2012-07

Omeopatia: introduzione ai principi e indicazioni cliniche

 Autore:Dr. Ralf W. Zahn, medico omeopata e agopuntore, Centro di Medicina Integrata, Bergamo

Revisione normativa: Prof.ssa Paola Minghetti, Dipartimento di Scienze farmaceutiche, Università degli Studi di Milano

 Executive summary

  • L’omeopatia classica o unicista è un ramo della terapia medica che utilizza medicinali a dosi deboli o infinitesimali che vengono prescritti individualmente in base alle caratteristiche del paziente, secondo il cosiddetto principio della similitudine.
  • Si sono sviluppati a partire dall’omeopatia classica altri rami come l’omeopatia pluralista, l’omeopatia complessista o l’omotossicologia che oggi vengono comunemente utilizzati.
  • Secondo un’indagine Doxa sono circa undici milioni gli italiani che utilizzano i rimedi omeopatici.
  • Il rimedio omeopatico è caratterizzato da un processo di preparazione che prevede passaggi susseguenti di diluizioni e di succussioni (agitazioni); l’insieme di questi processi è chiamato dinamizzazione.
  • La visita omeopatica consiste essenzialmente in un colloquio con il paziente, anche se sono importanti l’osservazione per cogliere informazioni sull’aspetto, gli atteggiamenti e i comportamenti del paziente, e, eventualmente, l’esame obiettivo.
  • I rimedi omeopatici non sono tossici né hanno effetti collaterali dose-dipendenti. Un rimedio omeopatico prescritto non correttamente può però avere effetti negativi sul paziente.

 

Scopo dell’attività

Fornire al farmacista le conoscenze necessarie per comprendere i principi dell’Omeopatia Classica e per una corretta prescrizione dei rimedi omeopatici.

 

Obiettivi

Dopo aver completato la seguente monografia di aggiornamento, il farmacista dovrebbe essere in grado di:

 

  • illustrare i principi dell’omeopatia classica descrivendo l’importanza del proving omeopatico
  • descrivere il metodo di preparazione dei rimedi omeopatici, spiegando il concetto di dinamizzazione
  • conoscere i principali approcci terapeutici che impiegano i rimedi omeopatici: omeopatia unicista, omeopatia pluralista, omeopatia complessista e omotossicologia
  • comprendere le basi per una corretta prescrizione omeopatica
  • illustrare ai pazienti come assumere correttamente i rimedi omeopatici

 

 

Introduzione

L’omeopatia classica o unicista è un ramo della terapia medica che utilizza medicinali a dosi deboli o infinitesimali che vengono prescritti individualmente in base alle caratteristiche del paziente, secondo il cosiddetto principio della similitudine. Dal nascere dell’omeopatia classica più di 200 anni fa, si sono sviluppati altri rami come l’omeopatia pluralista, l’omeopatia complessista o l’omotossicologia che oggi vengono comunemente utilizzati. L’omeopatia classica costituisce il punto di partenza per tutti gli altri indirizzi che si sono formati di seguito. Per questo motivo saranno esposti soprattutto i concetti dell’omeopatia unicista, illustrando brevemente gli altri indirizzi, con l’obiettivo di consentire al farmacista di comprendere i criteri distintivi dei diversi approcci e di fornire delle informazioni corrette ai propri assistiti, fatto che, nel complesso ambito delle medicine non convenzionali, non è sempre garantito. La presente monografia vuole essere innanzitutto una guida pratica per un corretto inquadramento del paziente e un uso razionale dei rimedi omeopatici secondo i principi dell’omeopatia classica. Secondo un’indagine Doxa del 2004, sono circa undici milioni gli italiani che utilizzano i rimedi omeopatici, mentre l’indagine ISTAT del 2005 dichiara che il 13,6% della popolazione ha utilizzato nel triennio precedente terapie non convenzionali e tra queste la più diffusa è l’omeopatia con il 7% della popolazione1,2. Nel 1999 erano meno di sei milioni. L’omeopatia è oggi utilizzata in oltre ottanta paesi del mondo, principalmente in Europa.

 

Legislazione

Keywords: Omeopatia legislazione, omeopatia rimborsabilità, rimedi omeopatici procedura di registrazione

Keypoint: La direttiva 92/73/CEE costituisce il riconoscimento ufficiale del medicinale omeopatico nell’insieme dei paesi dell’Unione europea e ha portato all’introduzione di una procedura di registrazione dei medicinali omeopatici nei Paesi dell’Unione. La successiva direttiva 2001/83/CE, recepita dalla maggioranza dei paesi dell’Unione Europea, rappresenta la normativa di riferimento per i medicinali omeopatici.

All’interno dell’Unione Europea, fino agli inizi degli anni Novanta, l’omeopatia era ufficialmente riconosciuta in alcuni Stati membri, mentre in altri non godeva di questo stato. Nel 1992, sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità viene pubblicata una direttiva europea specifica sui medicinali omeopatici (92/73/CEE) che armonizza la normativa e permette la libera circolazione a breve termine dei medicinali. In questa direttiva il medicinale omeopatico è definito: «Qualsiasi medicinale ottenuto da ceppi omeopatici secondo un processo di fabbricazione descritto dalla Farmacopea europea o in mancanza dalle farmacopee ufficiali degli Stati membri». Questa direttiva, che in seguito sarà rivista e inserita nella direttiva 2001/83/CEE, costituisce il riconoscimento ufficiale del medicinale omeopatico nell’insieme dei paesi dell’Unione europea e ha portato all’introduzione di una procedura di registrazione dei medicinali omeopatici nei paesi dell’Unione. Allo stato attuale, la maggioranza dei paesi dell’Unione europea ha recepito la direttiva nella legislazione nazionale. In attesa delle nuove norme, il Parlamento ha approvato un regime transitorio che manterrà in commercio fino al 31 dicembre 2015 tutti i farmaci omeopatici presenti sul mercato dal 6 giugno 1995, senza che per essi sia necessaria una valutazione delle autorità sanitarie.

