2004-04
Le epatiti A e B
Responsabili scientifici: Kristen Hom, Pharm.D, Pharmacy Manager, Sav-ON, La Mirada, CA; Eddy Pak, Pharm.D, Assistant Professor of Clinical Pharmacy University of Southern California School of Pharmacy; Mark A. Gill, Pharm.D, Professor of Clinical Pharmacy University Of Southern California School of Pharmacy Los Angeles, CA
Obiettivi formativi:
Fornire al lettore una panoramica delle conoscenze attuali sull’epatite A e B.
Al termine del corso il farmacista dovrebbe essere in grado di:
- illustrare i modi di trasmissione dell’epatite
- identificare i pazienti a rischio di epatite
- differenziare i farmaci utilizzati per il trattamento dell’epatite A da quelli per l’epatite B
- descrivere i limiti delle strategie terapeutiche per l’epatite
- conoscere i vaccini utilizzati per la prevenzione dell’epatite A e B
Sono stati identificati almeno sei virus dell’epatite, A, B, C, D, E, G. In questo corso verranno discusse le prime 2 forme. L’organo bersaglio di tutti i virus è il fegato, nonostante le strutture virali, il modo di replicazione e il decorso delle malattie siano diversi. I virus dell’epatite A e B sono i più conosciuti e diffusi. È importante che gli operatori sanitari conoscano i virus dell’epatite, non solo per la loro diffusione universale, ma anche perché i tassi di morbilità e mortalità associati a questi agenti patogeni sono significativamente elevati.
Il virus dell’epatite A
Il virus dell’epatite A (HAV, Hepatitis A Virus) è privo di involucro, ha un diametro di 25-28 nanometri (nm) e un genoma costituito da una molecola di RNA lineare a catena singola (vedi Figura 1)1,2,3. Originariamente era stato classificato tra gli Enterovirus, ma dal 1991 è stato sottoclassificato come virus prototipo del nuovo genere degli Hepatovirus4,5. L’HAV è abbastanza resistente al caldo e al freddo, il che spiega le epidemie provocate dall’ingestione di cibi surgelati contaminati6. Il virus resiste anche ai detergenti e all’acido e può sopravvivere per molti mesi sia in acqua salata che in acqua dolce3.
Tabella 1
Confronto tra le epatiti A, B
|
Epatite A |
Epatite B |
Tipo di virus |
RNA a singolo filamento |
DNA a doppio filamento |
Trasmissione |
Fecale |
Tramite il sangue e altri liquidi organici |
Periodo di incubazione (giorni) |
15-50 (media 28) |
45-160 (media 120) |
Cronicità |
Nessuna |
Adulti 5%-10% Bambini 25%-50% Neonati 90% |
Immunoprofilassi |
Vaccino e immunoglobuline |
Vaccino e immunoglobuline |
Popolazioni degli Stati Uniti maggiormente colpite |
Bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni |
Giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 39 anni |
Protezione con immunoglobuline |
Sì |
Sì |
Trattamento dell’epatite cronica |
Non applicabile |
Interferone alfa, lamivudina |
Fonte: riferimenti bibliografici 2,7.
L’epatite A
Epidemiologia: l’epatite A è la forma più diffusa. La Tabella 1 contiene un raffronto diretto tra le epatiti A e B2,7. L’HAV in genere si diffonde attraverso il circuito oro-fecale. Il potere infettivo è particolarmente accentuato all’inizio della sintomatologia, ma tende a declinare rapidamente. Le acque infette sono un’importante via di trasmissione, così come l’ingestione di frutti di mare crudi provenienti da acque contaminate. I luoghi affollati e la scarsa igiene favoriscono la diffusione dell’HAV8. La Tabella 2 elenca i fattori di rischio8,9. Il virus dell’epatite A provoca una malattia acuta e autolimitante e non vi sono portatori cronici10. L’incidenza dell’infezione da HAV è particolarmente elevata nelle regioni in via di sviluppo di Africa, Asia e America Latina (vedi Figura 2 per la distribuzione geografica)5,11. Nei paesi del terzo mondo, la malattia colpisce soprattutto i bambini e si manifesta in forma di un’infezione subclinica senza ittero conclamato. Successivamente, compaiono gli anticorpi specifici che garantiscono l’immunizzazione nei confronti di future infezioni4. Il rischio di contrarre l’epatite è particolarmente elevato negli adulti non immuni che si recano in aree ad alta endemicità della malattia2.
Tabella 2
I fattori di rischio di epatite
Epatite A
Luoghi affollati e scarsa igiene
Contatti familiari
Frequenza di scuole, caserme, ospedali, istituzioni
Viaggi in paesi a endemicità di HAV elevata o moderata
Contatti omosessuali
Epatite B
Abuso di sostanze per via endovenosa
Personale sanitario
Trasfusione di derivati del sangue
Trapianto di organi
Emodialisi
Rapporti sessuali
Punture percutanee (tatuaggi o body piercing)
Figli nati da madri infette
Pazienti istituzionalizzati
Persone che vivono o viaggiano in Asia, Africa o Medio Oriente
Fonte: riferimenti bibliografici 8,9.
Patogenesi: una volta entrato nell’organismo, il virus dell’epatite A raggiunge il fegato, organo bersaglio unico delle lesioni. La replicazione genomica avviene nel citoplasma dell’epatocito infetto. Il virus viene successivamente trasportato fino all’intestino attraverso l’albero biliare ed è presente nel materiale fecale 1-2 settimane prima dell’inizio della malattia (Figura 3)3,5,12. I meccanismi immunitari cellulo-mediati favoriscono la necrosi12.
