa con fauci edematose, rosate, tese e lucide. Gonfiore dell’ugola che può sembrare un palloncino pieno di acqua. Dolore pungente deglutendo. Miglioramento con applicazioni locali fredde. Febbre elevata con assenza di sete.
Belladonna
Febbre improvvisa, alta. Viso arrossato e congesto, pelle calda e bruciante che emana il calore a distanza., sudorazione calda, estremità fredde, brividi. Pupille dilatate (midriasi). Il paziente è sensibile alla luce (fotofobia) e ai rumori. Fauci secche e di color rosso vivo o scuro, tonsille ingrossate, costrizione e secchezza della gola, forte dolore alla deglutizione. Ingrossamento e indolenzimento delle linfoghiandole sottomascellari.
Lachesis
Tipicamente il mal di gola inizia sul lato sinistro e man mano si sposta verso il lato destro. Deglutizione più difficile e più dolorosa per i liquidi e la saliva che per i cibi solidi. Gola livida bluastra, senso di costrizione e di soffocamento. Peggioramento con ingestione di bevande calde e con il calore in generale.
Lycopodium
Tipicamente il mal di gola inizia sul lato destro e man mano si sposta verso il lato sinistro. Miglioramento con le bevande calde e peggioramento con quelle fredde. Interessamento epatico.
Mercurius solubilis
Faringe e tonsille arrossate con presenza di pus e formazioni ulcerose a “placca”, ingrossamento e indolenzimento delle linfoghiandole loco-regionali. Febbre elevata, sudorazione intensa che non dà sollievo. Alitosi, salivazione, lingua ingrossata e patinata con impronte dei denti, sapore metallico in bocca.
Phytolacca
Tonsille ipertrofiche, pilastri anteriori di color rosso scuro-violaceo, ugola gonfia, edematosa. Ingrossamento e indolenzimento delle linfoghiandole cervicali. Secchezza della faringe con dolore alla deglutizione che si irradia verso l’orecchio. Miglioramento con ingestione di bevande fredde e peggioramento con quelle calde.
Pulsatilla pratensis
Sintomatologia non particolarmente dolorosa. Presenza di muco giallo, febbre con il desiderio di scoprirsi. Assenza di sete.Umore mutevole e lacrimonioso con desiderio di compagnia, consolazione e tenerezza. Concomitanza di sintomi respiratori o digestivi.
Tosse
Aconitum
Tosse improvvisa, breve a piccoli accessi, dopo esposizione al freddo secco. Sensazione di soffocamento, il paziente è agitato e ansioso. Febbre elevata, assenza di sudorazione, brividi, sete intensa.
Antimonium tartaricum
Tosse con molto catarro che ostruisce i bronchi con grossolani rantoli umidi, udibili anche a distanza. Espettorazione difficile o impossibile in paziente debole e pallido. Dispnea, sonnolenza.
Belladonna
Accessi improvvisi e lunghi di tosse secca abbaiante. Raucedine, gola rosso brillante, secca, pruriginosa. Febbre elevata, viso arrossato e congesto, sudorazione intensa. Cefalea violenta tossendo. Abbattimento, prostrazione.
Bryonia
Tosse secca, dura, squassante provocata e aggravata dal minimo movimento. Secchezza delle mucose, intensa sete di grandi quantità di acqua fredda. Tosse dolorosa che costringe il paziente all’immobilità e a esercitare una forte pressione con le mani sul torace e sulla testa per alleviare il dolore. Irritabilità.
Drosera
Accessi soprattutto notturni di tosse secca, abbaiante, breve e spastica. Respirazione sibilante, senso di soffocamento. Peggioramento dei sintomi: sdraiandosi nel letto, parlando, bevendo, mangiando, ridendo.
Ignatia
Tosse spastica su base nervosa che peggiora tossendo e migliora con la distrazione. Umore variabile, irritabile, malinconico.
Ipeca
Tosse spastica-soffocante o grassa per accumulo di catarro nei bronchi. Nausea e vomito di mucosità filanti alla fine di ogni episodio di tosse. Lingua pulita, ipersalivazione.
Mercurius solubilis
Tosse catarrale soprattutto notturna con espettorato muco-purulento giallo-verdastro. Sudorazione notturna che non dà sollievo. Alitosi, salivazione, lingua ingrossata e patinata con impronte dei denti, sapore metallico in bocca.