Per quanto riguarda la rimborsabilità da parte dei sistemi sanitari nazionali, la situazione è attualmente molto eterogenea. Si passa da paesi come l’Irlanda e la Germania in cui la rimborsabilità è totale (a fronte di prescrizione medica o di presenza del rimedio in liste approvate), a paesi a rimborsabilità parziale (esempio la Francia, con rimborso pari al 35%). In Svizzera i medicinali omeopatici sono stati rimborsabili fino al 2005, anno in cui il ministro della Salute ha espresso parere contrario (ma che necessita di un referendum popolare per essere ratificato). Nei paesi scandinavi, in Ungheria, nella Repubblica Ceca e in Italia i prodotti omeopatici non godono di nessuna rimborsabilità; IN Italia hanno diritto solo alla detrazione fiscale ; inoltre nel nostro paese il Consiglio Superiore di Sanità (CSS), l'organo consultivo tecnico-scientifico del Ministro della salute, ha espresso nella relazione del 20 Dicembre 2005 l’auspicio di una regolamentazione più severa che richieda “norme più precise e rigorose sui requisiti che devono possedere i medicinali omeopatici, per i quali non ci deve essere rimborsabilità”, sollevando dissensi e contrasti con quella parte del mondo medico che considera i medicinali omeopatici come una risorsa aggiuntiva alla cura dei cittadini.

 

La nascita dell’omeopatia

Keywords: Omeopatia storia, Hahnemann Samuel, omeopatia classica definizione, similia similibus curentur, Organon dell’arte del guarire

Keypoint: Nel 1796 il medico tedesco Samuel Hahnemann formulò per la prima volta il principio similia similibus curentur, ovvero il simile cura il simile, secondo il quale gli stessi sintomi incontrati in una persona malata saranno curati dal rimedio che li può provocare nella persona sana.

Nel 1790 il medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843), deluso dalle pratiche mediche dei suoi tempi, abbandona la professione medica. Hahnemann ricorda il fatto nelle sua autobiografia con le seguenti parole: “…mi pesava sulla coscienza di curare malattie non note con dei medicinali sconosciuti. In tal modo diventare l’assassino o quello che peggiora la vita dei miei fratelli era il pensiero più terribile. Talmente terrificante che, nei primi anni del mio matrimonio, lasciai completamente la pratica medica e mi dedicai esclusivamente alla chimica e alle pubblicazioni3.”

Infatti, le cure mediche ai tempi di Hahnemann erano caratterizzati da salassi, purghe e un utilizzo indiscriminato dei farmaci. Non esistevano sperimentazioni cliniche, né farmacopee che regolamentassero l’utilizzo dei medicinali. Farmacisti e medici si ingegnavano nella produzione e composizione di medicinali senza base scientifica. Le reazioni avverse sperimentate dai pazienti erano spesso gravissime o mortali. L’assenza totale di criteri scientifici nella gestione del paziente, dal punto di vista sia diagnostico sia terapeutico, portano Hahnemann alla decisione di abbandonare il proprio mestiere di medico.

Traducendo la “Treatise of the Materia Medica” di William Cullen, professore della facoltà di Medicina a Edimburgo, Hahnemann non concorda sul presunto meccanismo d’azione della corteccia di china nel trattamento della malaria. Cullen ipotizza l’efficacia della china per il suo effetto rinforzante sullo stomaco; Hahnemann, invece, spiega la sua azione perché riesce a indurre una patologia simile a quella della malaria. Effettuando una sperimentazione su se stesso che consiste nell’autosomministrazione della china per diversi giorni, Hahnemann sviluppa una febbre periodica simile a quella della malaria per tutto il periodo della somministrazione e che termina appena interrotta l’assunzione del medicinale. È qui che nasce il principio dell’omeopatia ‘Similia similibus curentur’ (il simile cura il simile). Gli stessi sintomi (o sintomi molto simili) incontrati in una persona malata saranno curati dal rimedio che li può provocare nella persona sana. Hahnemann non è il primo a scoprire questo principio; già nell'antichità il medico greco Ippocrate l’aveva intuito, ma Hahnemann è stato il primo a sviluppare tutto l’aspetto terapeutico della sua scoperta, che nel 1796 formulò nell’Hufelands Journal der practischen Arzneykunde (rivista di farmacologia pratica del dr. Hufeland)4. Dalle iniziali intuizioni riguardo l’applicazione terapeutica del principio della similitudine dovevano passare ancora diversi anni fino alla pubblicazione nel 1810 della prima di sei edizioni dell’Organon der Heilkunst (Organon dell’arte del guarire), opera fondamentale di Hahnemann nella quale vengono per la prima volta illustrati i principi dell’omeopatia classica in modo organico5.