Tabella 3
I marcatori immunologici dell’epatite
Virus
Terminologia
Definizione
Significato
Epatite A
HAV
Virus dell’epatite A
Virus prototipo del genere Hepatovirus. Agente eziologico dell’epatite infettiva
Anti-HAV
Anticorpi totali contro l‘HAV (IgG e IgM)
Presenti all’inizio dei sintomi. Indicano un’infezione in atto o pregressa con il virus HAV. I test rilevano le IgA e le IgM negli stadi iniziali della malattia e successivamente le IgG
IgM anti-HAV
Anticorpi di classe IgM anti-HAV
Indicano un’epatite A acuta in atto o recente. In genere persistono per 4-6 mesi dopo l’infezione
Epatite B
HBV
Virus dell’epatite B
Un Hepadnavirus. Agente eziologico dell’epatite sierica (incubazione prolungata)
HBsAg
Antigene di superficie dell’HBV
Il paziente è infettivo per via sessuale e tramite l’esposizione al sangue. Indica un’epatite B acuta o cronica
HBeAg
Antigene “e” dell’HBV
È associato alla replicazione virale attiva. Indica un’epatite acuta o cronica in atto
HBcAg
Antigene del core dell’HBV
Viene rilevato dall’immunofluorescenza nel nucleo degli epatociti infetti
Anti-HBs
Anticorpi totali contro l’HBsAg
Indicano l’immunità acquisita con la malattia o la vaccinazione. Proteggono dalla malattia e si correlano alla sua risoluzione
Anti-HBc
Anticorpi totali contro l’HBcAg (IgG e IgM)
Indicano che il paziente è stato infettato in passato dal virus HBV
Anti-HBe
Anticorpi totali contro l’HBeAg
Suggeriscono la soppressione della replicazione virale dell’epatite B
Anti-HBc di classe IgM
Anticorpi di classe IgM contro l’HBcAg.
Indicano un’infezione recente con HBV. Positivi per 4-6 mesi dopo l’infezione
Fonte: riferimento bibliografico 8.
Immunità: prima della comparsa dei sintomi si osserva una precoce risposta anticorpale, con lo sviluppo di anticorpi di classe IgM. In caso di un’infezione acuta, gli anticorpi IgG persistono indefinitamente nel siero, garantendo l’immunizzazione nei confronti di future infezioni2. I marcatori immunologici delle epatiti A, B sono elencati nella Tabella 38. Vedi Figura 4 per l’andamento sierologico dell’infezione con decorso tipico11.
Foto di pag. 3
A sinistra = Capsidi del virus dell’epatite B
A destra = Virioni del virus dell’epatite A (particelle di Dane)
Aspetti clinici dell’epatite A
Manifestazioni cliniche: i sintomi dell’epatite A sembrano provocati da un danno epatico immuno-mediato analogamente a quanto accade per l’epatite B. I bambini infetti sono spesso asintomatici o manifestano una malattia meno grave rispetto a quella degli adulti. Queste infezioni subcliniche conferiscono l’immunità contro future infezioni4. I sintomi insorgono 14-40 giorni dopo l’esposizione2. L’esame obiettivo può evidenziare un fegato ingrossato o dolente4. L’ittero compare in 2 adulti su 3 e in 1-2 bambini su 10. La sintomatologia clinica tende a scomparire durante il periodo itterico3. La Tabella 4 elenca i sintomi più comuni1,2,9. La maggior parte dei casi è autolimitante e la quasi totalità dei pazienti guarisce completamente. L’epatite fulminante è rara e la sua incidenza si attesta a 1-3 casi ogni 1.000, in questi rari casi con una percentuale di mortalità pari all’80%3.
Figura 1
Diagramma della struttura del virus dell’epatite A
Il capside proteico è costituito da quattro polipeptidi virali, da VP1 a VP4. Il capside contiene una molecola di RNA a catena singola di polarità positiva, con una proteina virale genomica, detta VPg, sul terminale 5’.
Fonte: riferimento bibliografico 2,3.
Unità strutturale del capside VP1, VP2, VP3, VP4
Capside
ssRNA (7478 basi)
VPg
Diagnosi sierologica: il test sierologico più affidabile per diagnosticare l’epatite A si basa sulla dimostrazione di anticorpi anti-HAV di classe IgM durante la fase acuta della malattia3. Gli anticorpi IgM sono presenti per 3-6 mesi, mentre quelli IgG persistono indefinitamente nel siero dopo l’infezione, il che significa che un campione sierologico positivo per gli anticorpi IgG non è indicativo di un’infezione recente.
Tabella 4
Caratteristiche cliniche dell’epatite
Ittero/occhi di colore giallastro
Malessere/affaticamento
Dolori addominali al quadrante superiore destro
Anoressia (perdita dell’appetito)
Nausea e vomito intermittenti
Urine scure
Feci chiare
Febbre/brividi
Mialgia/artralgia
Fonte: riferimenti bibliografici 1,2,9.
Profilassi: l’immunizzazione passiva si ottiene con la somministrazione intramuscolare di immunoglobuline (IG, gammaglobuline). Nelle persone a rischio di infezione si deve preferire il vaccino per l’epatite A. Le immunoglobuline non sono più raccomandate per la profilassi di routine dei viaggiatori che si recano in zone di alta endemicità per l’epatite A, ma possono essere indicate nei pazienti immunocompromessi se la loro risposta anticorpale al vaccino è insufficiente. Ai soggetti non vaccinati si somministrano prima dell’esposizione o entro due settimane dal contatto sospetto, all’inizio del periodo di incubazione. Le immunoglobuline possono rivelarsi inefficaci se vengono iniettate dopo 2 settimane dall’esposizione. I punti di inoculazione di scelta sono il deltoide o il gluteo. Un’unica dose intramuscolare (im) da 0,02 ml/kg protegge per 3 mesi, mentre l’effetto profilattico della dose da 0,06 ml/kg dura circa 5 mesi9.
L’immunizzazione attiva nei pazienti a rischio viene garantita dalla vaccinazione pre-esposizione. In commercio si trovano cinque vaccini con virus inattivato (Avaxim, Epaxal Berna, Havrix, Nothav, Vaqta). Due di essi, l’Havrix e il Vaqta, di cui esistono formulazioni pediatriche e per adulti, possono essere somministrati ai bambini piccoli rispettivamente a partire dai 5 mesi e dai 2 anni di età. Entrambi garantiscono una protezione a lungo termine per almeno 10 anni13. I vaccini vengono inoculati per via intramuscolare nella regione deltoidea e, nei bambini piccoli, nella regione antero-laterale della coscia (vedi le Tabelle 5 e 6 per la posologia9). I viaggiatori che si recano in aree ad alta endemicità devono farsi somministrare la prima dose almeno 2 settimane prima della partenza14.