Pulsatilla
Tosse secca di notte che si aggrava sdraiandosi e con il calore del letto. Tosse grassa di giorno, soprattutto al mattino, con espettorato giallastro denso. Miglioramento dei sintomi all’aria aperta e stando seduti, peggioramento in ambiente chiuso e caldo. Paziente lamentoso che cerca la compagnia e la consolazione.
Rumex crispus
Tosse incessante, breve e secca, provocata dal prurito della fossetta sopra-sternale. La tosse si aggrava svestendosi, parlando e ispirando dell’aria fredda. Tipicamente il paziente si copre naso e bocca con un fazzoletto.
Spongia tosta
Accessi violenti di tosse stridente, come una sega che passa su un tronco, raschiante e soffocante. La tosse migliora mangiando o bevendo e peggiora parlando. Raucedine.
Siti Internet
Sito del Centro Clinico Medicina Naturale della AUSL11 di Empoli. Contiene notizie sulla Fitoterapia ed altre medicine non convenzionali, una sezione sulle piante medicinali ed informazioni sulle attività di formazione specifica (corsi, pubblicazioni, ecc.).
http://www.epicentro.iss.it/focus/erbe/fitosorveglianza.htm
Sezione Fitosorveglianza del sito del Centro Nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità. È possibile scaricare la scheda di segnalazione di reazione avversa a prodotti fitoterapici e il link all’ultimo numero di “Farmacovigilanza News”, la newsletter dedicata ai prodotti medicinali a base di erbe.
http://www.farmacovigilanza.org/
Oltre alle novità presenti alla sezione Fitovigilanza, contiene una sezione molto utile che illustra tutte le più importanti interazioni segnalate tra erbe e farmaci ed una ricca selezione di link esterni ai siti Internet di associazioni e riviste utili per approfondire il tema delle cure fitoterapiche.
Sito della Società Italiana di Fitoterapia.
Sito della Scuola di Medicina Omeopatica di Verona. Contiene informazioni generali sulla scuola e sull'omeopatia, aree dedicate agli addetti del settore ed alle testimonianze dei malati.
Sito della Associazione Italiana Omeopatia.
Bibliografia
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Questionario di valutazione apprendimento
1. A differenza dei farmaci utilizzati nella medicina convenzionale, le sostanze attive vegetali si distinguono per essere:
a. costituite comunemente da singoli composti chimici
b. delle miscele complesse di composti chimici
c. costituite sia da composti singoli che da miscele di composti
d. nessuna delle risposte indicate
2. Quale delle seguenti categorie di preparati a base di erbe officinali non è presente nella suddivisione operata dall’attuale legislazione dell'Unione Europea?
- prodotti fitoterapici considerati medicinali e che rientrano nella Direttiva comunitaria 65/65/EEC
- prodotti fitoterapici che non vantano proprietà terapeutiche, ma ugualmente considerati prodotti medicinali.
- prodotti fitoterapici prodotti artigianalmente
- prodotti che vengono utilizzati come alimenti, cosmetici e supplementi terapeutici (non rispondono ai criteri della Direttiva comunitaria 65/65/EEC)
3. Su quale dei seguenti concetti non si basa la moderna fitoterapia?
- sia i costituenti farmacologicamente attivi che quelli non attivi concorrono a determinare l'attività terapeutica totale della pianta medicinale
- i tannini, le vitamine, i sali minerali e le mucillagini rivestono un ruolo diretto e indiretto
- i tannini, le vitamine, i sali minerali e le mucillagini possono ridurre l’eventuale tossicità o modulare la farmacocinetica di altre molecole
- sia i costituenti farmacologicamente attivi che quelli non attivi non hanno dimostrato alcuna tossicità potenziale
4. Quale dei seguenti vantaggi non rientra fra quelli riferiti all’azioni dei fitofarmaci rispetto ai farmaci convenzionali?
- Attività sinergica dei suoi composti
- Migliore efficacia
- Migliore biodisponibilità
- Ridotta tossicità
5. Quali sono i procedimenti più avanzati e utilizzati per le preparazioni fitoterapiche più propriamente farmaceutiche?
- procedimenti di estrazione con solventi e di distillazione
- infusi e decotti
- tinture
- oli essenziali
6. Quali delle seguenti caratteristiche rendono problematica la valutazione qualitativa dei preparati fitoterapici?
- la variabilità dei processi di raccolta, preparazione e conservazione
- la variabilità intrinseca delle piante
- la variabilità della classificazione dei diversi prodotti
- tutte le risposte indicate
7. Per quale delle seguenti piante è stata vietata la vendita in Italia a causa della sua tossicità, con un decreto del 1996?