 

Figura 1. Samuel Hahnemann (Meißen 1755 – Parigi 1843)

 

Origine e preparazione del rimedio omeopatico

Keywords: Rimedi omeopatici origine, rimedi omeopatici preparazione, dinamizzazione, diluizione centesimale, diluizione korsakoviana, diluizione 50 millesimale

Keypoint: Quello che contraddistingue il rimedio omeopatico da qualsiasi altro medicinale è il suo particolare processo di preparazione che prevede passaggi susseguenti di diluizioni e di succussioni (agitazioni); l’insieme di questi processi è chiamato dinamizzazione.

Uno degli errori più comuni sull’origine del rimedio omeopatico è ritenere che l'omeopatia curi con le erbe, credendo che il rimedio omeopatico sia esclusivamente di origine vegetale. Anche se i preparati vegetali costituiscono più del 50% delle sostanze impiegate, i rimedi omeopatici possono anche essere di origine animale e minerale (metalli, metalloidi, minerali semplici, complessi e minerali nobili). Un ruolo particolare rappresentano i cosiddetti nosodi, che traggono origine da tessuti patologici.

Quello che contraddistingue il rimedio omeopatico da qualsiasi altro medicinale è il suo particolare processo di preparazione, che prevede passaggi susseguenti di diluizioni e di succussioni (agitazioni); l’insieme di questi processi è chiamato dinamizzazione. Nel caso della preparazione di un rimedio di origine vegetale, il primo passo consiste nella preparazione della tintura madre, che si ottiene lasciando macerare le piante o parti di esse in alcol per alcune settimane. Alla fine della macerazione e dopo filtrazioni e spremitura del residuo depositato, si ottiene il ceppo omeopatico, prodotto base per il seguente processo di dinamizzazione. La prima diluizione si ottiene prendendo 1 parte della tintura madre e aggiungendo 99 parti di alcol. Dopodiché la soluzione viene agitata vigorosamente (succussioni). La diluizione così ottenuta è la prima diluizione centesimale o 1 CH (Centesimali Hahnemanniani). Il passaggio successivo è identico: utilizzando un nuovo recipiente, si preleva dalla diluizione una parte e si aggiungono nuovamente 99 parti di alcol, quindi si procede con le succussioni; la diluizione ottenuta è la 2 CH (vedi Figura 2).

Figura 2. Preparazione del rimedio omeopatico

Si continua in questa maniera fino al raggiungimento della diluizione desiderata (7 CH, 30 CH, 200 CH, ecc). Questo è il metodo sviluppato da Hahnemann. Oltre le centesimali esistono attualmente altri due tipi di diluizione comunemente utilizzate: le 50 millesimali (LM) e le Korsakoviane (K), ideate dal medico russo Korsakov.

Il procedimento per la preparazione delle 50 millesimali prevede che partendo da una soluzione triturata 3 CH, si prelevano 0,05 grammi di sostanza e li si scioglie in 500 gocce di alcol a 70°. Si preleva quindi una goccia di questa nuova soluzione e la si aggiunge a 100 gocce di alcol in un flacone e lo si agita per 100 volte; con questo procedimento si ottiene la 1 LM. Per le diluizioni successive si preleva 1 goccia dalla 1 LM per passarla in 500 gocce di alcol (2 LM) e così via.

Il procedimento per la preparazione delle diluizioni di Korsakov prevede l'utilizzo di un unico flacone di 15 ml, in cui si immettono 5 ml di tintura madre. Si agita per 100 volte e si svuota il flacone: una parte della sostanza rimarrà adesa alle pareti del flacone. A questo punto si aggiungeranno 5 ml di acqua distillata (l'equivalente delle 99 gocce) e si otterrà la 1 K. Ogni svuotamento successivo, con l'aggiunta di alcol e la successiva agitazione per 100 volte, produrrà la 2 K, la 3 K e così via.

 

Il proving omeopatico

Keywords: Rimedi omeopatici sperimentazione, proving omeopatico, patogenesi, drug picture

Keypoint: Durante il proving omeopatico gli sperimentatori che assumono il rimedio omeopatico svilupperanno dei sintomi sia fisici sia psichici (patogenesi); l’insieme dei sintomi che emerge dalla sperimentazione è detto drug picture, o quadro del rimedio.

Il proving omeopatico, o sperimentazione del rimedio omeopatico, è la parte attualmente meno conosciuta al grande pubblico ma anche al mondo scientifico che spesso critica la non-scientificità dell’omeopatia. Il proving omeopatico consiste nella somministrazione ripetuta per un arco di tempo di un rimedio omeopatico a un gruppo di soggetti sani. Le sperimentazioni sono eseguite in doppio cieco, cioè né gli sperimentatori né i supervisori sanno che rimedio viene somministrato. Una parte degli sperimentatori, selezionata random, non riceve il rimedio omeopatico ma un placebo. Durante il proving gli sperimentatori che assumono il rimedio omeopatico svilupperanno dei sintomi sia fisici sia psichici (patogenesi), cioè sviluppano una malattia artificiale indotta dal rimedio omeopatico. Ogni sperimentatore deve minuziosamente annotare in un diario i sintomi, le loro caratteristiche, le loro modalità di insorgenza, le possibili cause fisiche (esempio: esposizione al freddo, digiuno, cambiamento del tempo, ecc) o psichiche (esempio: rabbia, ansia, spavento, ecc.) e le modalità di miglioramento o peggioramento. Alla fine della sperimentazione i supervisori mettono a confronto i risultati emersi dai diari dei singoli sperimentatori. I sintomi che compaiono in tutti o quasi tutti gli sperimentatori indicano che quel sintomo è caratteristico del rimedio in causa; altri sintomi, legati alla sensibilità individuale, si manifesteranno solo in una parte o in pochi sperimentatori e sono da considerare meno tipici del rimedio. Gli sperimentatori trattati con placebo servono ad annullare cause e sintomi legati appunto all’effetto placebo (se il 10% del gruppo trattato con placebo manifesta nausea, non è significativo come sintomo il fatto che il 10% del gruppo trattato con il rimedio manifesti nausea). L’insieme dei sintomi che emerge dalla sperimentazione è detto drug picture, o quadro del rimedio. Pazienti che presentano un quadro sintomatologico identico o molto simile a quello ricavato dalla sperimentazione del rimedio saranno curati appunto da questo rimedio.