Trattamento: a differenza dell’ epatite B, non esiste un trattamento specifico per l’epatite A. Nella maggior parte dei casi non è necessario il ricovero in ospedale. La terapia di sostegno prevede il riposo, la sospensione di ogni attività fisica intensa e l’astensione dall’alcol. Nella maggioranza dei pazienti si osserva una guarigione clinica e biochimica completa entro 3-6 mesi dall’esordio della malattia5.
Figura 2
La distribuzione geografica dell’infezione da virus dell’epatite A
Prevalenza di anti-HAV
Rosso = alta
Gialla = intermedia
Verde = bassa
Arancione = molto bassa
Fonte. Riferimento bibliografico 11
Il virus dell’epatite B
Struttura: il virus dell’epatite B (HBV, Hepatitis B Virus) è un virus con DNA a doppio filamento e previsto di involucro che appartiene alla famiglia delle Hepadnaviridae (vedi Figura 5)2,7. È una particella sferica di 42 nm, con un core nucleocapsidico di 27 nm di diametro e un involucro esterno lipoproteico spesso 7 nm. Il core nucleocapsidico contiene il DNA circolare, la proteina DNA-polimerasi, l’antigene del core del virus dell’epatite B (HBcAg) e l’antigene “e” (HBeAg). L’HBcAg è una proteina strutturale che contiene il DNA virale, mentre l’HBeAg è una proteina non strutturale che serve come marcatore della replicazione virale attiva. L’involucro esterno lipoproteico contiene l’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg), le componenti lipidiche e i carboidrati12.
Il ciclo di replicazione: la replicazione delvirus dell’epatite B avviene negli epatociti. Dopo l’ingresso nella cellula, si attua il completamento della struttura a doppio filamento del genoma virale. Utilizzando questo DNA come stampo, viene prodotto un RNA-messaggero (mRNA), che è leggermente più lungo del DNA usato come stampo. Una ridondanza terminale, localizzata sull’mRNA, innesca la trascrizione inversa da parte della proteina DNA-polimerasi. A seguito della trascrizione inversa, la prima catena di HBV-DNA diventa circolare e produce una catena di DNA incompleta ( vedi Figura 6)3,4.
Figura 3
Il percorso e la diffusione del virus dell’epatite A nell’organismo
Acquisizione orale, attraversamento dell’intestino, sangue, fegato, bile, feci
Fonte: riferimento bibliografico 3.
Figura 4
Andamento sierologico di un’infezione da virus dell’epatite A con decorso tipico
Asse delle ascisse = mesi dopo l’esposizione
Asse delle ordinate = titolo
Nel grafico:
Sintomi
Anti-HAV totali
ALT
HAV fecale
IgM anti-HAV
Fonte: riferimento bibliografico 11.
L’epatite B
Epidemiologia: si pensa che nel mondo vi siano almeno 350 milioni di persone (circa il 5% della popolazione mondiale) infettate dal virus dell’epatite B15. La Figura 7 mostra la distribuzione geografica dell’HBV11. Circa un quarto dei portatori sviluppa una malattia epatica grave causata dall’infezione da HBV, fra cui insufficienza epatica, cirrosi e carcinoma epatico. Le infezioni da HBV potenzialmente fatali spesso richiedono un trapianto di fegato. L’incidenza del carcinoma epatico è aumentata negli ultimi due decenni ed è probabile che questa tendenza al rialzo continui, almeno fino a quando non si riuscirà a controllare la prevalenza delle epatiti B e C16. In Europa e in Nord America la via di trasmissione più comune sono i rapporti sessuali17. Negli Stati Uniti, almeno la metà delle infezioni è sessualmente trasmessa2. Le percentuali di portatori sono più elevate in alcune popolazioni, come i detenuti, i senza tetto e i residenti in istituti di cura a lungo termine18. Si è inoltre scoperto che negli Stati Uniti le infezioni da HBV e HCV sono diffuse soprattutto tra i soggetti di sesso maschile e gli afro-americani18. Essendo un virus di origine ematica, l’HBV si trasmette facilmente con lo scambio di siringhe20. La probabilità per operatori sanitari di contrarre l’HBV e l’HCV tramite lesioni da ago in ambiente sanitario è pari, rispettivamente, al 30% e al 3%20. Lo screening dei donatori di sangue diminuisce il rischio post-transfusionale di epatite.
La trasmissione perinatale (o verticale) da madre a figlio è un'altra via di infezione di notevole importanza21. Ogni anno negli Stati Uniti nascono circa 20.000 bambini da madri positive all’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg). Queste donne possono avere la malattia in fase acuta o essere portatrici croniche che hanno superato lo stadio acuto e trasportano ancora il virus senza anticorpi. Entrambe le categorie sono contagiose e in assenza della vaccinazione l’epatite si può trasmettere al neonato durante il periodo perinatale22.
Patogenesi e patologia: la principale fonte di infezione virale è il sangue, ma il virus dell’epatite B si trova anche nella maggior parte dei liquidi e delle secrezioni organiche, come lo sperma, la saliva, il latte materno e il liquido amniotico. Il rischio più elevato di contagio con l’HBV è associato all’immissione di sangue infetto nel torrente circolatorio (è sufficiente una piccola quantità).
Le risposte infiammatorie e immunitarie dell’organismo sono responsabili sia dei sintomi che della risoluzione dell’infezione da HBV. Si pensa che gli interferoni diano inizio alla risposta, potenziando l’espressione dell’antigene verso i linfociti citotossici. Una compromissione dei linfociti T si associa all’infezione cronica. Il rash e l’artrite negli stadi iniziali della malattia dipendono da immunocomplessi tra HBsAg e anti-HBsAg3.