- camedrio (Teucrium chamaedrys)
- angelica (Angelica sinensis)
- iperico(Hypericum perforatum)
- arancio amaro (Citrus aurantium)
8. Quale delle seguenti voci non rientra del ‘decalogo’ per un uso correttodelle medicine non convenzionali?
- il binomio naturale uguale sicuro è errato
- non curarti con prodotti venduti fuori dai canali di vendita previsti
- avverti sempre il tuo medico curante se stai assumendo contemporaneamente anche altri farmaci
- puoi utilizzarle in gravidanza o allattamento a meno che non esistano specifiche restrizioni
9. A dispetto del suo utilizzo diffuso in quali soggetti è assolutamente controindicato il ricorso alla propoli?
- nei soggetti diabetici
- nei soggetti ipertesi
- nei soggetti allergici
- nei soggetti anziani
10. Secondo una recente indagine ISTAT qual’è la percentuale di italiani che annovera tra i motivi di utilità delle terapie non convenzionali una presunta minore tossicità rispetto alle terapie tradizionali?:
- 71,3%
- 15%
- 17,5%
- 48%
11. Secondo una recente indagine Doxa gli italiani che utilizzano i rimedi omeopatici sono circa:
a. 6 milioni
b. 9 milioni
c. 11 milioni
d. 15 milioni
12. L’omeopatia è nata in Germania circa:
a. 100 anni fa
b. 150 anni fa
c. 200 anni fa
d. 250 anni fa
13. Cos’è il proving omeopatico o sperimentazione del rimedio omeopatico?
a. la sperimentazione di un rimedio omeopatico su soggetti sani
b. la sperimentazione di un rimedio omeopatico su soggetti malati
c. lo studio clinico di un rimedio per una determinata patologia
d. non esiste una sperimentazione dei rimedi omeopatici
14. I rimedi omeopatici sono di origine:
a. esclusivamente vegetale
b. esclusivamente minerale
c. vegetale e minerale
d. vegetale, minerale e animale
15. La prescrizione del rimedio omeopatico viene effettuata:
a. sul sintomo principale del paziente
b. sull’insieme dei sintomi fisici del paziente
c. sullo stato d’animo del paziente
d. sull’insieme dei sintomi fisici e psichici del paziente
16. Quale delle seguenti affermazioni non è corretta?
a. attualmente non esistono segnalazioni su possibili interazioni tra rimedi omeopatici e farmaci
b. i rimedi omeopatici agiscono lentamente
c. il rimedio omeopatico non ha una specifica indicazione terapeutica
d. il rimedio omeopatico non è del tutto innocuo, ad esempio può sopprimere dei sintomi peggiorando la situazione del paziente
17. Per una corretta assunzione del rimedio omeopatico è importante:
a. che il rimedio non venga toccato con le mani
b. che il cavo orale debba essere pulito
c. che vengano evitati caffè, alcol e fumo, almeno un’ora prima e un’ora dopo l’assunzione del rimedio
d. Risposte a,b e c
18. Quale tra le seguenti domande non rientra necessariamente in quelle da porre al paziente per le prescrizione di un rimedio omeopatico?
a. Qual’è il sintomo principale?
b. Ci sono sintomi concomitanti?
c. Quali sono le modalità di miglioramento/peggioramento dei sintomi?
d. Quali farmaci convenzionali ha già provato per il disturbo?
19. Quale delle seguenti raccomandazioni è necessario dare in caso di prescrizione di rimedi omeopatici per patologie croniche?
a. il rimedio va prescritto esclusivamente da un farmacista
b. il rimedio va prescritto esclusivamente da un medico esperto di omeopatia classica
c. il rimedio non va prescritto per più di un mese
d. in questi casi il rimedio necessita di diluizioni molto alte
20. Quale può essere considerato il campo di azione migliore dell’omeopatia per il farmacista?
a. tutte le patologie
b. patologie ereditarie
c. patologie croniche
d. patologie acute non complicate