 

Studi sull’efficacia dell’omeopatia

Keywords: Omeopatia efficacia, omeopatia studi clinici, omeopatia metanalisi

Keypoint: La ricerca clinica e la ricerca biologica condotte per dimostrare l’efficacia dell’omeopatia condotte con criteri metodologici moderni sono di data relativamente recente. Le meta-analisi indicano che nel loro insieme tutte le ricerche fin qui compiute indicano un effetto terapeutico dell’omeopatia statisticamente significativo rispetto a un placebo o ad assenza di trattamento.

Come illustrato nel capitolo sui proving omeopatici, fin dalle sue origini l’omeopatia si è basata sulla sperimentazione, ma essendo la prescrizione del rimedio omeopatico su misura delle caratteristiche individuali del paziente e non sulla patologia, è evidente che non sia facile conciliare i principi e le caratteristiche di sperimentazione tipiche dell’omeopatia con la metodologia della ricerca clinica ufficiale. La ricerca clinica e la ricerca biologica condotte per dimostrare l’efficacia dell’omeopatia con criteri metodologici moderni, sia in vivo sia in vitro, sono di epoca relativamente recente. Le meta-analisi, inclusa quella condotta su richiesta del Parlamento Europeo6, evidenziano che nel loro insieme tutte le ricerche fin qui compiute indicano un effetto terapeutico dell’omeopatia statisticamente significativo rispetto a un placebo o ad assenza di trattamento7,8.

Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi clinici in doppio cieco controllati con gruppo trattato con placebo, o personalizzando la terapia omeopatica secondo il principio del simile o riservando lo stesso trattamento a tutti i pazienti non tenendo conto dei profili individuali.

Solo per citarne alcuni, sono stati effettuati studi sulla fibromialgia9, sulle allergie respiratorie come la rinite allergia e l’asma10-12, sull’influenza13,14, sulla prevenzione della radiodermite acuta15, sulla diarrea acuta infantile16,17. In tutti questi studi i rimedi omeopatici si sono dimostrati superiori per quanto riguarda il miglioramento della sintomatologia (come durata, intensità o fabbisogno di altri farmaci) rispetto ai gruppi trattati con placebo. Al di là delle sperimentazioni dei rimedi omeopatici tradizionali, nel campo dell’omotossicologia si stanno ultimamente studiando, tra altre molecole, i mediatori della risposta immunitaria, come interleuchina-12 e interferone-g a bassi dosaggi (4 CH) attivati tramite una particolare tecnica farmaceutica chiamata Sequential Kinetic Activation (SKA). Uno studio recente ha dimostrato effetti terapeutici di bassi dosaggi dell’associazione di interleuchina-12 e interferone-g nella cura dell’asma allergico in un modello animale18.

Nell’agosto del 2005 una metanalisi che equiparava l’efficacia dell’omeopatia a quella del placebo è stata pubblicata sulla rivista Lancet19 e riportata con molto risalto dalla stampa medica e laica internazionale. L’articolo ha scatenato vivaci polemiche da parte di numerose associazioni e medici, che contestano la ricerca nel metodo e nel merito. Uno dei rilievi è che in precedenza (1997) lo stesso Lancet aveva pubblicato una diversa metanalisi realizzata da ricercatori tedeschi (Linde K. e coll.)8 che, pur prendendo in considerazione in buona misura gli stessi lavori, giungeva a concludere che l'ipotesi che l'efficacia dell'omeopatia fosse dovuta a un effetto placebo non era compatibile con i risultati. Un altro rilievo mosso a questa metanalisi è che, dei 220 studi considerati inizialmente, ne sono stati selezionati solo 8, peraltro sfavorevoli all’omeopatia nelle loro conclusioni; questi 8 erano stati giudicati dagli autori come aventi maggiore rigore metodologico e numerosità dei casi, mentre una valutazione complessiva di tutti i lavori avrebbe dato un risultato diverso. Al di là delle polemiche e delle divisioni, è facile capire quanto sulla ricerca dell’efficacia della medicina omeopatica tanto sia stato fatto ma tanto debba comunque essere ancora studiato e pienamente compreso.

 

La prescrizione del rimedio omeopatico

Keywords: Rimedi omeopatici prescrizione, visita omeopatica, rimedi omeopatici modalità di somministrazione

Keypoint: La visita omeopatica consiste essenzialmente in un colloquio con il paziente. Secondo il principio del simile l’omeopata sceglierà il rimedio più adatto all’insieme dei sintomi riportati e riscontrati nel paziente.