Tabella 5
Dosi raccomandate per il vaccino anti-epatite A Havrix
Gruppo |
Età |
Dose (U.E.) |
Volume |
Numero di dosi |
Schedula vaccinale* |
Bambini e adolescenti |
5 mesi - 15 anni |
720 |
0,5 ml |
2 |
0, 6-12 |
Adolescenti e adulti |
≥16 anni |
1.440 |
1,0 ml |
2 |
0, 6-12 |
* mesi: il mese 0 rappresenta il momento di somministrazione della prima dose, i numeri successivi indicano i mesi dopo la dose iniziale.
Fonte: riferimento bibliografico 9.
Tabella 6
Dosi raccomandate di vaccino anti-epatite A VAQTA
Gruppo |
Età |
Dose (U.E.) |
Volume |
Numero di dosi |
Schedula vaccinale* |
Bambini e adolescenti |
2-17 anni |
25 |
0,5 ml |
2 |
0,6-18 |
Adulti |
≥18 anni |
50 |
1,0 ml |
2 |
0,6-18 |
* mesi: il mese 0 rappresenta il momento di somministrazione della 1a dose, mentre i numeri successivi indicano i mesi dopo la dose iniziale.
Antigenemia e immunità: l’andamento sierologico di un’infezione acuta da HBV con decorso tipico è rappresentato nella Figura 8, mentre quello dell’infezione cronica è descritto nella Figura 911.
Figura 5
Diagramma della struttura del virus dell’epatite B
Antigene di superficie dell’HBV
DNA polimerasi
DNA (prevalentemente a doppio filamento)
Core e antigene “e”
Proteina chinasi
La particella da 42 nm, detta “particella di Dane”, è il virus dell’epatite B. Le particelle da 22 nm sono le forme dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HBsAg, antigene di superficie dell’HBV ) o rivestimento proteico.
Fonte: riferimenti bibliografici 2,3.
Figura 6
Ciclo di replicazione del virus dell’epatite B
Genoma con DNA parzialmente a doppio filamento
Involucro di HBsAg, Core, Virione
Core
Completamento del DNA a doppio filamento
Nucleo
Trascrizione
Trasduzione
Trascrizione inversa
RNA
(-) DNA
Core
Citoplasma
(+) DNA
(-) DNA
Genoma con DNA parzialmente a doppio filamento
L’epatite B
Manifestazioni cliniche: l’epatite B è un’infezione virale che può dar luogo a una malattia acuta o cronica. Le manifestazioni cliniche dell’epatite B sono molto simili a quelle delle altre epatiti virali acute, ma i sintomi sono più gravi e prolungati di quelli dell’epatite A2.
Analogamente a quanto accade nell’epatite A, l’infezione acuta è asintomatica o meno grave nei bambini. Il periodo di incubazione è molto lungo e varia dai 45 ai 160 giorni. In circa l’1% dei pazienti itterici può comparire un’epatite fulminante con esito fatale. I sintomi gravi, come l’ascite e le emorragie, indicano un danno epatico grave3.
Dopo una malattia iniziale lieve, le forme croniche si manifestano nel 5%-10% delle infezioni da HBV3. I neonati e i pazienti immunocompromessi hanno un rischio più elevato di epatite cronica2. Alcune forme croniche si scoprono solo rilevando tassi elevati di enzimi epatici sierici. Le epatiti B e C croniche possono causare un danno epatico progressivo, con conseguente cirrosi, riduzione della funzione epatica e carcinoma epatocellulare. Le caratteristiche istologiche includono la necrosi, l’infiammazione e la fibrosi che progredisce verso la cirrosi23.
La diagnosi sierologica: l’HBsAg è la proteina HBV-correlata più abbondante. La sua presenza nel siero indica che il paziente è stato infettato dal virus HBV, che ha causato un’infezione acuta o cronica. Eccezion fatta per alcuni casi rari, l’HBeAg è presente solo nei soggetti con HBV-DNA sierico circolante. La presenza del DNA del virus nel siero indica che la replicazione virale è attiva. L’infezione è cronica se HBsAg persiste per oltre 6 mesi, mentre è acuta se l’epatite e l’antigenemia di superficie sono presenti da meno di un semestre4.
Vi sono alcuni test supplementari che aiutano a differenziare le infezioni acute da quelle croniche. L’enzima epatico aminotransferasi sierica, noto anche come AST, ha un’attività elevata (>200 UI/ml) nelle infezioni acute da HBV4. Inoltre, vi sono spesso gli anticorpi della classe IgM diretti contro l’antigene del core di HBV (anti-HBcAg), la cui presenza è utile per distinguere le infezioni croniche da quelle acute. L’anti-HBs (anticorpo contro l’HBsAg) è un anticorpo protettivo e neutralizzante che in genere indica la guarigione e l’immunità contro nuove infezioni2.
Figura 7
La distribuzione geografica dell’epatite B cronica
Prevalenza di HBsAg
≥8% alta
2%-7% intermedia
<2% bassa
Fonte: riferimento bibliografico 2.
Prevenzione: l’immunizzazione passiva si ottiene somministrando prima dell’esposizione le immunoglobuline specifiche per l’epatite B (HBIG). I soggetti candidati alla profilassi con HBIG appartengono alle categorie a rischio e quindi dovrebbero essere vaccinati. Le immunoglobuline normali (IG) contengono bassi titoli di anti-HB e sono raccomandate solo in caso non sia disponibile HBIG9.
L’immunizzazione attiva è garantita dai vaccini ricombinanti (i vaccini plasmaderivati non sono più in commercio). In Italia la vaccinazione anti-epatite B fa parte delle vaccinazioni obbligatorie. È buona norma che il medico controlli la documentazione vaccinale, su cui dovrebbero essere riportate le date delle dosi già inoculate24.
In Italia si trovano in commercio tre vaccini per l’epatite B (Engerix, Hbvaxpro, Recombivax). La schedula vaccinale con i relativi dosaggi dell’Engerix-B e del Recombivax HB è specificata nella Tabella 79,25.