La visita omeopatica consiste essenzialmente in un colloquio con il paziente, anche se sono importanti l’osservazione per cogliere informazioni sull’aspetto, gli atteggiamenti e comportamenti del paziente ed, eventualmente, l’esame obiettivo. Secondo il principio della similitudine precedentemente illustrato l’omeopata sceglierà il rimedio più adatto all’insieme dei sintomi riportati e riscontrati nel paziente. A tale scopo al paziente è chiesto di riferire in modo dettagliato i suoi sintomi, includendo eventuali cause, sia fisiche (es. cefalea da esposizione al freddo) sia psichiche (esempio: cefalea da rabbia), caratteristiche dei sintomi (es. mal di gola che si localizza solo sul lato destro) e modalità di miglioramento o peggioramento (es. mal di gola che migliora ingerendo bevande calde e che si accentua con le bevande fredde). Il carattere e lo stato d’animo del paziente sono di fondamentale importanza per la prescrizione del rimedio omeopatico. Il quadro che emerge dalla descrizione del paziente viene messo a confronto con la conoscenza sui singoli rimedi per scegliere quello più simile al paziente; per questo motivo si afferma che il rimedio omeopatico non cura la malattia ma l’individuo malato. In altri termini: non esiste ‘il rimedio’ per una determinata malattia o un particolare sintomo.

Esistono sempre numerosi rimedi che possono essere scelti per curare una determinata patologia e la scelta deve essere effettuata in funzione delle caratteristiche del paziente, di eventuali patologie concomitanti, di aspetti caratteriali e psichici. Con un esempio pratico si può dire che, se nella medicina convenzionale, per dieci pazienti che soffrono di ipertensione arteriosa si utilizza lo stesso antipertensivo, in omeopatia dieci pazienti che soffrono di ipertensione possono aver bisogno di dieci rimedi diversi.

Una volta individuato il rimedio, l’omeopata deve stabilire che tipo di diluizione (CH, K, LM) e quale diluizione (esempio 30 CH, MK, 6 LM) utilizzare. Tuttora nella comunità omeopatica esiste un dibattito se ripetere o meno il rimedio. Alcuni omeopati somministrano il rimedio una volta sola e osservano l’azione del rimedio nelle settimane successive. Il rimedio va ripetuto solo nel momento che il beneficio terapeutico tende a esaurirsi. Altri omeopati tendono a ripetere il rimedio anche più volte al giorno per un determinato arco di tempo. Per quanto riguarda la diluizione si può affermare con una certa approssimazione, dal momento che la risposta alla diluizione è sempre legata all’individuo, che le diluizioni più basse vanno scelte quando si tratta di disturbi prevalentemente di carattere fisico, le alte invece per i disturbi di carattere psichico. Nelle patologie acute il rimedio va somministrato ripetutamente e spesso in modo ravvicinato (a volte anche ogni 5-10 min. per un breve arco di tempo, ad esempio per una cefalea intensa o una febbre alta) perché il suo effetto si esaurisce più velocemente che non nelle malattie croniche. Riassumendo la prescrizione del rimedio omeopatico consiste quindi:

  • nella selezione del rimedio più simile;
  • nella diluizione alla quale meglio risponde il paziente;
  • nella frequenza di somministrazione legata alla necessità del paziente di ripetere il rimedio in determinati tempi.

 

Meccanismo d’azione del rimedio omeopatico

 Keywords: Rimedi omeopatici meccanismo d’azione, rimedi omeopatici prescrizione, aggravamento omeopatico

 Keypoint: Una delle differenze più significative tra la medicina convenzionale e l’omeopatia è che per il rimedio omeopatico non esiste l’indicazione terapeutica. Un solo rimedio può provocare nel soggetto sano numerosi sintomi, coinvolgendo l’intero organismo sia a livello fisico che psichico, che sono gli stessi sintomi che vengono curati dal rimedio nel soggetto malato.

Una delle differenze più significative tra la medicina convenzionale e l’omeopatia è che per il rimedio omeopatico non esiste l’indicazione terapeutica, che da un punto di vista pratico si riflette nell’assenza del foglio illustrativo contenente istruzioni sulle applicazioni cliniche del rimedio. Come è stato esposto nel capitolo sui proving omeopatici, un solo rimedio può provocare nel soggetto sano numerosi sintomi coinvolgendo l’intero organismo a livello sia fisico sia psichico. Di conseguenza lo stesso rimedio può essere utilizzato per la cura degli stessi sintomi. Infatti, il modo di agire dei farmaci convenzionali e dei rimedi omeopatici è fondamentalmente diverso. Lo stesso rimedio può curare nello stesso paziente vari sintomi o patologie, dove apparentemente non esiste nessun nesso tra di loro (ad esempio: cefalea legata alle mestruazioni, stitichezza, insonnia da stress lavorativo) oppure curare sintomi o patologie differenti in pazienti diversi. Ugualmente, non necessariamente lo stesso rimedio cura la stessa patologia in pazienti diversi, ad esempio il rimedio efficace per la cefalea in un paziente può risultare totalmente inefficace in un altro con stesso tipo di cefalea, per il fatto che il rimedio non combacia con gli altri sintomi e le caratteristiche del paziente. Conoscendo la capacità del rimedio omeopatico di produrre una malattia artificiale nel soggetto sano (patogenesi), Hahnemann spiegò il meccanismo d’azione così: nel soggetto malato il rimedio scelto correttamente in base al principio del simile agisce nella stessa maniera, producendo dei sintomi che sono molto simili a quelli accusati dal paziente; si sovrappone quindi ai sintomi della malattia annullandoli. Per fare questo il rimedio deve avere la stessa forza dei sintomi presenti o essere leggermente più forte. Questo fatto riesce a spiegare il cosiddetto aggravamento omeopatico, che spesso si osserva nella fase iniziale del trattamento e che consiste in un temporaneo peggioramento dei sintomi del paziente. In un tale caso, essendo il rimedio leggermente più forte della malattia il paziente accusa i sintomi prodotti dal rimedio. Conseguentemente il rimedio, sostituendosi alla malattia, l’annulla e, esaurendo progressivamente il proprio effetto, i sintomi scompaiono. La spiegazione del meccanismo d’azione del rimedio omeopatico fornita da Hahnemann e illustrato dettagliatamente nel suo Organon dell’arte del guarire è ovviamente di natura ipotetico-empirica.

Come descritto nel capitolo sulla preparazione dei rimedi, in omeopatia si usano farmaci altamente diluiti. È un dato di fatto che una diluizione 30 CH o 200 CH, che ha subìto un processo di diluizione 1:99 per 30 o 200 volte, non contiene praticamente più niente della sostanza originale (dose infinitesimale). L’esperienza dimostra che, malgrado l’elevatissima diluizione del principio attivo, l’effetto terapeutico rimane20. A questo proposito sono state enunciate diverse teorie, come quella della “memoria dell’acqua” che supponeva che durante il processo della dinamizzazione il solvente ricevesse un messaggio energetico dalla sostanza diluita; nessuna di queste però è riuscita a fornire un modello soddisfacente in termini scientifici. Per questo motivo allo stato attuale la scienza non permette ancora di spiegare il modo in cui agiscono le diluizioni infinitesimali.

L’omeopatia conferma, tramite l’esperienza dell’applicazione del rimedio, che le sostanze diluite, al di là dei limiti conosciuti della materia, hanno un’attività biologica o fisica svelabile, misurabile, riproducibile e specifica.

 

Tipi di omeopatia

Keywords: Omeopatia definizione, omeopatia classica, omeopatia unicista, omeopatia pluralista, omeopatia complessista, omotossicologia

Keypoint: L’omeopatia nasce come omeopatia unicista. Nel corso del tempo si sono sviluppati altri indirizzi omeopatici, come l’omeopatia pluralista, l’omeopatia complessista e l’omotossicologia, che hanno in comune con l’approccio classico l’utilizzo di sostanze che hanno subito il processo della dinamizzazione.

 

L’omeopatia nasce come omeopatia unicista. Nel corso del tempo si sono sviluppati altri indirizzi omeopatici, come l’omeopatia pluralista, l’omeopatia complessista e l’omotossicologia, che hanno in comune con l’approccio classico l’utilizzo di sostanze che hanno subito il processo di dinamizzazione. Vanno ben distinte le metodiche terapeutiche che non utilizzano sostanze dinamizzate, come la fitoterapia o la floriterapia di Bach, che spesso però vengono confuse con l’omeopatia.

L’omeopatia pluralista, pur utilizzando gli stessi rimedi unitari dell’omeopatia classica, non segue i suoi principi di prescrizione. Infatti vengono prescritti più rimedi unitari contemporaneamente anziché uno solo. I vari sintomi del paziente quindi non vengono interpretati come risultanza di uno solo stato patologico del paziente, curabile con la somministrazione di un rimedio unico, ma vengono trattati con più rimedi prescritti ognuno di loro per un sintomo specifico.

L’omeopatia complessista utilizza preparati composti da pochi fino a un numero considerevole di rimedi omeopatici con indicazioni analoghe a quelle della medicina ufficiale, come ad esempio preparati per la febbre, la tosse, le coliche infantili, ecc. È evidente che i rimedi complessi vengono prescritti per un dato sintomo o una patologia specifica e non sulle caratteristiche individuali del paziente. L’omeopatia complessista è spesso “la via d’ingresso” all’omeopatia, in quanto l’approccio sintomatico viene meglio compreso dai pazienti, che cercano un rimedio per il disturbo che presentano.

L'omotossicologia utilizza rimedi omeopatici unitari e più frequentemente rimedi omeopatici complessi, ma anche rimedi da acquisizioni farmacologiche più recenti come i substrati derivati da organi sani di suino, i catalizzatori intermedi, i chinoni e i vari principi immunostimolanti. Rappresenta una concezione innovativa dell'omeopatia, con proprie basi teoriche, metodologiche e terapeutiche, che è stata sviluppata a partire dagli anni '50 dal medico tedesco H. H. Reckeweg, studiando le possibilità terapeutiche di nuovi gruppi di farmaci sempre preparati in diluizioni omeopatiche21.

 

Effetti indesiderati e interazioni con farmaci

 

Keywords: Rimedi omeopatici effetti indesiderati, rimedi omeopatici tossicità, rimedi omeopatici interazioni farmacologiche

 

Keypoint: I rimedi omeopatici non sono tossici né hanno effetti collaterali dose-dipendenti. Un rimedio omeopatico prescritto non correttamente può però aver effetti negativi sul paziente che non sono da considerare fattore intrinseco del rimedio, ma evento dinamico specifico tra il rimedio in causa e il paziente.

I rimedi omeopatici non sono tossici né hanno effetti collaterali dose-dipendenti. Un rimedio omeopatico prescritto non correttamente può però aver effetti negativi sul paziente. Sono eventi rari, perché nella maggior parte dei casi un rimedio sbagliato non interagisce con il paziente. Nell’ipotesi peggiore può comportare una guarigione apparente con contemporaneo approfondimento del processo patologico (soppressione omeopatica) (ad esempio, un paziente affetto da dermatite dopo l’assunzione del rimedio osserva un miglioramento della situazione cutanea, sviluppa però difficoltà respiratoria). Per questo motivo in caso di patologie croniche il rimedio va prescritto esclusivamente da un medico esperto in omeopatia classica, in grado di porre correttamente diagnosi e di monitorare accuratamente l’azione del rimedio nel tempo. Una eventuale reazione negativa del rimedio omeopatico non è un fattore intrinseco del rimedio, ma un evento dinamico specifico tra il rimedio in causa e il paziente.