La dose di Recombivax HB è stata standardizzata a 5 mcg per i bambini dalla nascita fino ai 15 anni, indipendentemente dallo stato sierologico della madre nei confronti dell’antigene di superficie dell’HBV. (In passato si raccomandavano dosi pediatriche da 2,5 mcg/0,5 ml di Recombivax HB ai neonati con madri HBsAg-negative e ai bambini di età 25. Si pensa che bambini già vaccinati con dosi da 2,5 mcg di Recombivax HB siano adeguatamente immunizzati e quindi non è necessario procedere ad ulteriori richiami26. I bambini che hanno iniziato con il dosaggio da 2,5 mcg possono completare la serie vaccinale con una dose da 2,5 mcg o da 5,0 mcg. Tutti i nuovi pazienti compresi nel range di età 0-15 anni devono essere vaccinati con dosi da 5.0 mcg9.
Anche il vaccino Engerix B ha una dose standard da 10 mcg per tutti i bambini dalla nascita ai 15 anni26. I due vaccini anti-epatite B (Recombivax HB e Engerix B) sono intercambiabili, a patto di rispettare le dosi raccomandate dai produttori25. Non è necessario ricominciare la serie vaccinale se gli intervalli fra le dosi sono più lunghi del previsto27. I vaccini anti-epatite B vanno conservati in frigorifero, senza congelarli9.
Tabella 7
Le dosi raccomandate per la vaccinazione anti-epatite B
Gruppo |
Dose di Recombivax HB (ml)*,** |
Dose di Engerix B (ml)*,** |
Neonati, bambini e adolescenti 0-15 anni |
5 mcg (0,5) |
10 mcg (0,5) |
Adolescenti e adulti ≥ 16 anni |
10 mcg (1,0) |
20 mcg (1,0) |
Pazienti dializzati o altri soggetti immunocompromessi |
40 mcg † (1,0) |
40 mcg †† (2,0) |
*schedula di immunizzazione primaria standard: 3 dosi a 0, 1 e 6 mesi.
** schedula di immunizzazione primaria alternativa: 4 dosi a 0, 1, 2 e 12 mesi.
† formulazione speciale per i dializzati.
† † due dosi da 1,0 ml inoculate nello stesso sito, da somministrare a 0, 1, 2 e 6 mesi.
Fonte: riferimenti bibliografici 9,25.
Figura 8
L’andamento sierologico dell’infezione acuta da HBV con decorso tipico
Asse delle ascisse = settimane post-esposizione
Asse delle ordinate = titolo
Nella figura:
Sintomi
HBeAg, anti-HBe
Anti-HBc totali
HBsAg
IgM anti-HBc
Anti-HBs
Fonte: riferimento bibliografico 11.
Il National Screening Committee raccomanda a tutti i centri prenatali di includere lo screening per l’epatite B nei programmi di controllo standard21. I bambini nati da madri HBsAg-positive dovrebbero ricevere la serie vaccinale, con l’aggiunta di 0.5 ml di HBIG, entro 12 ore dalla nascita in siti di inoculazione diversi25.
In Italia si trova in commercio un vaccino bivalente anti-epatite A e anti-epatite B (Twinrix). Questo vaccino esiste in una formulazione pediatrica, indicata nei bambini e adolescenti da 1 a 15 anni di età, e in una formulazione per adulti, indicata per adolescenti e adulti a partire dai 16 anni. Il ciclo standard di vaccinazione primaria consiste di tre dosi ai mesi 0,1 e 6. In circostanze eccezionali, in adulti, quando la partenza per un viaggio viene anticipata entro un mese o più dall’inizio del ciclo di vaccinazione, e non è disponibile sufficiente tempo per completare il ciclo standard, può essere adoperata una schedula alternativa che prevede tre somministrazioni a 0, 7 e 21 giorni. In tal caso è raccomandata la somministrazione di una quarta dose 12 mesi dopo la prima.
Il Procomvax è un vaccino bivalente anti-epatite B (5 mcg) e anti-Haemophilus influenzae di tipo B (7,5 mcg) particolarmente utile per evitare le iniezioni multiple nei soggetti che hanno bisogno di entrambi gli antigeni. La combinazione garantisce una copertura vaccinale tempestiva e riduce il numero di visite mediche, favorendo così un contenimento dei costi28. Il vaccino è indicato nei bambini di età compresa tra 6 settimane e 15 mesi. I bambini nati da madri HBsAg negative devono essere vaccinati con tre somministrazioni da 0,5 ml preferibilmente all’età di 2, 4 e 12-15 mesi. I bambini che ricevono una somministrazione di vaccino anti-epatite B alla nascita o poco dopo, possono ugualmente essere vaccinati secondo la schedula 2, 4 e 12-15 mesi di età. Il vaccino è controindicato nei neonati di età inferiore a 6 settimane. Questa restrizione è motivata dalla possibile soppressione della risposta immunitaria alla componente HiB9.
Figura 9
L’andamento sierologico dell’infezione cronica da HBV con decorso tipico
Asse delle ascisse = settimane post-esposizione
Asse delle ordinate = titolo
Nel grafico:
Acuta (6 mesi), cronica (anni)
HBeAg, anti-HBe
HBsAg
anti-HBc totali
Anni
IgM anti-HBc
Fonte: riferimento bibliografico 11.
L'Italia, come Stato membro dell'OMS, ha aderito al programma EPI (Programma Esteso di Immunizzazione) e ne segue le raccomandazioni, che prevedono il controllo delle malattie infettive attraverso strategie e calendari vaccinali modulati sulla base delle situazioni epidemiologiche e sanitarie dei diversi Paesi. In Italia, nell'età evolutiva, è raccomandata l'esecuzione di vaccinazioni per prevenire le seguenti malattie: difterite e tetano, polio, epatite virale B, morbillo, parotite e rosolia, infezioni da Haemophilus influenzae B, pertosse. Le vaccinazioni antidifterica-tetanica, antipolio, anti-epatite B sono obbligatorie per legge nel nostro Paese. Il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, stabilendo come target operativo, per un adeguato controllo delle malattie bersaglio, una copertura vaccinale pari ad almeno il 95% per tutte le vaccinazioni sopra elencate, ha inteso rafforzare il concetto di vaccini utili ed efficaci e, pertanto, raccomandati per tutti, a prescindere dal diverso status legale delle vaccinazioni.