Attualmente non esistono segnalazioni su possibili interazioni tra rimedi omeopatici e farmaci. Siccome i rimedi omeopatici non presentano né tossicità chimica né effetti collaterali, non esistono delle controindicazioni a un trattamento omeopatico. In pazienti che presentano patologie croniche o che abitualmente assumono dei farmaci è comunque richiesto un attento monitoraggio della reazione clinica alla somministrazione del rimedio omeopatico, visto che, come sopra illustrato, non sono mai da escludere a priori delle reazioni indesiderate.

 

Applicazioni cliniche dell’omeopatia

 Keywords: Omeopatia indicazioni terapeutiche, rimedi omeopatici prescrizione, rimedi omeopatici efficacia terapeutica

 Keypoint: La prescrizione di un rimedio omeopatico, anche per legge, va fatta da un medico, possibilmente esperto in omeopatia, per garantire un inquadramento del paziente secondo i canoni sia della medicina convenzionale sia dell’omeopatia classica, e in grado di valutare correttamente la risposta terapeutica.

 

L’omeopatia classica può essere utilizzata praticamente in qualsiasi patologia acuta o cronica e in tanti casi può sostituirsi efficacemente alla prescrizione di farmaci di natura chimica. Va sempre tenuto presente che la prescrizione di un rimedio omeopatico, anche per legge, va fatta da un medico, possibilmente esperto in omeopatia, per garantire un inquadramento del paziente secondo i canoni sia della medicina convenzionale sia dell’omeopatia classica, e in grado di valutare correttamente la risposta terapeutica, decidendo se la terapia può essere esclusivamente di tipo omeopatico o se devono essere affiancati farmaci convenzionali. Nei pazienti affetti da patologie croniche va valutata attentamente la risposta terapeutica al rimedio prescritto per decidere in un secondo momento se ci possa essere una riduzione del dosaggio o la sospensione dei farmaci somministrati. Un chiaro vantaggio della terapia omeopatica nei confronti di quella convenzionale è rappresentato dall’assenza di possibili effetti indesiderati. Per questo motivo ogni riduzione del dosaggio o addirittura la sospensione dei farmaci prescritti, pur mantenendo lo stesso effetto terapeutico applicando la terapia omeopatica, va a favore del paziente. Viste però la complessità e la gravità di alcune patologie croniche è sempre richiesto un monitoraggio attento da parte del medico curante per controllare la continuità dell’efficacia terapeutica e per escludere reazioni non desiderate.

L’utilità dei rimedi omeopatici è dimostrata, tra le altre, nelle seguenti patologie: patologie di natura cronica con riacutizzazioni come le infezioni ricorrenti (tonsilliti, otiti, cistiti), allergie respiratorie, asma bronchiale, patologie gastrointestinali, patologie urinarie, ginecologiche e ostetriche, intolleranze e allergie alimentari, patologie reumatiche, dermatosi, cefalee, ipertensione, sindromi ansioso-depressive, ecc.

Il ruolo del farmacista

Un campo di applicazione interessante per il farmacista è quello delle malattie acute non complicate. Il farmacista è spesso il primo interlocutore quando si tratta di affrontare situazioni acute che per lo più rappresentano malattie legate alle stagioni, come l’influenza, la febbre, la tosse, la diarrea, ecc. Una valida alternativa alla prescrizione del farmaco convenzionale può essere il rimedio omeopatico. “L’omeopatia è lenta”, è una delle affermazioni erronee che spesso si sente dire sulla velocità curativa dei rimedi omeopatici. Un rimedio scelto accuratamente è spesso in grado di curare una malattia acuta negli stessi tempi del farmaco convenzionale, ad esempio una tonsillite trattata con antibiotici. In più rappresenta il vantaggio di non avere effetti indesiderati, come ad esempio l’allergia agli antibiotici, o effetti collaterali, che si traduce in un recupero più favorevole del paziente. Va ribadito il concetto che il rimedio omeopatico va scelto individualmente in base ai sintomi. Se nella medicina convenzionale l’equazione febbre => paracetamolo è corretta, questo non vale per l’omeopatia dove un ragionamento febbre => Belladonna non corrisponde ai principi del simile per la corretta prescrizione del rimedio: la Belladonna curerà la febbre solo se l’insieme dei sintomi indica la scelta di questo rimedio.

Nelle tabelle di seguito riportate (vedi Tabella 3-8) sono presentate le patologie acute più comuni con le caratteristiche dei rimedi più importanti per tali casi. Si sottolinea che, per motivi ovvi, le tabelle sono da considerarsi non complete, e che il farmacista può trovarsi davanti a casi che, per una corretta prescrizione, necessitano di un altro rimedio. Per un inquadramento mirato, veloce e corretto la Tabella 2 riporta le domande essenziali da porre al paziente con malattia acuta. Da un punto di vista pratico, senza voler dare delle indicazioni assolute, nelle malattie acute si possono utilizzare diluizioni medio-basse come la 6 CH o la MK da ripetere inizialmente ogni ora e meno frequentemente quando il paziente inizia a stare meglio. Se la sintomatologia è importante, ad esempio febbre alta o mal di gola forte, il rimedio può essere ripetuto più frequentemente, anche ogni 5-10 min. per 1-2 ore. In linea di massima si può affermare che più forte è la sintomatologia accusata dal paziente più frequentemente il rimedio omeopatico va somministrato. Come forma farmaceutica possono essere utilizzati i granuli o il rimedio in soluzione alcolica, 3 granuli rispettivamente 3 gocce sublinguale a ogni assunzione.

 Bibliografia

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  10. Reilly D.T., Taylor M.A., Potent placebo or potency? A proposed study model with initial findings using homeopathically prepared pollens in hayfever. British Homeopathic Journal, 1985.
  11. Reilly D.T., Taylor M.A., Mc Sharry C., Aitchison T.C., Is homeopathy a placebo response ? Controlled trial of homeopathic potency, with Pollen in hayfever as model. The Lancet, 1986.
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  20. Sukul NC, Sukul A. Farmacologia delle alte diluizioni. Editore Salus Infirmorum.
  21. Reckeweg HH. Omotossicologia: prospettiva per una sintesi della medicina. Guna Editore.
  22. Lodispoto A. Repertorio di terapia clinica omeopatica. Editore tecniche nuove.
  23. Vannier L. L’omeopatia nelle malattie acute. Fratelli Palombi Editori.

 

 

 

Quesiti

1. Secondo una indagine Doxa gli italiani che utilizzano i rimedi omeopatici sono circa:

a. 6 milioni

b. 9 milioni

c. 11 milioni

d. 15 milioni

 

2. L’omeopatia è nata in Germania circa:

a. 100 anni fa

b. 150 anni fa

c. 200 anni fa

d. 250 anni fa

 

3. Cos’è il proving omeopatico o sperimentazione del rimedio omeopatico?

a. la sperimentazione di un rimedio omeopatico su soggetti sani

b. la sperimentazione di un rimedio omeopatico su soggetti malati

c. lo studio clinico di un rimedio per una determinata patologia

d. non esiste una sperimentazione dei rimedi omeopatici

 

4. I rimedi omeopatici sono di origine:

a. esclusivamente vegetale

b. esclusivamente minerale

c. vegetale e minerale

d. vegetale, minerale e animale

 

5. La prescrizione del rimedio omeopatico viene effettuata:

a. sul sintomo principale del paziente

b. sull’insieme dei sintomi fisici del paziente

c. sullo stato d’animo del paziente

d. sull’insieme dei sintomi fisici e psichici del paziente

 

6. L’omeopatia classica viene anche chiamata:

a. omotossicologia

b. omeopatia pluralista

c. omeopatia unicista

d. omeopatia complessi sta

 

7. Seguendo i principi dell’omeopatia classica si prescrive a un paziente in una determinata situazione:

a. un rimedio solo

b. un rimedio omeopatico per ogni sintomo del paziente

c. una preparazione contenente un insieme di rimedi omeopatici con l’indicazione che corrisponde alla sintomatologia del paziente

d. o un solo rimedio unitario o un rimedio complesso

 

8. Quale delle seguenti terapie NON utilizza sostanze dinamizzate?

a. omeopatia unicista

b. floriterapia di Bach

c. omeopatia pluralista

d. omeopatia complessista

 

9. Quale delle seguenti affermazioni NON corrisponde a verità?

a. attualmente non esistono segnalazioni su possibili interazioni tra rimedi omeopatici e farmaci

b. i rimedi omeopatici agiscono lentamente

c. il rimedio omeopatico non ha una specifica indicazione terapeutica

d. il rimedio omeopatico non è del tutto innocuo, ad esempio può sopprimere dei sintomi peggiorando la situazione del paziente

 

10. Per una corretta assunzione del rimedio omeopatico è importante:

a. che il rimedio non venga toccato con le mani

b. che il cavo orale debba essere pulito

c. che vengano evitati caffè, alcol e fumo, almeno un’ora prima e un’ora dopo l’assunzione del rimedio

d. tutte le risposte indicate

 

11. Una mamma si presenta in farmacia chiedendo un rimedio omeopatico per il suo bimbo di 11 mesi che ogni volta che mette un dentino soffre di diarrea con arrossamento del sederino. Quando sta per spuntare un dente il bimbo diventa particolarmente irritabile e rabbioso e vuole stare costantemente in braccio e essere cullato. Quale potrebbe essere il rimedio più indicato in questo caso?

a. Pulsatilla

b. Chamomilla

c. China rubra

d. Colocynthis

 

12. Una mamma si presenta in farmacia chiedendo un rimedio omeopatico per la tosse della sua bimba di 5 anni. La tosse è secca di notte e si aggrava dopo 10-15 minuti dopo essersi coricata a letto. Di giorno la tosse è catarrale con un espettorato giallo e migliora all’aria aperta. La madre nota che la bambina è particolarmente piagnucolona e desiderosa di coccole. Quale potrebbe essere il rimedio più indicato in questo caso?

a. Mercurius solubilis

b. Pulsatilla

c. Belladonna

d. Drosera

 

13. Un paziente di 42 anni si presenta in farmacia chiedendo un rimedio per l’influenza. Riferisce di sentire le ossa tutte rotte, un peso sullo stomaco, febbre con brividi che sente sulla schiena e il desiderio di stare sotto le coperte. Nonostante ciò ha tanta sete di acqua fredda. Quale potrebbe essere il rimedio più indicato in questo caso?

a. Aconitum

b. Belladonna

c. Gelsemium

d. Eupatorium perfoliatum