Per stimare l’attuale proporzione di bambini vaccinati entro il secondo anno di vita, l’Istituto Superiore di Sanità ha coordinato l’indagine ICONA, effettuata da tutte le Regioni e le Province Autonome. I risultati di ICONA 2003, ottenuti intervistando a casa un campione rappresentativo di 4.602 famiglie, mostrano che la percentuale media nazionale di bambini tra i 12 e i 24 mesi vaccinati contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, ed epatite B varia dal 95 al 96%, la percentuale di vaccinati contro l’Hib è pari all’87%, mentre quella per morbillo, rosolia e parotite è pari al 77%.
I farmacisti possono contribuire tramite un’adeguata informazione sui vaccini alla realizzazione del target operativo del Piano Sanitario Nazionale.
Inoltre possono contribuire alla profilassi e al controllo delle malattie sessualmente trasmesse. In effetti, si trovano nella posizione ideale per consigliare i pazienti sull’importanza e sull’uso corretto dei preservativi e di altri metodi di prevenzione. È importante che i farmacisti conoscano l’epidemiologia delle STD (Sexually Transmitted Disease) e l’uso dei farmaci in commercio30.
Trattamento: fino a poco tempo fa, l’unico farmaco approvato dalla FDA per l’epatite B cronica era l’interferone alfa-2b, che è efficace nel 25%-35% dei pazienti15. L’interferone alfa agisce riducendo la replicazione virale, con conseguente normalizzazione dell’enzima epatico alanina transaminasi, noto anche come ALT, e aumento della clearance dell’antigene “e” e dell’antigene di superficie dell’epatite B31,32. La Tabella 8 descrive il trattamento dell’epatite B33,34.
È stato dimostrato che il trattamento con l’interferone alfa ha un’efficacia a lungo termine più marcata nell’epatite B che in quella C. La clearance della viremia e il miglioramento delle concentrazioni sieriche di ALT si osservano più frequentemente nell’epatite cronica B che nell’epatite cronica C. Di conseguenza, la percentuale di recidive è maggiore nelle infezioni da HCV che in quelle da HBV10,36,37.
La lamivudina, un analogo nucleosidico orale, è stata recentemente approvata dalla FDA per l’epatite B cronica. La sua efficacia contro l’epatite B è stata scoperta in studi su pazienti HIV-positivi co-infettati dal virus HBV. Dopo essere stata metabolizzata intracellularmente in lamivudina trifosfato, la molecola può inibire sia la DNA-polimerasi del virus dell’epatite B, sia la trascrittasi inversa dell’HIV4,33,34. L’azione inibente della lamivudina nei confronti della replicazione virale impedisce la reinfezione delle cellule normali (vedi Figura 10). Dopo un anno di trattamento con la lamivudina, nell’80% circa dei pazienti i livelli di HBV-DNA diminuiscono di 100 volte38. Tuttavia, il DNA covalente con core circolare persiste negli epatociti anche dopo l’interruzione della replicazione, il che significa che è sempre possibile una riattivazione38.
Tabella 8
Il trattamento dell’epatite B
Farmaco |
Via di somministrazione |
Dosaggio |
Effetti collaterali |
Interferone alfa-2b |
Intramuscolare o sottocutanea |
30-35 milioni UI/settimana, in dosi da 5 milioni/die o 10 milioni 3 volte/settimana per 16 settimane |
“sindrome similinfluenzale” con febbre, brividi, dolori muscolari e articolari, stanchezza e astenia. Gli effetti a lungo termine sono caduta dei capelli, irritabilità, depressione, disturbi del sonno. Circa l’1% dei pazienti sviluppa malattie della tiroide |
Lamivudina |
Orale (compresse o soluzione orale) |
100 mg 1 volta/die per gli adulti |
Cefalea, malessere, soppressione del midollo osseo, neuropatia, tassi elevati di amilasi sierica |
Fonte: riferimenti bibliografici 33,34.
Negli studi a lungo termine è stata osservata una forma mutante e resistente di HBV in una minoranza di pazienti39,40. Nonostante ciò, il trattamento con l’analogo nucleosidico riduce la fibrosi epatica e la progressione verso la cirrosi nella maggior parte dei casi23.
La monosomministrazione quotidiana è possibile perché il principio attivo ha una biodisponibilità orale molto elevata e un’emivita plasmatica relativamente lunga di 5-7 ore33. Nei pazienti con disturbi renali è necessario procedere ad aggiustamenti posologici. La durata ottimale del trattamento non è ancora stata definita e lo stesso vale per i profili di efficacia e sicurezza delle terapie di durata superiore a 12 mesi34.
La lamivudina può causare alcune reazioni potenzialmente fatali, fra cui acidosi lattica, epatomegalia grave e pancreatite. È necessario monitorare i pazienti tramite l’esame obiettivo e indagini di laboratorio per identificare queste complicanze. Per esempio, nei soggetti in trattamento con la lamivudina è opportuno misurare periodicamente gli enzimi epatici (AST o ALT) e gli enzimi pancreatici sierici (a intervalli di 1-3 mesi). Inoltre, è bene controllare l’eventuale presenza di dolori addominali, soprattutto se peggiorano nel periodo postprandiale.
Dopo la sospensione della lamivudina, in molti malati il DNA virale torna rapidamente ai livelli pretrattamento8,10. È importante sottoporre i pazienti al test per l’HIV prima di iniziare la terapia con la lamivudina per l’epatite B, al fine di evitare una monoterapia inadeguata e un dosaggio subterapeutico per l’HIV, favorendo involontariamente lo sviluppo del fenomeno della farmacoresistenza15 virale.
Figura 10
Descrizione del meccanismo d’azione della lamivudina
Nucleo
Lamivudina
Lamivudina monofosfato
Lamivudina difosfato
Lamivudina trifosfato
HBV-DNA polimerasi
HBV
Citoplasma
Membrana cellulare
Conclusione
La messa a punto dei vaccini contro l’epatite A e B costituisce certamente una tappa importante per la lotta a queste infezioni. La miglior conoscenza della virologia molecolare dei virus e delle risposte alla loro azione permetterà di prevenire e curare sempre più efficacemente le epatiti virali.
IN SINTESI
Esistono almeno sei virus dell’epatite, A, B, C, D, E, G. L’organo bersaglio di tutti i virus è il fegato, nonostante le strutture virali, il modo di replicazione e il decorso delle malattie siano diversi. I virus dell’epatite A e B sono i più conosciuti e diffusi.
Epatite A
Epidemiologia: l’epatite A (HAV) è la forma più diffusa e si diffonde attraverso il circuito oro-fecale. Le acque infette sono un’importante via di trasmissione, così come l’ingestione di frutti di mare crudi provenienti da acque contaminate. L’incidenza dell’infezione da HAV è particolarmente elevata nei paesi in via di sviluppo.
Patogenesi: una volta entrato nell’organismo, il virus dell’epatite A raggiunge il fegato, organo bersaglio unico delle lesioni.
Aspetti clinici: prima della comparsa dei sintomi si osserva una precoce risposta anticorpale, con lo sviluppo di anticorpi di classe IgM. I sintomi insorgono 14-40 giorni dopo l’esposizione. L’esame obiettivo può evidenziare un fegato ingrossato o dolente. L’ittero compare in 2 adulti su 3 e in 1-2 bambini su 10. La sintomatologia clinica tende a scomparire durante il periodo itterico. Il test sierologico più affidabile per diagnosticare l’epatite A si basa sulla dimostrazione di anticorpi anti-HAV di classe IgM durante la fase acuta della malattia. Gli anticorpi IgM sono presenti per 3-6 mesi, mentre quelli IgG persistono indefinitamente nel siero dopo l’infezione.
Profilassi: l’immunizzazione passiva si ottiene con la somministrazione intramuscolare di immunoglobuline (IG, gammaglobuline); un’unica dose intramuscolare da 0.02 ml/kg protegge per 3 mesi, mentre l’effetto profilattico della dose da 0.06 ml/kg dura circa 5 mesi. L’immunizzazione attiva nei pazienti a rischio viene garantita dalla vaccinazione pre-esposizione. In commercio si trovano i vaccini anti-epatite A con virus inattivato che si possono somministrare a partire dai 5 mesi di età.
Trattamento: non esiste un trattamento specifico per l’epatite A. La terapia di sostegno prevede il riposo, la sospensione di ogni attività fisica intensa e l’astensione dall’alcol. Nella maggioranza dei casi si osserva una guarigione clinica e biochimica completa entro 3-6 mesi dall’esordio della malattia.
Epatite B
Epidemiologia: si pensa che nel mondo vi siano almeno 350 milioni di persone (circa il 5% della popolazione mondiale) infettate dal virus dell’epatite B. In Europa e in Nord America la via di trasmissione più comune sono i rapporti sessuali. l’HBV si trasmette facilmente con lo scambio di siringhe. La trasmissione perinatale (o verticale) da madre a figlio è un'altra via di infezione di notevole importanza.
Patogenesi e patologia: la principale fonte di infezione virale è il sangue, ma il virus dell’epatite B si trova anche nella maggior parte dei liquidi e delle secrezioni organiche, come lo sperma, la saliva, il latte materno e il liquido amniotico. Il rischio più elevato di contagio con l’HBV è associato all’immissione di sangue infetto nel torrente circolatorio (è sufficiente una piccola quantità).
Aspetti clinici: Le manifestazioni cliniche dell’epatite B sono molto simili a quelle delle altre epatiti virali acute, ma i sintomi sono più gravi e prolungati di quelli dell’epatite A. Dopo una malattia iniziale lieve, le forme croniche si manifestano nel 5%-10% delle infezioni da HBV. L’HBsAg è la proteina HBV-correlata più abbondante. La sua presenza nel siero indica che il paziente è stato infettato dal virus HBV, che ha causato un’infezione acuta o cronica.
Profilassi: l’immunizzazione passiva si ottiene somministrando prima dell’esposizione l’immunoglobulina per l’epatite B (HBIG). L’immunizzazione attiva è garantita dai vaccini ricombinanti. In Italia la vaccinazione anti-epatite B fa parte delle vaccinazioni obbligatorie. I due vaccini anti-epatite B in commercio sono intercambiabili, a patto di rispettare le dosi raccomandate dai produttori.
Trattamento: fino a poco tempo fa, l’unico farmaco approvato dalla FDA per l’epatite B cronica era l’interferone alfa-2b, che è efficace nel 25%-35% dei pazienti. L’interferone alfa agisce riducendo la replicazione virale, con conseguente normalizzazione dell’enzima epatico alanina transaminasi, noto anche come ALT, e aumento della clearance dell’antigene “e” e dell’antigene di superficie dell’epatite B.
Ruolo del farmacista
I farmacisti possono contribuire sia alla diffusione dei vaccini, sia all’adozione di sistemi per identificare i gruppi da sottoporre all’attenzione dei servizi di vaccinazione.
Siti Internet
http://www.aasld.org
Sito dell’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) dove sono pubblicate informazioni sulle attività di ricerca dell' Associazione e sulle linee guida.
http://www.easl.ch
Sito della European Association for the Study of the Liver (EASL) dove si possono reperire informazioni sulle attività di ricerca, sui meeting annuali e sulla rivista dell' Associazione (The Journal of Hepatology).
http://www.gastroepatonet.org
GastroEpatoNet è la nuova Rete della gastroenterologia italiana, offre alle unità operative di gastroenterologia un'infrastruttura per l'attività di ricerca clinico-epidemiologica e di base.
http://www.vh.org/Providers/Textbooks/LiverPathology/Text/AtlasLiverPathology.html
Atlas of liver pathology
Atlante dedicato alle patologie epatiche curato dal Dipartimento di Anatomia Patologica dell’Università dell’Iowa.
http://www.cdc.gov/ncidod/diseases/hepatitis
La sezione Hepatitis del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), curata dal National Center for Infectious Diseases, è dedicata alle epatiti; oltre a informazioni di tipo generale, il sito offre all’utente la possibilità di accedere alle linee guida pubblicate dalle principali istituzioni governative americane.
http://www.fegato.com
Sito web contenente informazioni di tipo divulgativo sulla epatologia. Schede particolarmente curate presentano le principali malattie riguardanti il fegato.
http://www.who.int/health-topics/en/
La sezione Hepatitis del sito dell’OMS è dedicata alle epatiti B e C. Si possono ottenere informazioni sulla malattia, sulle vaccinazioni e su dati epidemiologici.
https://www.aasld.org/eweb/DynamicPage.aspx?Site=AASLD3&WebKey=0ec30b12-5f13-413b-85ea-793bee8b0fef
Su questo sito sono disponibili le linee guida prodotte dalla American Association for the Study of Liver Diseases.
http://www.aigo.org/newportal/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=97&i=1
Sito dell’Associazione Italiana Gastroenterologi e Endoscopisti Digestivi Ospedalieri illustra le linee guida prodotte dalla AIGO in collaborazione con altre associazioni mediche italiane.
Bibliografia
Articoli in italiano
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Merck Manual - Versione Italiana - Malattie del fegato e delle vie biliari
Versione italiana del noto manuale Merck (edizione 1999). La sezione è dedicata alle malattie del fegato e delle vie biliari.
http://www.msd-italia.com/altre/manuale/sez04/index.html
Articoli in inglese
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QUESTIONARIO
- I surgelati contaminati con il virus dell’epatite A hanno il seguente effetto:
- uccidono il virus e prevengono la trasmissione
- non uccidono una quantità di virus sufficientemente alta e quindi il contagio resta possibile
- non sappiamo se il freddo ha un effetto sul virus
- bollire e surgelare sono operazioni che servono ad uccidere il virus, ma il congelamento è più efficace
- Il rischio di contrarre il virus dell’epatite A è particolarmente elevato in una delle seguenti aree geografiche:
- in Nord America
- in Europa
- in Africa
- nell’ex Unione Sovietica
- L’infezione da HAV è frequente soprattutto in una delle seguenti popolazioni:
- i bambini
- gli adolescenti
- gli adulti
- gli anziani
- Nel gruppo di età più frequentemente infettato dall’HAV (vedi domanda 3) la malattia ha le seguenti caratteristiche:
- è conclamata, con sintomi come l’ittero
- è subclinica e generalmente senza ittero
- è fatale
- è associata a una co-infezione con l’epatite D
- Dopo il suo ingresso nel torrente circolatorio, il virus dell’epatite A infetta e danneggia:
- tutti gli organi con cui entra in contatto
- tutti gli organi, con l’eccezione del cervello
- solo il fegato
- il fegato e i reni
- La comparsa nel paziente di una risposta immunitaria con le IgG contro il virus dell’epatite A:
- indica che si è instaurata un’immunità permanente che esclude le infezioni future
- è solo un marcatore dell’infezione (cioè ha solo un’utilità diagnostica)
- indica l’infezione cronica con il virus
- non permette di trarre alcuna conclusione
- L’immunità permanente contro le reinfezioni con il virus dell’epatite A è:
- evidente solo con la somministrazione del vaccino
- evidente solo in presenza di ittero
- evidente solo se al paziente vengono somministrate dosi iniettabili di immunoglobuline sieriche
- evidente anche se il paziente non mostra segni e sintomi di infezione
- In genere, un’iniezione intramuscolare di immunoglobuline sieriche protegge dall’epatite A per:
- 2-6 settimane
- 3-5 mesi
- 1 anno
- 5 anni
- Il sito di inoculazione adatto per la somministrazione del vaccino anti-epatite A in un bambino è:
- il gluteo
- qualsiasi vena sufficientemente grande
- il muscolo deltoide
- il muscolo pettorale
10. Le infezioni attive da HAV si trattano con:
- la lamivudina
- l’interferone
- la ribavirina
- la terapia di sostegno e il riposo
11. Tra le possibili complicanze dell’infezione con il virus HBV si annoverano:
- l’insufficienza epatica
- la cirrosi
- il carcinoma epatico
- a, b e c
12. In Europa e negli Stati Uniti il virus dell’epatite B si trasmette soprattutto:
- tramite l’abuso di sostanze per endovena
- per via sessuale
- per via trasfusionale
- per via alimentare
13. Il rischio di contagio per gli operatori sanitari che si pungono con un ago
entrato in contatto con un paziente affetto da epatite B è pari al:
- 3%
- 30%
- 70%
- 90%
14. Il liquido organico che più facilmente trasmette l’epatite B è:
- il sangue
- le feci
- la saliva
- l’urina
15. Una difesa naturale contro l’infezione da HBV è:
- l’interferone endogeno
- l’interferone esogeno
- a e b
- né a, né b, né c
16. La sintomatologia associata alle epatiti A e B:
- è sostanzialmente simile
- abbastanza diversa (per esempio, l’ittero è presente solo nell’infezione da HBV)
- totalmente diversa
- simile ai sintomi dell’infezione da HIV
17. Indicate quali virus provocano un’infezione che può progredire verso la
cirrosi:
- l’HAV
- l’HBV
- l’HCV
- l’HBV e l’HCV
18. In caso un bambino venga sottoposto alla vaccinazione anti-epatite B:
- è buona norma non somministrare altri vaccini per almeno 24 ore
- è possibile somministrare contemporaneamente altri vaccini, fra cui quello
contro l’Haemophilus influenzae
- il farmacista deve controllare l’eventuale presenza di allergie all’uovo
- né a, né b, né c
19. La lamivudina:
- è attiva contro l’epatite B
- è attiva contro l’epatite A
- è attiva contro il virus HIV
- a e c
20. Utilizzando la lamivudina:
- è possibile che dopo la sua sospensione riprenda la replicazione virale
- possono insorgere complicanze, fra cui il broncospasmo
- bisogna ricordare che la dose per l’epatite non è attiva contro il virus HIV
- a e c